Nello sport, così come nella vita, il talento non basta se non supportato dalla giusta mentalità, necessariamente diretta ad accettare i propri limiti ed indispensabile per superarli e migliorarsi giorno dopo giorno. Determinazione, lavoro e grande spirito di sacrificio sono quindi gli elementi essenziali nella scalata verso la crescita ed il successo. E questi input di certo non sono mancati nel percorso di Isabella Bergmark, centrale statunitense che tra qualche mese farà il suo esordio oltreoceano con le francesi del Vandoeuvre Nancy.
Raggiunta in esclusiva dai nostri microfoni, Bergmark ci ha raccontato le aspettative per il nuovo capitolo della sua carriera soffermandosi, inoltre, sul suo percorso e sugli obiettivi per il futuro.
Bella, per cominciare presentati ai nostri lettori raccontando qualcosa di te e della tua storia.
“Sono una ragazza originaria di San Francisco (California) e sono cresciuta principalmente con mia sorella e mia madre. Amo arricchire la mia vita con tante esperienze e dedicarmi alla mia crescita fisica, mentale e spirituale. Mi considero un’eterna studentessa perché mi piace imparare cose nuove e scoprire nuovi hobby, come il DJing, la danza, la videografia con i droni, ecc.“.
Arrivi da una famiglia di donne forti. Quanto è stata importante per te la figura di tua madre? Qual è il miglior insegnamento che ti ha trasmesso?
“Mia madre ha dovuto dividersi per più di vent’anni tra il ruolo di mamma single di due ragazze e quello di capitano dei Vigili del Fuoco di San Francisco. È stata la roccia della nostra famiglia in alcuni momenti molto complicati. Le sono grata perché mi ha insegnato quanto è bello l’amore tra madre e figlia, e perché ha sempre creduto in me e nelle mie idee folli. Una delle convinzioni più importanti che mi ha trasmesso è quella che sono capace di qualsiasi cosa“.
Gli sport più popolari a San Francisco sono il football, il baseball, il basket e l’hockey su ghiaccio. Dunque, com’è nata la tua passione per la pallavolo?
“Il primo sport che ho praticato quando ero piccola è stato il calcio, anche se finivo sempre per sedermi in un angolo a fare collane di margherite. Così, dopo aver provato anche il cheerleading, la ginnastica, il lacrosse e il basket, ho deciso di passare alla pallavolo scoprendo che per essere un’undicenne avevo buone doti nel salto. A dire la verità, all’inizio giocavo a pallavolo perché mi era stato detto di farlo; però, quando alcuni allenatori mi hanno fatto capire che avevo un sacco di potenziale, il mio atteggiamento nei confronti di questo sport è cambiato. Credo che sentire la fiducia di qualcuno possa essere una spinta molto potente. In quel momento il volley per me è stato anche un mezzo per poter accedere al college ma, una volta che mi hanno fatto conoscere meglio gli aspetti tecnici e tattici, ho iniziato a vedere questo sport quasi come se fosse il gioco degli scacchi. Il cambio di prospettiva che mi ha portato a diventare una ‘studentessa del gioco’ e a imparare nuovi modi per vincere è ciò che mi ha fatto appassionare definitivamente alla pallavolo“.
Com’è stato il tuo percorso nel campionato collegiale americano?
“Il mio percorso in NCAA è partito dalla University of California di Berkeley, che ho frequentato per quattro anni, due dei quali da redshirt e uno condizionato dal Covid. A seguito della pandemia abbiamo affrontato numerose avversità e questo ci ha portato a vivere due stagioni molto difficili. Così, dopo aver conseguito la laurea, sono entrata nel ‘transfer portal’ con la speranza di andare in un posto dove avrei potuto esprimere tutto il mio potenziale. Alla fine, è arrivata la chiamata di Texas e lì ho subito vinto un campionato nazionale giocando insieme ai migliori talenti del paese. Sia durante sia dopo quell’annata ho sofferto di un forte burnout e sono stata molto vicina ad abbandonare del tutto il volley. Tuttavia, dopo aver riflettuto a lungo e modificato le mie priorità, ho riscoperto la gioia di fare questo sport. Sono tornata dall’off-season con un animo grato e una mentalità aperta. E qualche mese fa abbiamo centrato l’obiettivo del secondo titolo. Sono davvero felice di aver concluso la mia carriera universitaria vincendo un altro campionato nazionale“.
