Bojana Milenkovic si racconta: l’esperienza in Turchia, la nazionale, le sfide della sua carriera

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Fernando Birri, incommensurabile regista argentino, nel corso di un incontro con alcuni studenti all’Universidad de Cartagena, nella bellissima città colombiana di Cartagena de Indias, diede probabilmente la miglior definizione circa l’utilità dell’utopia (in una risposta spesso ed erroneamente attribuita a Eduardo Galeano, anch’egli presente in quell’occasione). A cosa serviva, essendo collocata nell’orizzonte e, di conseguenza, non raggiungibile? “A camminare”. Sommando passi, percorrendo itinerari, pur non raggiungendo mai la linea tratteggiata tra il mare e il sole si ha la contestuale possibilità di macinare vita. Ecco, pur non potendo noi conoscere il suo obiettivo più utopico, Bojana Milenkovic di passi ne ha fatti tanti, a tal punto da poter – oggi – essere considerata una raccoglitrice di esperienze umane, con la pallavolo come combustibile per continuare questo viaggio multicolore che dalla Serbia l’ha portata in Italia, Kazakistan, Romania, Polonia, Ucraina e ora Turchia.

Entrata nel rettilineo finale della sua prima stagione in Sultanlar Ligi con il Nilufer Belediyespor Eker, la schiacciatrice originaria di Belgrado si è raccontata in esclusiva ai nostri microfoni.

Bojana, partiamo dalla tua stagione con il Nilufer. Come ti stai trovando a Bursa?

Questa è la mia prima esperienza nel campionato turco. Ero certa di potermi adattare facilmente e, alla fine, posso dire di essere soddisfatta di questa stagione, soprattutto per quanto riguarda il mio rendimento individuale. Inoltre, devo dire che la Turchia e Bursa sono posti bellissimi, il cibo è delizioso e le persone sono molto cordiali“.

Come riassumeresti il percorso del Nilufer fino a questo momento? Quali sono stati i momenti chiave della vostra stagione?

I momenti più importanti devono ancora arrivare, ma credo che abbiamo le carte in regola per raggiungere i nostri obiettivi. La squadra è molto giovane e inesperta, il che ci ha penalizzato un po’ in questa stagione; tuttavia, spero che il nostro campionato si concluda con un lieto fine“.

C’è qualcosa che avreste potuto fare meglio, soprattutto nella prima parte della stagione?

Sì, abbiamo perso alcune partite che avremmo dovuto vincere, e abbiamo vissuto diversi alti e bassi. Per questo motivo stiamo affrontando la seconda parte della stagione con grande serietà, poiché per noi ogni punto è fondamentale“.

Quali sono i vostri obiettivi e le vostre aspettative per le ultime partite della Sultanlar Ligi?

All’inizio della stagione, non sapevamo quale sarebbe stato il nostro obiettivo, ma ora è chiaro: centrare la salvezza e mantenere la categoria. Sono convinta che possiamo farcela“.

Come valuti il tuo rendimento e il contributo che stai dando alla tua squadra?

Sono soddisfatta delle mie prestazioni individuali, anche se preferisco che siano gli altri a esprimere il loro giudizio. In campo cerco sempre di assumermi responsabilità e aiutare le mie compagne il più possibile“.

Facciamo un passo indietro e parliamo della tua esperienza alle Olimpiadi di Parigi. Com’è stato partecipare a un torneo così importante?

Giocare per la propria nazionale è probabilmente il sogno di ogni atleta, e le Olimpiadi rappresentano il culmine di una carriera. Almeno, per me è stato così. Oggi posso dire di aver realizzato questi sogni. Sono estremamente felice di aver avuto l’opportunità di partecipare sia ai Giochi di Tokyo che a quelli di Parigi, tanto che ricordo ogni dettaglio di queste esperienze. È qualcosa di indescrivibile“.

Sei contenta per il ritorno di Zoran Terzic sulla panchina della nazionale serba? Stai già facendo un pensierino agli impegni dell’estate 2025?

Ogni anno, attendo con entusiasmo gli impegni con la nazionale: sono impaziente di affrontare nuove sfide! Quando ho saputo che Zoran Terzic sarebbe tornato, sono stata davvero molto felice. Mi manca lavorare con lui e sono certa che riprenderemo da dove ci eravamo fermati“.

