Azzerare il contraddittorio in una categoria competitiva e guerreggiante come la Serie A2 femminile significa stazionare su un livello differente. Il contesto creato dall’Omag-MT San Giovanni in Marignano merita, quindi, un posto di rilievo nella storia e scroscianti applausi. Molteplici le virtù delle “Zie” di coach Massimo Bellano, altrettante le perle mostrate. Una di queste, tra le più brillanti, è il talento di Alice Nardo, schiacciatrice dal profumo di futuro, ma capace di incidere anche nel presente.
Intervenuta in esclusiva ai microfoni di VolleyNews, la ventiduenne di Pozzolo Formigaro ha parlato del suo percorso, della sua esperienza in Romagna e delle emozioni per la promozione in A1 appena conquistata.
Per cominciare, ti va di raccontarci l’annata della promozione in A1 dell’Omag-MT San Giovanni in Marignano?
“In questi giorni, abbiamo spesso ripercorso con la mente l’intera stagione. Posso dire che la prima impressione, condivisa anche dalle mie compagne di squadra, è che da un lato sia trascorsa in un attimo, mentre dall’altro abbiamo accumulato una miriade di ricordi insieme, tanto che mi sembra di giocare con loro da sempre. Ci siamo trovate fin da subito, sia per affinità caratteriali che per obiettivi comuni, e questa è stata la nostra fortuna. È una stagione che rimarrà impressa nei nostri cuori“.
C’è stato un momento che vi ha dato l’opportunità di capire che si poteva fare qualcosa di importante?
“All’inizio della stagione, secondo le previsioni, non eravamo affatto le favorite per vincere la Coppa Italia e il campionato. Pertanto, è difficile individuare un momento preciso in cui ci siamo rese conto di poter raggiungere questi importanti traguardi. È stato un insieme di ingranaggi che si è gradualmente formato e che ha portato alla costruzione di una macchina perfetta. Infatti, anche se avevamo ottenuto buonissimi risultati contro le squadre più forti sin dalle prime amichevoli, non abbiamo subito realizzato quale fosse il nostro potenziale. Abbiamo preso consapevolezza del nostro valore nel corso del tempo, e penso che questo abbia reso il tutto ancora più soddisfacente”.
Quali sono stati i punti di forza che hanno permesso a San Giovanni di dominare il campionato di A2 e vincere la Coppa Italia di categoria?
“Penso che i nostri punti di forza siano stati il gioco di squadra e l’unione del gruppo. Questi elementi hanno esaltato le prestazioni individuali e permesso a ciascuna di noi di dare il 100%, sia fisicamente che mentalmente, affinché ogni ingranaggio funzionasse a dovere“.

Quanto è stato importante per un gruppo giovane come il vostro avere una giocatrice esperta come Serena Ortolani nello spogliatoio? Qual è l’insegnamento più prezioso che ti ha trasmesso in queste due stagioni?
“Mi vengono gli occhi lucidi a rispondere a questa domanda. Serena, che ho conosciuto all’inizio della scorsa stagione, è la migliore compagna di squadra che una giocatrice possa desiderare. Questa convinzione è cresciuta nel corso di questi due anni. Per un gruppo giovane come il nostro, lei rappresenta un esempio di atleta con la A maiuscola, sia dentro che fuori dal campo. Uno spogliatoio che può contare su Serena ha una marcia in più. Potrei passare ore a parlare di questa grande campionessa o scrivere un libro pieno di aneddoti esilaranti e formativi su di lei. Tra i tanti insegnamenti che ci ha trasmesso, uno dei più significativi riguarda l’importanza di comunicare e condividere i pensieri positivi sulle persone che ci circondano. Questo è fondamentale all’interno di una squadra, ma anche nelle relazioni e nella vita al di fuori della palestra. In generale, sento di essere cresciuta molto grazie agli insegnamenti di Serena“.
341 punti con il 35,6% di positività in attacco, il 31,8% di ricezione perfetta, 36 muri e 22 ace in 28 presenze. Cosa aggiungeresti a quello che già dicono questi numeri?
