Di Stefano Benzi
Jovana Brakocevic è orgogliosamente serba: di Zrenjanin, una bellissima cittadina della Vojvodina poco lontana dal confine ungherese. Ma ha sposato un italiano, ha eletto la sua residenza a Treviso e suo figlio Viktor probabilmente crescerà cittadino del mondo pur essendo italiano, visto che la mamma ha spesso la valigia in mano e si è adattata a vivere ovunque lasciando sempre ricordi splendidi.
Jo è considerata una donna forte: non solo in campo. Ha un attacco letale e una testa decisamente competitiva. Sa quello che vuole. Si è costruita una carriera da professionista di prim’ordine e quando ha deciso che era ora di avere un bimbo ha messo serenamente la carriera da parte facendo posto a Viktor, che a bordo campo non manca mai.
Jovana è una donna speciale, con tanta testa, davvero tanta. Il giorno del suo 32esimo compleanno, due settimane fa, ha postato su Instagram una sua foto intensissima, con la cicatrice del brutto infortunio al ginocchio sinistro in primo piano: “Cicatrici dentro e fuori, ma vado avanti e ringrazio per qualsiasi cosa”.
Quando Jo dice una cosa state tranquilli che la pensa, il suo social marketing è credibile perché quello che ha in testa glielo leggi negli occhi. E se una cosa non le va te la sbatte in faccia. Senza troppi fronzoli.
Ieri Jovana ha postato su Facebook, in serbo, un post molto amaro che pochi italiani avrebbero potuto scrivere così lucidamente e che mi ha fatto (giustamente) raggelare il sangue. Questa la sua traduzione, nuda e cruda.
“Non scrivo spesso, anzi quasi mai, ma ora ne sento il bisogno. Il Covid-19 è un virus che ci ha chiuso in casa. Ma è solo questo? No, il coronavirus è un killer. Ed è un dato di fatto. E non si limita ad ammazzarti. Ti uccide in solitudine. Muori senza nessuno. C’è solo il personale medico, di cui vedi a malapena gli occhi. Non c’è nessuno a tenerti la mano. Nessuno. A Bergamo è stato anche peggio. L’esercito ha recuperato le bare dei deceduti, le ha caricate sui camion e le ha portate direttamente al crematorio. Fine. Nessuno ha potuto salutare, nessuno ha potuto dire addio a queste persone. Sono entrati in ospedale malati, hanno combattuto da soli, senza i loro cari. E hanno perso… da soli… Non ci sono funerali. Solo un forno crematorio. Caro amico che continui ad uscire per andare a prenderti il caffè. Che vai a correre al parco o a fare shopping nei centri commerciali, o in qualunque posto che non sia stato obbligatoriamente chiuso. Se continui a fare così metti te stesso e i tuoi cari a rischio di ammalarsi e di morire da soli. Cerchiamo di essere più intelligenti di così. Cerchiamo di amare non solo le nostre vite, ma anche le vite dei nostri cari e di tutte le altre persone che possiamo mettere in pericolo. Seguiamo la legge in modo più rigoroso possibile affinché questo periodo oscuro passi il più presto possibile. Spero che questo post possa cambiare almeno la mentalità di qualcuno e convinca chiunque a rinviare il proprio caffè. L’importante è conservare la salute”.
Cara Jo, chi scrive un pochino ti conosce e scrive da 35 anni di sport ma anche di tante altre cose che lo hanno segnato profondamente in passato. Ma difficilmente avrebbe potuto rendere la questione come l’hai scritta tu. Avrò piacere di offrire presto un caffè a te e tuo marito e di fare una carezza ai riccioli di Viktor. Quando tutto questo sarà finito e potrò finalmente venire a vedere i tuoi sguardi furenti al di qua della rete. Nel frattempo… брини се, поштовати, љубав.
(Fonte: Jovana Brakocevic Canzian FB)