In che modo le esperienze all’estero hanno contribuito alla tua crescita come persona e come giocatrice?

Sono felice di avere l’opportunità di vivere questo tipo di vita e di fare ciò che amo. Negli anni ho incontrato molte persone e alcune amicizie perdurano ancora oggi. Sono grata per tutto questo, così come per i numerosi viaggi che ho fatto in giro per il mondo. Le stagioni si susseguono, ma alla fine ciò che conta è il tipo di persona che sei, ciò che la gente ricorda di te e ciò che ti distingue come giocatrice“.

Nel 2018, poco dopo aver firmato con Scandicci, hai subito una rottura del legamento crociato del ginocchio sinistro. Com’è stato affrontare questo grave infortunio? Come ha influenzato la tua carriera negli anni successivi?

È stato il periodo più difficile della mia carriera: doloroso, lungo e noioso. Ho dovuto rimanere lontana dal campo per dieci mesi. Tuttavia, il sostegno della mia famiglia ha reso tutto più facile. Durante il recupero sono stata coraggiosa e tenace. Così, quando sono tornata, ero al livello che avevo raggiunto prima dell’infortunio; non penso che questo mi abbia fatto regredire. Dico sempre: ‘Chissà a cosa è servito’“.

Sei soddisfatta del tuo percorso pallavolistico finora? Hai qualche rimpianto o c’è qualcosa che cambieresti?

Sono orgogliosa di me stessa e grata di aver realizzato e di continuare a perseguire i miei sogni. Anche se non posso cambiare ciò che è già successo, posso correggere alcuni errori che commetto, perché si va sempre avanti e mai indietro“.

Quali sono i tuoi sogni per il futuro?

Per quanto riguarda la pallavolo, intendo proseguire su questa strada. Ho già realizzato la maggior parte dei miei sogni, ma vincere la medaglia d’oro alle Olimpiadi sarebbe il coronamento della mia carriera“.

Scorrendo le foto che pubblichi sulle tue pagine social, sembri una persona sempre gioiosa e sorridente. Puoi dirci due parole su di te, sul tuo carattere e sulla tua vita fuori dal campo?

Mi vedi sorridente e felice grazie alla mia famiglia e a una ristretta cerchia di amici. Di solito, non parlo tanto di me stessa, ma dal momento che me lo chiedi, mi fa piacere condividere alcune cose. Sono una persona positiva, che cerca sempre di vedere il lato buono delle cose. Sono molto grata per il tempo che trascorro con la mia famiglia, con i miei amici e nella mia città, Belgrado: sono momenti che aspetto sempre con grande impazienza. Amo gli animali e cerco di aiutare gli altri ogni volta che posso, anche donando cibo. Ho tre cani e la mia famiglia gestisce un allevamento di cani corso. Adoro il sole e il mare, e sono una grande amante del gelato. Nel tempo libero, mi piace leggere e fare shopping. In generale, sono molto grata a Dio per la mia vita“.

Di Alessandro Garotta

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Focus: Zhasmin Velichkov, un’altra grande promessa bulgara. Ce ne parla Chicco Blengini

Focus

Uno dei volti nuovi del roster della Vero Volley Monza il prossimo anno sarà un giovane schiacciatore, classe 2007, di cui si parla già un gran bene. Si tratta di Zhasmin Velichkov. Dopo i fratelli Nikolov (QUI il nostro Focus su Simeon), un altro gioiellino della nazionale bulgara che in questo quadriennio olimpico è destinata a diventare un osso durissimo per chiunque. A raccontarci questo ragazzo, dal punto di vista caratteriale è tecnico, è Gianlorenzo 'Chicco' Blengini, che della Bulgaria è il nuovo ct e che, neanche a farlo apposta, sarà il primo avversario dell'Italia nella prossima VNL.

SARA' UN FENOMENO?
"Io andrei piano con queste cose - mette subito in chiaro Blengini - Ai ragazzi di talento bisogna spiegare bene che la pallavolo giovanile è una cosa, poi c'è la pallavolo vera. E nella pallavolo vera le dinamiche legate all'età decadono. Faccio un esempio: se sei un 2005 che per sei anni fa stabilmente la nazionale, e lo fa magari anche in una di quelle migliori, quando poi finisce il giovanile non centra se sei del 2005 o del 2015, centra chi è più bravo, mentre magari nella tua annata, per tanti anni nella giovanile, nel tuo ruolo non c'erano tante alternative e il livello era diverso. Anche a quelli che a livello giovanile sembrano essere dei fenomeni, bisogna costantemente fargli capire che poi c'è sempre bisogno di tanto lavoro, tanto impegno e tanta umiltà. Insomma, non bisogna dare per scontato che se sei precoce poi arrivi di sicuro".

