Cinque anni fa è entrato nel nostro campionato in punta di piedi, a Vibo Valentia, dove settimana dopo settimana abbiamo capito quanto Barthélémy Chinenyeze si sarebbe affermato. La consacrazione si è avuta a Milano, poi dall’anno scorso il momento della verità con la maglia della Cucine Lube Civitanova. Con la squadra marchigiana il fortissimo centrale francese vuole rimediare ad alcuni momenti in cui quella corazzata, di cui lui è uno dei perni, non ha offerto ciò che tutti si aspettavano:
“Una stagione che a tratti non è andata benissimo, ad eccezione della Supercoppa, nella quale siamo arrivati in finale e abbiamo perso 3-2 dopo una bella battaglia. Per il resto è vero, ci siamo guardati negli occhi e ci siamo detti che in alcune partite non siamo stati in grado di esprimere il nostro meglio. Abbiamo perso partite senza entrare in campo e giocare, o quantomeno lottare. Detto questo e assumendosi le proprie responsabilità, non è un disastro, ma possiamo certamente fare meglio“.
Alle volte sembra essere mancata l’energia giusta per affrontare certi momenti.
“Sì, con qualche avversario si è andati in campo scarichi, o con un atteggiamento nel quale, al primo momento di crisi, siamo spariti completamente dalla gara. Ciò nonostante ci teniamo la qualificazione ai quarti di Champions, attendendo la nostra avversaria tra Zaksa e Halkbank (mercoledì 7 febbraio la gara di ritorno, n.d.r.), e poi c’è da pensare a come affrontare la seconda parte del campionato“.
Champions e campionato restano due obiettivi della Lube?
“Ora dobbiamo pensare una partita alla volta. Non voglio vedere al di là del presente, ossia della singola giornata. La cosa più importante è ritrovare il gioco che sappiamo di poter offrire ai nostri tifosi. Lo dobbiamo a noi stessi. Se dovessi davvero guardare al medio termine, mi sento di dire che rimanere nelle prime quattro è l’obiettivo principale, per ciò che riguarda il campionato. Anche perché la posizione in regular season rappresenta un valore aggiunto per le eventuali gare da giocare in casa“.
Per ora si può dire che Trento e Perugia abbiano fatto un altro campionato?
“Trento e Perugia, nel loro percorso di crescita e in campionato, sono certamente molto avanti. Dal canto nostro, ci siamo lasciati sfuggire delle occasioni, perdendo punti in alcune gare nelle quali potevamo chiudere a nostro favore con il punteggio pieno. Penso alle gare contro Catania e Milano, dove abbiamo avuto delle fasi di black out importanti, e questo negli scontri decisivi, o semplicemente nel proseguimento del campionato, cercheremo di non farlo più accadere“.
Sulle montagne russe lei si è trovato anche con la nazionale francese. Come se ne viene fuori?
“Tre anni fa siamo stati capaci di vincere le Olimpiadi di Tokyo e di uscire agli ottavi di finale negli Europei di poche settimane dopo. Quindi sì, ho toccato il cielo con i miei fratelli della nazionale, e poi sono arrivato anche all’inferno. Come se ne viene fuori? Alla fine devi essere bravo a resettare tutto, guardando avanti e cercando di combattere nell’impegno successivo. Sai di avere delle carte da giocarti e devi cercare di utilizzarle tutte al massimo. Non devi mai fare affidamento, parlo anche del campionato italiano, sugli errori degli altri, quanto sulle capacità che hai tu come squadra per distinguerti“.
Cinque stagioni in Italia. Mi sembra che ormai Barthélémy si sia molto integrato.
“Sì, sto molto bene in Italia. Ho veramente vissuto in parti del vostro paese diversissime tra loro. Penso al fatto di aver cominciato all’estremo sud con Vibo Valentia, poi Milano e infine ora nelle Marche. Posti, culture, modi di vivere la pallavolo diversissimi. Per quello che riguarda Civitanova sto benissimo qui. Ho il mare, il buon cibo, la Lube è una società ottima per chi fa il mio lavoro. Sono contento“.
Non ci lascerà proprio sul più bello, Barthélémy?
“(ride, n.d.r.) Sto bene qui in Italia, non mi chieda altro, e non si preoccupi di già. Mi piace molto giocare questo campionato, dico sul serio“.
Con i suoi amici, quasi una famiglia, della nazionale, parlo spesso della sfida tra Francia e Italia. Mi dica quanto la sente?
“La sento, la sento, è inevitabile”.
Potrebbe ritrovarsi ancora davanti l’amico Porro, il compagno di squadra Anzani. Una guerra o una partita come le altre, ora che conosce così bene molti di loro?
“C’è sempre stata una battaglia, perché la sentiamo tutti. Una volta tornati nel club assieme, c’è uno sfottò divertente con gli avversari, ma niente di più. Si scherza e si torna a giocare assieme. È il bello della pallavolo“.
di Roberto Zucca