3 aprile 2011: la Robur Tiboni Urbino batte per 3-1 la Dinamo Krasnodar e conquista la Coppa CEV femminile, primo e unico trofeo della sua breve storia. Il punto più alto della parabola di una squadra partita dal nulla e arrivata a giocare alla pari per almeno tre stagioni con gli squadroni della A1. La favola finì poi malissimo, tra retrocessione, problemi economici e procedimenti giudiziari. Ma il percorso della formazione marchigiana è il compendio, nel bene e nel male, della storia del volley femminile italiano degli ultimi due decenni, ricca di meteore e fallimenti, momenti di gloria e occasioni perdute.
Dopo qualche stagione non proprio esemplare in A2 – con ben tre ripescaggi consecutivi – nel 2009 la società presieduta da Giancarlo Sacchi decide di fare il salto di qualità, acquistando il diritto di A1 dalla Pallavolo Cesena. Dietro l’operazione ci sono i dirigenti del club romagnolo Pippo Laterza e Saverio Columella, già protagonisti dell’avventura di Altamura nella massima serie. Sempre da Cesena arriva il giovane libero Giulia Leonardi, una delle tante speranze di una squadra ricca di scommesse: tra queste la ceca Havlickova, la lituana Petrauskaite e due prodotti dei vivai di Novara e Perugia, Bechis e Di Iulio. Una certezza è invece Iuliana Nucu, centrale rumena dalla lunga militanza in A1.
La prima stagione va oltre ogni aspettativa, grazie anche all’apporto del giovane tecnico François Salvagni: Urbino arriva ai quarti di finale dei play off e si piazza quinta in campionato, conquistando così anche la storica qualificazione europea. In estate la squadra cambia volto con gli arrivi di un pezzo grosso come la centrale Ilaria Garzaro, tre volte campione d’Italia a Pesaro, e poi della statunitense Wilson, delle brasiliane Jaline e Renatinha e della palleggiatrice Dalia, che si aggiungono alle confermatissime Di Iulio, Petrauskaite e Leonardi.
Il cammino della Chateau d’Ax in quella stagione è da incorniciare: già nel girone d’andata arrivano prestigiosi successi su Novara, Bergamo e Busto Arsizio, e il ritorno va ancora meglio, con altri 7 successi che porteranno le marchigiane al quarto posto in regular season. Ma è in Europa che la banda di Salvagni dà il meglio, vincendo una serie di sfide sulla carta impossibili.
La prima vera “finale” è già al primo turno contro l’Uralochka del mitico Nikolaj Karpol, nobile decaduta (ma non troppo) del volley russo: Urbino perde per 1-3 in casa e l’avventura sembra già finita, ma al ritorno arriva l’incredibile rimonta con il 3-2 a Ekaterinburg che porta al Golden Set di spareggio, vinto per 15-13. Il risultato accende gli entusiasmi della squadra bianconera, che inanella altre imprese non da poco contro le francesi dell’Istres (3-0, 3-1), le turche del Besiktas (3-1, 3-0), le polacche del Budowlani Lodz (3-0, 3-2) e, in semifinale, le serbe della Stella Rossa, che dopo l’1-3 di Belgrado viene battuta nelle Marche con un secco 3-0. Ancora Golden Set, vinto 15-12, ed è qualificazione.
La finale, strutturata su gare di andata e ritorno, vede Dalia e compagne opposte alla Dinamo Krasnodar e comporta un lungo viaggio sul Mar Nero, nel pieno della fase decisiva del campionato: le ragazze di Urbino sono costrette a bivaccare all’aeroporto di Mosca, ma quando scendono in campo non perdonano e portano a casa un secco 3-0 (25-21, 26-24, 25-20). Ma non basta: la formula, come si è visto, è infida, e al PalaMondolce c’è bisogno di un’altra vittoria per portare a casa la Coppa.
Davanti a 3000 spettatori, l’inizio è da incubo: la Dinamo domina il primo set e vince 18-25. “Sentivamo la pressione dell’incontro, tutta la città ci chiedeva la vittoria” dirà Salvagni a fine partita. Ma poi la gara cambia: Di Iulio e Leonardi sono perfette in seconda linea, l’ingresso di Jaline dà nuova linfa al servizio. Urbino vince il secondo set e domina i due successivi, chiudendo con un 3-1 (18-25, 25-19, 25-16, 25-19) che regala lo storico successo. Il capitano Chiara Di Iulio viene premiata come MVP. Ancora Salvagni: “Sono stati fondamentali il nostro entusiasmo e il grande rendimento delle ragazze a muro e al servizio. A inizio stagione non pensavamo di poter arrivare così in alto, ma la chiave della vittoria è stata una crescita tecnica costante durante tutto il torneo“.
Una festa straordinaria e inaspettata per una città di 14mila abitanti che negli anni successivi vivrà ancora grandi emozioni: il terzo posto e le semifinali di Coppa Italia nel 2012, la partecipazione alla Champions League nel 2013. Poi l’avventura si concluderà ingloriosamente, ma quel trofeo conquistato in casa resterà nella storia. Anche perché, nel 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia, Urbino è l’unica squadra del nostro paese a conquistare una Coppa europea, rinnovando una tradizione che durava da ben 15 stagioni. Mica male per una matricola…