“In realtà, non mi soffermo molto sulle statistiche, poiché ciò che abbiamo raggiunto come squadra ha sempre messo in secondo piano, in modo positivo, le prestazioni individuali. Le emozioni che mi ha regalato questo gruppo e la mia crescita, sia come persona che come atleta, non possono essere rappresentate solo da numeri“.
In generale, che ambiente hai trovato a San Giovanni? Sul tuo elevato rendimento quanto ha inciso questo fattore?
“Ho solo parole positive per San Giovanni. Mi considero davvero fortunata a poter definire il mio posto di lavoro un’isola felice, un luogo magico. Sono ancora emozionata per l’ultima cena che abbiamo condiviso qualche giorno fa con i ‘Nipoti’ (i tifosi dell’Omag-MT San Giovanni in Marignano, ndr), che ci hanno dimostrato ancora una volta il loro affetto. Durante la stagione, non hanno mai fatto mancare il loro sostegno: è un calore che solo i romagnoli sanno trasmettere e che rende ancora più dolce un ambiente già sano e positivo. Infatti, San Giovanni è una società composta da persone competenti nel campo della pallavolo, brave a non caricare la squadra di eccessive pressioni. Inoltre, adoro vivere a 100 metri dal mare. Dunque, credo che il mix tra società, ambiente e tifosi abbia avuto un impatto significativo sul mio rendimento e su quello delle mie compagne: la serenità che abbiamo trovato è stata un grande valore aggiunto“.
Novi Ligure, Pozzolese Volley, Alessandria Volley, Igor Volley Novara, Tecnoteam Albese Volley e ora Omag-Mt San Giovanni in Marignano. In che modo queste tappe della tua carriera ti hanno formato e quali sono i momenti che ricordi con maggior piacere?
“Terminata la stagione, ho riflettuto più volte sul mio percorso finora. Posso dire di essere felice per ogni tappa, poiché sono state fondamentali per arrivare a San Giovanni e vivere un’esperienza così significativa. Non cambierei nulla della mia carriera e mi sento fortunata di non aver mai affrontato annate negative. Conservo bellissimi ricordi degli inizi a Pozzolo e a Novi Ligure, delle esperienze ad Alessandria e a Novara, dove ho lasciato il cuore, e delle lacrime versate quando ho salutato l’Albese, fino a questa fantastica promozione con San Giovanni. Qualche tempo fa avrei faticato a stilare un podio delle mie stagioni preferite, ma ora non ho dubbi su quale occupi il primo posto“.

Quali obiettivi ti sei posta per i prossimi anni?
“Innanzitutto, auguro a me stessa di continuare a vivere la pallavolo con la stessa passione travolgente. Non saprei viverla in un altro modo. Con questa consapevolezza, voglio spingermi il più lontano possibile. Ce la metterò tutta!“.
Chiudiamo con domande e risposte rapide, a istinto. Chi è la giocatrice più matta, nel senso buono, con cui hai giocato nella tua carriera?
“Non ho dubbi. Quella ‘pazza’ di Serena Ortolani“.
La più ordinata e precisina?
“Quella ‘santa’ della mia coinquilina, Sveva Parini“.
La più completa dal punto di vista tecnico?
“Domanda molto difficile, perché temo di dimenticare qualcuno. Negli anni a Novara ho avuto la fortuna di fare la preparazione con la prima squadra, allenandomi con grandi campionesse come Caterina Bosetti e Francesca Piccinini. E non posso non menzionare Serena Ortolani, che ha un bagaglio tecnico altrettanto vasto“.
Qualcuno con cui sarebbe bello giocare, una volta nella vita?
“Gabi. Mi piacerebbe moltissimo avere l’opportunità di imparare da quella che considero la GOAT“.
Uno sportivo da cui prendere ispirazione?
“Ti rispondo allo stesso modo: Gabi. È una grande fonte di ispirazione, sia dentro che fuori dal campo“.
Un sogno al di fuori della pallavolo?
“Laurearmi il prima possibile in Giurisprudenza… Vi chiedo di pregare per me (scherza, ndr)”.
Di Alessandro Garotta
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