Di Stefano Benzi
Gli amici scherzando gli hanno detto: “Amico, per dare da mangiare a questo devi giocare fino a 60 anni…”. Perché il “piccolo” Domenico, il figlio di Leandro Vissotto, che per la verità fino a questo momento è bravissimo e in qualsiasi foto dorme come un ghiro, ha due piedi non indifferenti e promette di mangiare parecchio per un bel pezzo. Dopo Catharina e Victoria, che qualche settimana fa hanno fatto il loro esordio agonistico nel nuoto, ecco Domenico, un nome italiano e spiegheremo il perché.
Se non fosse per quel virus là fuori, forse questo sarebbe il momento più bello della vita di Leandro Vissotto: “Se mi avessero detto una cosa del genere non l’avrei mai creduto – dice oggi Leandro – è peggio di una sceneggiatura di Hollywood, è una malattia davvero terribile, colpisce tutti e non fa distinzioni. anche qui in Brasile c’è grandissima preoccupazione”.
Leandro è un atleta di Dio: in Brasile sono molti a fare proselitismo religioso anche attraverso la propria impresa sportiva. “Quando ci scopriamo immensamente fragili come in questo momento, ci avviciniamo molto anche alla nostra dimensione religiosa. Preghiamo Dio magari non tanto per noi stessi quando piuttosto per i nostri cari, i nostri figli, per le persone più anziane della nostra famiglia. Essere credenti aiuta, non solo me. Ma tutti: perché ci aiuta a capire quanto siamo deboli, quanto siamo piccoli e quale deve essere il reale significato della nostra presenza su questo mondo”.
Domenico è un bimbo molto fortunato e molto voluto: “Abbiamo sempre desiderato tre figli e dopo Catharina (10 anni) e Victoria (7) che sono state una gioia immensa, l’arrivo di Domenico è qualcosa di straordinario. Molti pensano che i bimbi possano essere un motivo di preoccupazione, soprattutto in un momento del genere, ma io penso invece che così la nostra famiglia sia davvero completa e perfetta. E che sia anche più forte”.
Il Funvic Taubaté era primo in classifica dopo la sospensione del campionato e poteva puntare alla riconquista del titolo dopo il successo dello scorso anno: “Eravamo in una condizione straordinaria, siamo arrivati alla forma migliore proprio nel momento giusto, quello degli scontri diretti e dei play off, saremmo arrivati da primi in classifica nella post season. Le speranze di vincere il titolo erano davvero tante. Ma è andata così… Chi in un momento del genere pensa a vincere? Questo è un gravissimo danno per tutti. Siamo primi ed è l’unica soddisfazione che possiamo toglierci”.
È stata una stagione terribile, squadre che sono fallite, altre che sono scomparse, altre che hanno giocato come potevano e senza percepire stipendi: “Purtroppo non è un momento facile, molti sponsor non hanno pagato e tante società si sono trovate in enorme difficoltà, però anche in questa situazione sono usciti giocatori di valore. Forse non abbiamo più così tanti giocatori bravi come prima ma quelli che riescono ad emergere hanno qualità davvero speciali e che hanno la possibilità di arrivare ai campionati di vertice e alla nazionale”.
Leandro ha avuto il privilegio di vedere crescere ed esplodere il talento di Ricardo Lucarelli: “È una belva, ha potenzialità tecniche e fisiche mostruose. Per anni ha deciso di restare in Brasile per crescere e maturare e ora bisogna dire che è davvero pronto. Se davvero verrà in Italia avrà la possibilità di fare molto bene perché ha già 28 anni e dunque è nel pieno della sua maturità fisica, atletica e mentale. In Italia dovrà confrontarsi con metodi ancora più competitivi e avversari ancora più forti, na sono certo che avrà la possibilità di crescere ancora di più”.
Non è un mistero che Bruno tornerà in Brasile e vestirà proprio la maglia del Funvic: “Il suo arrivo per noi è straordinario, è il giocatore brasiliano migliore, il più vincente. Se lui arriva a Taubaté porterà sponsor, pubblico, attenzione e potrà farci fare un grande salto di qualità. Ci conosciamo, abbiamo giocato insieme molti anni… Bruno ha davvero tutto: mani, tecnica, intensità, leadership per portarci ancora più avanti”.
Il suo titolo ultimo al Taubaté ha avuto un sapore speciale, perché dopo quello nel 2011 con Volei Futuro è stato un successo incredibile su squadre di valore mondiale come il Sada Cruzeiro e per il Funvic è stato anche il primo titolo assoluto. “È stata una grande soddisfazione vincere qui e considerando che avremmo potuto vincere ancora anche quest’anno, questo poteva essere un ciclo davvero importante. Sono stato molto bene qui ma il nostro sport è così e se ti chiedono di fare le valige le fai e parti e ti trasferisci dove serve e dove puoi vincere ancora. All’Italia penso spesso: sono italo brasiliano e lo dico e lo sottolineo sempre con grande orgoglio“.
“La parte italiana di me è forte – conclude Leandro – è rappresentata da un bisnonno che partì dall’Italia in cerca di fortuna e arrivò in Brasile sposandosi e mettendo su famiglia. Sono grato a quell’uomo che fece tanti sacrifici e che parlava spesso dell’Italia e di quanto fosse bella. Ora che ci ho giocato posso dire che ho trovato la mia patria d’origine, quella dalla quale è nato tutto. E sarei molto felice di tornare in Italia e perché no, magari di chiudere la carriera proprio in Italia tornando definitivamente alle mie origini. Al momento resto in attesa, questo è il momento di aspettare e valutare”.
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Le figlie Victoria e Catharina sono due atlete nate: chi le ha viste rincorrere la palla dopo le partite del papà ha visto due ragazzine piene di gioia di vivere e con un’energia travolgente, che al momento le ha portate in acqua anche se hanno fatto un po’ di tutto, anche ginnastica ritmica e artistica.
“A me – dice Leandro (nella foto a destra con la gloriosa maglia del Flamengo, del quale è grande tifoso) – piacerebbe che giocassero a pallavolo, perché oggi questo sport può portarti ad avere un’istruzione di prim’ordine nelle università americane, che è importante e non ti toglierà mai nessuno, indipendentemente dalla tua carriera agonistica. Le mie sorelle hanno giocato a pallavolo lì, sono felici, hanno studiato… Le mie principesse amano vedere il papà giocare e Domenico ha già delle mani gigantesche. Lo zio gioca a basket e dice che farà il cestista e andrà in NBA, a me piacerebbe molto che giocasse a volley, ma alla fine lo sport è nel nostro DNA e vorrei solo che scegliesse quello che preferisce e si realizzasse felice di quello che vorrà fare”.
L’ultima cosa Leandro la dice a chi scrive: “Amico, stai attento, la vostra zona è molto colpita, siamo tutti molto preoccupati, le notizie sono tremende. Seguo con grande attenzione tutto quello che sta accadendo ma voglio solo che in tutto questo casino voi stiate tutti bene e che presto ci si possa abbracciare di nuovo. L’Italia mi manca, mi manca tanto. Ma qui abbiamo tutti il passaporto e possiamo tornare in qualsiasi momento. Tutto è cominciato da mio nonno, porto il suo stesso cognome Vissotto (il cognome patronimico di Leandro è Neves, n.d.r.) proprio perché sono orgoglioso delle mie origini e del suo lungo viaggio e mi piace pensare che mio figlio Domenico sia l’anello di congiunzione della mia famiglia con voi. Domenico, si chiama come il mio bisnonno italiano e sarà la parte italiana, che non si dimentica mai di voi e dei tanti amici che ho lì. Abbiate cura di voi”.