Come descriveresti la mentalità che ha permesso alle Texas Longhorns di vincere due campionati nazionali di NCAA Division I consecutivi?
“Una delle cose più importanti che ho imparato facendo parte di una squadra da titolo è che non esiste una regola standard per vincere. Il gruppo che ha vinto nel 2022 non era uguale a quello del 2023: le giocatrici erano diverse, così come i punti di forza e i difetti. Inoltre, le due squadre hanno avuto record molto differenti: nel 2022 avevamo perso solo una partita, mentre nel 2023 i passi falsi sono stati di più. L’elemento di somiglianza è che entrambe le squadre hanno lottato e combattuto fino alla fine, giocando sempre con cuore, tenacia e perseveranza mentale“.
Invece com’è andata la tua prima avventura da professionista con le Pinkin de Corozal nel campionato portoricano?
“Mi è piaciuta la mia esperienza a Porto Rico. Ho apprezzato il cibo, la gente, i balli locali, la musica, le spiagge e tutto il resto. Sono davvero grata di aver trovato un club così accogliente e di aver avuto la sensazione che noi giocatrici straniere fossimo perfettamente integrate all’interno della squadra. Inoltre, ho imparato a conoscere nuovi stili di gioco e a comunicare in situazioni di forte stress con persone dal background culturale differente“.
Il prossimo passo della tua carriera sarà con il Vandoeuvre Nancy in Francia. Come mai questa scelta?
“Il motivo principale è legato alla volontà di giocare in un campionato competitivo. Inoltre, volevo provare l’esperienza di vivere in Francia e conoscere meglio la cultura di questo paese. Ho scelto Nancy perché mi piace la filosofia dell’allenatore e ritengo che sia l’ambiente ideale per continuare a crescere sia come giocatrice sia come persona“.
Quali sono le tue aspettative per la stagione 2024-2025? Dove può arrivare il Vandoeuvre Nancy?
“I nostri obiettivi per la stagione 2024-2025 sono di arrivare nelle posizioni di vertice del campionato francese e di affermarci in Europa. Per me la cosa più importante è fare tutto il possibile per aiutare la squadra a raggiungere il massimo del suo potenziale sotto ogni aspetto“.
Se dovessi descriverti come giocatrice a chi magari non ti ha mai visto giocare, come lo faresti?
“Mi descriverei come una centrale fisica e dinamica che ha una buona visione del gioco. Dal punto di vista emotivo sono molto equilibrata e cerco di essere una fonte di ‘energia calma’ per le mie compagne di squadra non solo nei momenti di forte stress ma anche quando si festeggia un grande punto“.
“Leap and the net will appear” (salta nel vuoto e la rete apparirà) è una frase del poeta John Burroughs molto significativa per te. In che modo ti ha ispirato?
“Sì, ‘Leap and the net will appear’ è una citazione a me molto cara. Spesso ho la sensazione che la gente non voglia correre rischi nella propria vita o fare uno sforzo in più quando deve investire su se stessa poiché teme delle conseguenze negative. Questa frase sottolinea come puoi – anzi dovresti – compiere un atto di fede e fare un salto nel buio perché, anche se non colpisci il bersaglio che stavi mirando, qualsiasi sofferenza sarà temporanea e in ogni caso ti porterà nella direzione in cui intendevi andare“.
Quali sono i tuoi sogni e obiettivi per il futuro, dentro e fuori dal campo?
“Il mio sogno è di giocare a pallavolo ai massimi livelli: voglio sfruttare le mie doti fisiche e la mia forza mentale per spingermi il più lontano possibile. Dal punto di vista personale, invece, mi piacerebbe avviare diverse attività commerciali e ad un certo punto della mia vita costruire una famiglia. Vorrei investire nel settore immobiliare e fare da mentore ad altri atleti aiutandoli a massimizzare le loro vite e a migliorare il loro rapporto con lo sport dopo aver sperimentato il burnout“.
Come accennavi all’inizio dell’intervista hai tanti hobby. Cosa ti piace fare quando non sei impegnata in palestra?
“Al di fuori della pallavolo mi piace fare la DJ, suonare la chitarra e il pianoforte, dedicarmi alla produzione musicale, imparare nuovi stili di danza (in particolare salsa e two-step), creare video con i droni, leggere e fare lunghi viaggi in auto nelle zone di campagna“.
Intervista di Alessandro Garotta