Di Alessandro Garotta
Scrive il regista Ferzan Özpetek che Istanbul è la città dell’hüzün, una parola intraducibile ma che si può rendere al meglio richiamando un sentimento che si colloca a metà tra tristezza e nostalgia. L’antica Costantinopoli è dunque malinconia e racconta di un mondo che è stato e che da qualche parte, sotto diverse forme, riappare, e ti prende più il cuore che la vista. Una consapevolezza che entra sotto pelle camminando per Istiklal Caddesi, il Viale dell’Indipendenza, continuamente trasformato da sempre più avveniristici cantieri. Un solo rituale, a Istanbul, non cambia mai, ed è quello del çay, l’abitudine turca di scandire le giornate con piccole pause dedicate al tè del Mar Nero servito in bicchieri di vetro. Per il resto, chi non beve, sul Bosforo, corre.
La frenesia è lo stato d’animo più comune e maggiormente visibile a occhio nudo nella nuova Istanbul. Modernità, dinamismo e hüzün: in questa realtà è quasi straniante immaginare Isabelle Haak. Prendere il suo carattere pacato, trapiantarlo dalla piccola e accogliente Scandicci e impiantarlo in una delle metropoli più centrifuganti del mondo poteva essere uno shock. Ed invece, a pochi mesi dal suo sbarco sulle sponde del Bosforo, l’opposto svedese del VakıfBank Spor Kulübü può chiamare casa quel reticolo di grattacieli che circonda Üsküdar, quartiere in cui sorge l’impianto della formazione turca.
Partiamo dalla sua nuova avventura in Turchia. Come mai ha scelto il VakıfBank?
“Appena ho saputo che il VakıfBank mi voleva, non ho avuto dubbi su dove sarei potuta andare. È uno dei club più grandi al mondo e tutti vorrebbero giocarci. Un motivo importante è stato Giovanni (Guidetti, n.d.r.); ne avevo sempre sentito parlare benissimo e, ora, posso solo confermare le buone cose che si dicono su di lui perché è un allenatore estremamente competente e sa di cosa ha bisogno ogni sua giocatrice per farla rendere al meglio”.
Come giudica i suoi primi mesi ad Istanbul?
“Mi trovo davvero bene e sono pienamente soddisfatta della mia prima parte di stagione. Penso di essere migliorata moltissimo e diventata una giocatrice più matura e più forte sia a livello mentale che a livello tecnico. La società ha un’organizzazione meravigliosa e nello spogliatoio c’è un bel clima: questi aspetti sono fondamentali per raggiungere risultati importanti”.
Nelle ultime apparizioni il VakıfBank sembra aver trovato i giusti equilibri.
“L’inizio non è stato facile, visto che ci è servito un po’ di tempo per conoscerci. Poi abbiamo trovato il giusto ritmo e iniziato a mostrare un gioco di alto livello: nelle ultime partite si sono visti tutti i progressi che ci hanno permesso di conquistare la vetta del campionato, anche se possiamo fare ancora meglio”.
Il terzo posto al Mondiale per Club. Ha qualche rimpianto per come è andata la semifinale contro Conegliano?
“Penso che la nostra partita contro Conegliano sia stata positiva, nonostante che non sia finita come avremmo voluto. In certe gare i dettagli, gli episodi fanno la differenza. Questione di piccole cose che cambiano i risultati. Se ci dovesse capitare di nuovo una situazione del genere al tie break, cercheremo di non ripetere gli stessi errori. In Champions contro Kaliningrad abbiamo già dimostrato di avere imparato la lezione”.
Quanto è difficile giocare con tanta pressione, dal momento che tutti si aspettano sempre grandi prestazioni dal VakıfBank?
“Ogni volta che scendo in campo avverto sicuramente un certo grado di pressione, ma credo sia normale quando si indossa una maglia così importante e prestigiosa. Vincere non è mai facile, soprattutto quando si parte con i favori del pronostico. Perciò, è importante che la squadra rimanga unita e concentrata sui propri obiettivi in qualsiasi momento”.
Ha giocato per due stagioni a Scandicci. Quanto è stata importante questa esperienza per la sua carriera?
“Porterò per sempre nel cuore gli anni di Scandicci, sebbene siano stati pieni di alti e bassi. Ho avuto la possibilità di crescere e conoscere meglio me stessa, i miei limiti e i miei punti di forza, misurandomi in un campionato di livello assoluto”.
Cosa le manca maggiormente dell’Italia?
“Mi mancano soprattutto il cibo e la possibilità di andare alla scoperta delle bellezze dell’Italia”.
Come ha trascorso Capodanno e quali sono i suoi obiettivi per il 2020?
“Ho atteso l’arrivo dell’anno nuovo ad Istanbul insieme al mio fidanzato e ad alcune compagne di squadra. Obiettivi? Non mi pongo limiti”.