Alla presentazione della stagione delle nazionali tutti i riflettori sono su di lui: il ritorno di Julio Velasco sulla panchina di una nazionale fa notizia di per sé, figuriamoci poi se avviene nell’anno delle Olimpiadi di Parigi. Un appuntamento che non lascia indifferente neanche il CT con più esperienza di tutti: “Mi emozionerò comunque, anche se non ci arriviamo, nel senso che sarò depresso… – scherza Velasco – ma sì, quando inizia la manifestazione più importante dell’anno con una nazionale nuova ci si emoziona sempre, è un’avventura straordinaria. Io sono convinto che ci arriveremo, anche se è difficile fare calcoli per via del meccanismo di qualificazione molto complesso. Ho fiducia sia nella squadra, sia nel fatto che abbiamo molti punti nel ranking, grazie ai risultati ottenuti in passato“.
Sul cervellotico meccanismo del ranking FIVB il CT aggiunge: “Sono quasi delle scommesse, se hai meno possibilità di vincere prendi più punti, se ne hai di più prendi meno punti… è complessissimo, lasciamo perdere. Bisogna solo andare lì e vincere tutte le partite che si possono. Anche perché, di questo non ne parliamo mai abbastanza, la VNL è l’unica competizione che le nazionali potranno giocare prima delle Olimpiadi. A Tokyo secondo me è stato fatto un errore clamoroso, portando alla VNL due squadre diverse da quelle che poi non hanno partecipato ai Giochi. Anche se questa squadra gioca da tempo insieme, hanno passato tutto l’inverno separate, e ora devono giocare, vivere i momenti della partita per prepararsi all’evento più importante. Quindi, a partire dalla seconda tappa in Cina, parteciperemo con la squadra più completa possibile. Io spero anche di arrivare alle finali, perché sono convinto che è meglio essere un po’ più stanchi, facendo però esperienza nelle partite che contano, che essere più riposati senza fare quest’esperienza“.
Dopo aver premesso in conferenza che non avrebbe più risposto a domande su Egonu e Antropova, l’allenatore della nazionale spiega anche il perché: “In un programma tv si diceva che è naturale che a un essere umano piacciano polemiche e notizie negative, per prepararsi meglio ai brutti momenti. Sarà anche vero, ma io non permetterò che per tutta l’estate si giri intorno ai nomi di nessuna giocatrice, perché questo non fa bene alla squadra. Poi capisco benissimo i giornalisti, però io devo gestire la squadra: ognuno fa il suo lavoro: se voi mi fate la domanda io non vi rispondo. Tutti parliamo di gioco di squadra, però poi il gioco di squadra lo fanno pochissimi, si pensa ai personaggi. Sono io stesso un personaggio, ma lo lascio da parte: io i social non ce li ho e lotterò come un leone contro tutto questo. Noi siamo la nazionale italiana, chi giocherà e come giocherà sono affari miei, e dopo semmai mi chiederete perché ha giocato una o l’altra, ma la risposta sarà sempre la stessa: perché era quello che conveniva alla squadra in quel momento“.
Nonostante tutto, però, Velasco non ha intenzione di proibire l’utilizzo dei social network durante l’estate: “Io non vieto niente alle giocatrici, tranne di allenarsi male. Intanto perché non c’è niente che piaccia a un ragazzo più che fregare chi vieta le cose… è come il monologo di Scurati sulla Rai, nessuno gli ha fatto un regalo più grande di chi non l’ha lasciato parlare, così invece che in 300mila l’hanno visto in 50 milioni. Queste cose non servono con le giovani. Io darò consigli come farebbe un padre, consiglierò loro di non guardare troppo i social: vietarlo sarebbe anticostituzionale, hanno il diritto di fare quello che vogliono“.
“Consiglierò anche – continua Velasco – di non lasciarsi mettere sotto pressione da nessuna opinione pubblica, compresi i familiari, o gli amici, che non essendo sportivi d’élite non capiscono quanto male fa la domanda: ‘Allora, la vinciamo l’Olimpiade’? Non c’è niente di più difficile nello sport che l’obbligo di vincere, guardate cosa hanno fatto campioni come Novak Djokovic a Tokyo 2020, o Sergej Bubka a Barcellona 1992. Sappiamo che le aspettative sono quelle, ma se ne parliamo tutti i giorni non fa bene. Poi è chiaro, se fossi giornalista anch’io farei quella domanda, ma siccome sono allenatore cerco di fare quello che è meglio per le ragazze“.
di Eugenio Peralta