Di Alessandro Garotta
10 aprile 2019: l’Igor Gorgonzola Novara batte al Golden Set il VakifBank Istanbul nella semifinale di ritorno della Champions League femminile, conquistando il pass per la storica Super Final di Berlino che la incoronerà campione d’Europa. Una serata storica che vi raccontiamo partendo dalla fine…
È il golden set che vale la finale di Champions League. È il secondo match point del VakifBank Istanbul. Per la Igor Gorgonzola Novara si presenta in battuta Paola Egonu. 13-14. Se sbaglia è finita. Il Pala Igor, accalcato e invasato, è tutto in piedi. 4000 persone si alzano e si stringono. Hanno cantato per tutto il match. Sono volti contratti. Tensione e lacrime. Il filo sottile che ne dividerà il significato è tutto lì, nel nastro che alza la soglia della rete, tra le mani di Paola Egonu. Quanto peserà mai quella palla? Gli umani possono solo immaginarlo.
Lei, Paola Egonu, il personaggio sportivo del 2018, ha gli occhi che ardono di sfida. Ha fatto una caterva di punti con il suo stile di gioco. A tutto braccio. Quasi sempre. E quando diciamo quasi, diciamo che si sarà risparmiata due colpi. E una o due battute. Poi giù a randellare. Il suono dello schiaffeggio sul pallone è una schicchera che scaccia l’incubo e irraggia il palazzetto di fuoco. 39 punti, 50% di efficienza. Fatal Paola. Egonu lavora sopra al muro, con le mani del muro, disegna diagonali che non sono opere di ingegneria. Richiamano l’arte. Richiamano la tecnica. Di manualità Paola Egonu ne ha, e migliora sempre più. È una questione di pura sensibilità, e di talento. Quello o c’è o non c’è.
Eppure, quella caterva di punti non è bastata. Perché il VakifBank è bicampione d’Europa non a caso, quattro titoli nelle precedenti otto edizioni. Il muro tremendo che si para dinanzi alla Igor è composto da due o tre giocatrici. Se potessero ne metterebbero anche quattro. Giocano divinamente a muro, sembra che non facciano altro dalla mattina alla sera. Anche a casa. Saltano all’unisono, ostacolano la metà degli ottanta tentativi di punto di Egonu. Ozbay e Caliskan sono straordinarie per costanza e logoramento psicologico: sotto rete le turche sono semplicemente più reattive.
Tutte le coperture funzionano, quelle preventive sono meticolose, e la facilità di invertire il trend del destino è fulminea; non si può dire lo stesso di Novara. Le turche sono decisamente migliori, decisamente più in partita. È l’opposto dell’andata. Le ragazze di Giovanni Guidetti in un’ora ribaltano psicologicamente lo schiacciante 0-3 in Turchia, dove Egonu superava agilmente il muro a tre, trovando anche diagonali strette nei tre metri. Ma nel ritorno sembra di giocare a Istanbul. È come se le turche non avvertissero il rimbombo dei cori incessanti, o li reinterpretassero a favore. Tirano da terra l’impossibile e appena il campo gli si apre, Zhu Ting, la migliore giocatrice al mondo degli ultimi anni, è semplicemente immarcabile: 26 punti finali.
Il primo set combattuto, che le ragazze di coach Barbolini hanno condotto per ampi tratti, finisce 23-25; il secondo, in cui l’Igor non è mai stata in gara, finisce 20-25; il terzo è riscatto, 25-15, e a metà set Guidetti ruota il sestetto; il quarto finisce 21-25. Novara barcolla e pare veramente piegarsi sulle ginocchia, in preda a una crisi di nervi scalcinante. Quando attaccano le turche, la difesa di Novara è debole, imprecisa, confusionaria. Lo spazio difeso da Bartsch e Sansonna diventa una scena del crimine. Sembra non esserci più gara. Barbolini prova a scuotere la squadra, fa rifiatare Egonu per un giro.
Sembra veramente il sintomo del crollo, quello psicologico, quello peggiore. Ma c’è una donna in mezzo al campo, un capitano, che qualche Champions l’ha vinta. Ha quarant’anni Piccinini, e contro il VakifBank è stata semplicemente perfetta. In ogni fase. Attacco, difesa. Psicologicamente. Le ha riprese tutte, le compagne. Una ad una, dopo ogni azione, dopo ogni errore: “Oh, qui si fa la storia – sembra dire con gli occhi della tigre -, volete entrarci sì o no?“.
La risposta è certo che sì. Paola Egonu rientra in campo in un misto di adrenalina ed estasi per il momento. Il livello si innalza, lei si accende. Non tecnicamente, sia chiaro. Lì è una cascata maledettamente sublime. Ma emotivamente. Ride. Tra il beffardo e la sfida. Tra la felicità di esserci e la gioia dei propri mezzi. Abbraccia la compagna di nazionale Chirichella, guarda le compagne, allarga le braccia. “Ce la facciamo!“.
L’inizio del golden set, tuttavia, non lascia scampo. Parziale di 2-5. Timeout Barbolini: ora inizia la terza partita. Bartsch e Sansonna non sbagliano più una ricezione, Paola è imprendibile, Piccinini è monumentale, Veljkovic e Chirichella emulano le turche – ora è muro a muro -, Carlini capisce come giocare il set. Lo capiscono anche le turche. Ma non ce n’è: in attacco è Paola Egonu contro VakifBank. Estremizzando i fattori, i talenti massimi: è Paola Egonu vs Zhu Ting. Uno scontro totale per lo scettro. E la Zhu porta le turche sul match point. 12-14. Ed è ancora sua la palla del ko. Ma Chirichella mette a terra il 13-14, con la cazzimma che senz’altro le appartiene.
È il secondo match point del VakifBank. Per la Igor si presenta alla battuta Paola Egonu. Se sbaglia è finita. 4000 persone si alzano e si stringono. Hanno cantato tutto il match.
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E cantano. 14-14 dopo il miracolo di Sansonna, in parallela Egonu non sbaglia. Trentottesimo punto, ottavo del set.
E cantano. 15-14 sfruttando uno dei rari errori della Zhu.
E cantano. 16-14. Ace tremendo, ancora Egonu. Trentanovesimo punto, nono del set.
Paola tocca il tetto del palazzetto con un balzo di gioia. Coriandoli, salti, abbracci, urla, lacrime. Gioia e disperazione si fondono.È lo sport. È un film. Per la Igor sarà Berlino… e la finale è ormai storia.