Cosa spinge un ragazzo nato a Moncalieri, cresciuto in B1 a Biella, dove tra le altre cose incrocia il suo allenatore di questa stagione Lorenzo Simeon, a diventare da anni la bandiera del Cus Cagliari, nonché il capitano e colui che è dietro l’autentico miracolo che si è manifestato ai quarti di finale, quando gli isolani hanno mandato a casa la prima della classe San Donà?
È una domanda a cui da anni cerco di dare una risposta semplice, ma in realtà è molto articolata, perché col tempo si aggiungono continuamente dei tasselli utili a spiegarne la genesi.
La verità è che non c’è una sola ragione perché Michael Menicali sia diventato così cagliaricentrico, ma una serie di fattori di natura sentimentale, affettiva, personale che lo hanno spinto ad arrivare fino a questo capitolo della storia. Questo capitolo si è concluso con una sconfitta nelle semifinali playoff contro Lagonegro, che non è però il segno di una stagione giocata a bassa quota, quanto la fine di un sogno in cui si è andati davvero più avanti di ogni aspettativa.
“È finita in un mix di rammarico per non aver continuato sulla scia dei quarti e la consapevolezza di aver fatto più di ciò che ci si aspettava da noi. Lagonegro è stata più forte e più consapevole di dove volesse arrivare, mentre noi abbiamo forse pagato i quarti giocati davvero bene. Dovevamo mantenere quella carica e non siamo riusciti a bissare. Loro hanno avuto il merito di giocare due partite davvero ottime, noi abbiamo il rammarico di aver giocato due primi set, sia all’andata che al ritorno, in cui se avessimo vinto, chissà dove saremo arrivati. Ma con i se e con i ma non si arriva da nessuna parte. Resta la soddisfazione per la stagione che è stata”
Siete stati la vera sorpresa dei quarti.
“Venivamo da cinque sconfitte nelle cinque gare precedenti all’inizio dei playoff. Ma il gruppo c’era e c’è sempre stato in tutta la stagione. Abbiamo capito che quel gruppo poteva andare al di là del set o set e mezzo in cui faceva bene o era capace di farlo con qualsiasi squadra e siamo arrivati ai playoff senza la pressione di dover fare risultato, ma con la volontà di far capire dove si poteva arrivare. La prima gara a San Donà è stata una bellissima vittoria ottenuta giocando liberi e ci ha dato una carica enorme. Ho visto i ragazzi ritrovare quelle certezze che nella seconda fase dell’anno avevamo un po’ perso e in gara due siamo riusciti ad amministrare il fattore campo, che dopo tanto tempo è stato bello ritrovare con tanto calore nel nostro palazzetto”
Lei quando ha cominciato a credere che si poteva ribaltare il pronostico?
“Al terzo set di gara due. Dentro di me ho provato l’emozione di aver superato uno scoglio e ho pensato che ce l’avremo potuta fare. È così che abbiamo affrontato il quarto set punto a punto e abbiamo staccato San Donà nel finale”
Il segreto del Cus Cagliari è apparso proprio il fattore Cus. Mi rendo conto sia difficile da spiegare a chi non vive un contesto così. Ma proviamoci.
“Ne ho parlato con Marinelli, che per me ormai è come un fratello. Viviamo un ambiente in cui nel bene o nel male trascorriamo ore e ore ogni giorno negli impianti, che sono un po’ palestra, un po’ palazzetto, ma anche un po’ un mondo nel quale a fine allenamento o il giovedì diventano uno spazio ricreativo dove bere una birretta e trovarsi con tutti gli atleti di altre discipline. Viviamo una squadra e un gruppo in cui ti senti parte di qualcosa, ti senti di appartenere un progetto. È un modo che ti porta a stare dentro a quel mondo, tra l’altro senza sentire pressioni che in passato mi è capitato di vivere in altri ambienti”
Menicali, Marinelli e Gozzo come zoccolo duro. Insieme ad un gruppo di giovani molto promettenti, tra cui Biasotto e Rascato.
“Gara due l’abbiamo giocato tutti con il sangue negli occhi. Morgan psicologicamente ha retto molto bene, lo stesso anche Ciardo, ma in generale tutta la squadra. Rascato è il risultato di chi si sta allenando veramente molto bene e poi in campo riesce a dare tutto. Con Marinelli, ripeto, c’è un rapporto di fratellanza e spero di ritrovarci nella stessa squadra ancora per molto tempo. Gozzo è arrivato quest’anno ed è stato una bella scoperta”
Simeon?
“Con Lollo avevo giocato già in B a Biella. Lui e Alessio Marotto sono riusciti a tenere la squadra anche quando non riuscivamo a girare come all’inizio e va il merito di essere stati capaci di lavorare sulle nostre fragilità”
Il prossimo anno quanta voglia c’è di rimanere al Cus Cagliari?
“Ci sono buone possibilità che ciò avvenga. Per me ormai è casa. Ho comprato anche casa a Quartu Sant’Elena, vicino Cagliari, quindi la voglia di restare c’è tutta”
L’estate nel mondo del beach con Balsamo è confermata?
“Assolutamente sì, anche se scherzando gli ho detto di non venire a gufarmi ai quarti e in semifinale per poter cominciare prima a pensare alle tappe. Però scherzi a parte, ci ritroveremo e vorremo riuscire a giocare il campionato italiano, almeno per qualche tentativo di qualifica”
Di Roberto Zucca