Di Redazione
A Trento c’è chi non si muove da casa e trova giusto farlo.
Uno di questi è il tecnico dell‘ltas Trentino Volley Angelo Lorenzetti, che intervistato oggi da Maurilio Barozzi delll’Adige, conferma l’importanza di rispettare tutte le regole dettate dal governo, anche se si è sportivi di alto livello.
Lorenzetti, innanzitutto come sta passando questa quarantena a Trento, lontano dalle sue Marche? »Leggo, mi tengo informato e soprattutto rifletto».
Su cosa sta riflettendo, in particolare? »Sul fatto che tutti noi dobbiamo renderci vulnerabili al momento. In circostanze del genere penso che l’aspetto umano venga prima di ogni altro discorso. Certo, l’attesa crea disagio e certamente è un disagio restare chiusi in casa, lontani dalla famiglia come sta accadendo a moltissimi degli atleti della Trentino Volley o ad altri sportivi. Ma noi dobbiamo continuare a pensare che siamo comunque fortunati: ci sono disagi peggiori di quello che dobbiamo fronteggiare noi sportivi».
Cosa significa “attendere” per uno sportivo che fa della dinamica il suo lavoro, la sua vita? »Per atleti di primo piano, sempre in azione, ma anche per chiunque altro, attendere può apparire un’attività snervante visto che in condizioni normali ogni giorno siamo chiamati a prendere decisioni però non c’è niente altro da fare: bisogna rassegnarsi all’attesa e all’immobilità».
E tuttavia restate pallavolisti. State pensando già alla ripresa? »In questa fase è impossibile pensare di fare attività sportiva seriamente. I ragazzi lavorano da casa ma in tali condizioni, considerando che pratichiamo uno sport di squadra, possono solo cercare di mantenere un minimo di condizione. Vedendo le cose come si stanno evolvendo, la luce in fondo al tunnel è ancora molto lontana e, se si riprenderà, quel giorno bisognerà ricominciare praticamente da capo».
Dice se si riprenderà. »Eh, non so quando sarà. In questo momento è impossibile programmare di fare attività sportiva un mese, quaranta giorni. Sinceramente è impossibile fare una previsione e in ogni caso, non spetta a noi farla. Ripeto: siamo sportivi ma ora dobbiamo pensare di fare il nostro dovere di cittadini». »Se si riprenderà quello sarà un giorno felice per tutti noi e ce lo goderemo assieme a tutti gli italiani, e non solo. Se arriverà quel giorno, il problema sportivo sarà un bel problema da risolvere e saremo tutti molto felici di doverlo affrontare. Perché, in caso contrario, significa che ci sarà ancora da soffrire, per tutti».
Non mi pare molto fiducioso sul futuro. »La fiducia c’è, eccome. Ma ogni giorno apprendiamo notizie tragiche che non possiamo certo ignorare. Se parliamo di speranza, la mia è quella di riprendere al più presto ma non vorrei che queste parole potessero rivelarsi come controproducenti rispetto a quanto ogni giorno ci viene detto e chiesto di fare, rispetto agli ammonimenti dei nostri governanti».