Di Redazione
Per il secondo anno consecutivo, le classifiche dell’UE indicano l’Italia all’ultimo posto delle stime di crescita nella zona europea. È qualche anno, a tenerci bassi, che la nostra economia va male e anche per questo motivo gli italiani sono tornati a essere un popolo di emigranti quasi come lo erano nel periodo precedente al boom economico. Ma gli italiani non viaggiano solo per cercare fortuna. Viaggiano per esplorare, fare nuove esperienze, conoscere culture e allargare i propri orizzonti.
Da questa curiosità e da questa sete di conoscenza sono spinti anche alcuni dei pallavolisti che vanno a giocare all’estero. Tra questi, c’è la schiacciatrice Valeria Papa che – dopo la stagione alla Savino del Bene Scandicci – ha salutato l’Italia per andare in Brasile e vestire la maglia rossonera del Flamengo. Alla vigilia dell’ultima partita stagionale, Valeria si è raccontata in esclusiva ai microfoni di Volley NEWS e ha tracciato un bilancio della sua prima stagione all’estero.
Com’è nata l’occasione di giocare in Brasile e perché questa scelta?
“L’allenatore del Flamengo aveva visto alcuni video e da lì è nato l’interesse nei miei confronti. Quando il mio procuratore mi ha informato della possibilità di andare in Brasile, non ho avuto dubbi: era difficile dire di no anche perché non avevo mai fatto un’esperienza all’estero e mi sarebbe piaciuto provare”.
Rio de Janeiro è una delle metropoli più centrifuganti del mondo. Come si vive lì?
“Definirei Rio come la ‘città dei contrasti’, perché a quartieri di lusso si alternano favelas che di solito si sviluppano nella parte più alta. Gli abitanti stessi dicono che sia pericolosa; a dir la verità, qui si vive davvero bene e in questi mesi mi sono goduta il bello della città, da spiagge meravigliose a punti panoramici incredibili. E poi c’è il Cristo Redentor che sovrasta Rio dando un grande senso di protezione”.
Quali difficoltà ha riscontrato nel cominciare una nuova vita lontano dall’Italia?
“La difficoltà più grande è stata la barriera linguistica. A differenza dell’Italia, qui è difficile trovare persone che hanno studiato o sanno parlare inglese. Perciò, ho dovuto imparare in fretta il portoghese: la comprensione non è sempre ottimale, ma mi permette di interagire con le altre persone e fare una vita normale”.
Com’è andata questa stagione? Si ritiene soddisfatta del decimo posto in classifica della sua squadra?
“Martedì giocheremo il derby contro la Fluminense e sarà la nostra ultima partita. Mi ritengo abbastanza soddisfatta di questa stagione: a voler vedere il bicchiere mezzo pieno, sul finale siamo riuscite a fare risultati importanti per la classifica, anche se precedentemente alcuni passaggi a vuoto avevano pregiudicato l’andamento di tutto il campionato. La squadra aveva il potenziale per arrivare tra le prime otto, ma così non è stato”.
Qual è il livello della pallavolo in Brasile?
“In Brasile c’è un gioco divertente, emotivo, che comporta alti e bassi; il livello è buono anche se un po’ più basso rispetto a quello della Serie A. Penso che le prime squadre si avvicinino molto a quelle italiane: magari, peccano qualcosa negli aspetti tattici, dal momento che negli ultimi anni in Italia c’è stato uno sviluppo notevole da questo punto di vista”.
Se dovesse individuare una differenza nel modo di vivere la pallavolo in Brasile rispetto all’Italia quale sarebbe?
“In Brasile la pallavolo è uno sport molto seguito, anche più che in Italia. Una grande differenza è che qui si gioca in giorni e orari diversi per coprire le richieste televisive e permettere alle persone di seguirla anche da casa e nei bar”.
L’Italia sta vivendo giorni difficili a causa dell’emergenza coronavirus. Com’è la situazione a Rio de Janeiro?
“Per il momento a Rio la situazione è molto tranquilla. Non sono stati riscontrati casi di positività al virus, anche se sinceramente non so quanti tamponi e controlli vengano fatti. A differenza dell’Italia, non sto percependo grandi cambiamenti nello stile di vita: per esempio, è appena terminato il Carnevale di Rio e non c’erano limitazioni o attenzioni particolari”.
Che piani ha per il futuro? Spera in una chiamata dall’Italia o è decisa a continuare la sua carriera all’estero?
“Non so cosa mi riserverà il futuro. Di solito, evito di fare progetti e viaggi mentali sulla stagione successiva perché non si può mai sapere quali strade si possono aprire: se me lo avessero chiesto nello stesso periodo dell’anno scorso, mai avrei pensato di andare a giocare in Brasile. Certamente il campionato italiano è quello più bello al mondo, ma non mi precludo nulla”.