PERO'... C'È UN PERO'
"Però Velichkov è un ragazzo che, questo sì lo possiamo dire, ha una qualità evidente sotto diversi punti di vista: è precoce nella qualità del gioco, ha una grande attitudine nella ricezione, i centimetri li ha (203), però deve fare un grande lavoro dal punto di vista sia del completamento tecnico quanto della possibilità di lavorare molto, e molto bene, fisicamente".

MATURITA' SOPRA LA MEDIA
"Ovviamente ci siamo confrontati in diverse occasioni sul fatto di andare a giocare in Italia, questo inverno sono andato a trovarlo spesso nel suo club per vedere da vicino lui, ma anche altri ragazzi interessanti. Velichkov è un ragazzo che per l'età che ha mostra una maturità notevole nel ragionare sulle cose, nel prendere delle decisioni. E questo lo si percepisce parlandogli, ma anche vedendolo giocare".

GIUSTO ARRIVARE IN SUPERLEGA A QUESTA ETA'?
"L'essere giovani, o l'essere vecchi, non deve essere un valore. Il valore che più conta per noi allenatori è la qualità del giocatore. Quindi non vedo un'età giusta per giocare in un determinato campionato, vedo un livello che può essere giusto o meno per fare certe scelte. Secondo me il ragazzo ha dimostrato di essere all'altezza di fare questo passo perché ha già giocato stabilmente il campionato bulgaro tutto l'anno, titolare, e lo ha retto molto bene. È un giocatore che ha grande prospettiva e quindi secondo me è anche il momento di sacrificare anche un po' il fatto di giocare sempre per fare un upgrade dal punto di vista della qualità del lavoro, della qualità del roster con cui si confronta quotidianamente"

GIOCARE DI PIU', DUNQUE, NON È SEMPRE LA GIUSTA VIA PER UN GIOVANE
"Tra i vari acceleratori di crescita, il giocare a livello più alto possibile è la cosa che accelera di più il miglioramento, soprattutto nella capacità di capire il gioco, di districarsi nelle situazioni che propone ogni palla, però per esempio in un caso come quello di Velichkov credo che questa decisione possa essere più funzionale al bilanciamento del lavoro. Lui il problema di giocare fondamentalmente non c'è l'ha perché, essendo precoce, negli ultimi anni lo facevano giocare dappertutto e quindi ha più giocato che fatto allenamenti. Avendo anche la scuola, ha avuto poco tempo per costruire, e invece lui ha bisogno di costruire tecnicamente, ma soprattutto dare un'accelerata al lavoro di forza, e quindi alla parte fisica".".

LO VEDREMO IN VNL?
"È in lista, ma non so se lo impiegherò. Fa parte del gruppo perché deve il prima possibile far parte del progetto e sarà molto utile per lui allenarsi con i seniores il più possibile per alzare il livello. Ma sono altrettanto convinto che, fatta eccezione per qualcuno, questi giocatori debbano dare alle federazioni il proprio contributo nelle nazionali di categoria. Lui già lo scorso anno è stato stabilmente nella nazionale Under 20 e Under 21 che quest'anno ha un Mondiale e una qualificazione all'Europeo. La nazionale Under 19 anche lei ha la sua attività e la sua manifestazione. La cosa importante è che lui in quelle manifestazioni faccia la differenza per la Bulgaria. Questo deve essere l'obiettivo chiaro per lui. Quindi quello che dovrà fare questa estate sarà allenarsi quanto più possibile con quelli bravi per poi andare lì, nelle nazionali giovanili, e fare sempre meglio. Bisognerà trovare il modo di incastrare le due cose, dunque sarà per lui un'estate molto intensa, ma posso anche dire che nella mia testa lui l'anno prossimo dovrebbe entrare stabilmente nella nazionale maggiore".

Di Giuliano Bindoni
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