Di Redazione
Continua il periodo di quarantena su tutta l’Italia con alcune regioni che hanno adottato misure ancora più restrittive rispetto alle indicazioni del Governo. L’Itas Trentino, nonostante non sia in una delle zone più colpite dal Coronavirus, continua il lavoro da casa con i giocatori (tutti rimasti a Trento) che non si muovono dalle proprie abitazioni. Il coach Angelo Lorenzetti, intervistato dal “Corriere Adriatico Marche Sud” e in pensiero per i propri cari che vivono nella marche, fa un bilancio della stagione fino ad ora.
Angelo Lorenzetti soffre a distanza, come tutti. L’allenatore della Trentino Volley, 55 anni, è in clausura all’ombra delle Dolomiti, ma il suo pensiero corre alle Marche e alla sua Fano. Che notizie ha coach, da casa? «Ovviamente penso alla mia terra, che è tra le più colpite, e ai miei genitori, che hanno una bella età ma ancora reggono. Sono ligi alle direttive, certo. Sono persone che hanno vissuto la guerra, però una cosa del genere, un nemico invisibile, non avevano mai dovuto fronteggiarlo. Spero che il virus passi loro accanto, senza colpirli».
Passiamo al volley, la stagione è già finita? «Penso che sia prematuro addentrarsi in qualsiasi giudizio di chiusura o non chiusura. Al di là delle considerazioni che abbiamo tutti, in certi momenti bisogna rendersi conto di far parte di una struttura e ci vuole senso di appartenenza. Magari c’è una discussione interna ma poi decide chi sta al comando. Adesso abbiamo un campionato sospeso, al di là delle previsioni che ognuno fa vuol dire che in teoria può riprendere. Prima o poi si ripartirà, un giorno la vita riprenderà, anche se quando si parla di atleti di alto livello bisogna pensare anche a graduare la ripresa, bisogna pensare alla schiena, alle ginocchia. E anche fosse l’anno a venire, bisogna già pensarci oggi, certo questa è una situazione che fa cadere tutti i paradigmi».
Cosa aveva detto fin qui la stagione? «Che le due squadre che l’anno scorso erano emerse soprattutto nella seconda parte della stagione, Lube e Sir Safety, sono rimaste davanti. Modena si è forse un po’ avvicinata, mentre Trento no, ha mantenuto la stessa distanza che aveva da Lube e Perugia».
Contava di riuscirci a colmare il divario? «La speranza è sempre quella, noi proviamo ad avvicinarci, ma gli altri restano lontani. La mia squadra è migliorata, ma anche gli altri lavorano e non stanno fermi».
La Lube ha letteralmente cambiato volto dopo il cambio di panchina. «Domanda legittima ma difficile rispondere senza far male a qualcuno e io non voglio far male a nessuno. Diciamo che il decollo è coinciso con quel momento li, è un dato di fatto, ma sarebbe ingeneroso nei confronti di Medei. Forse sarebbe accaduto comunque, non dimentichiamo che andavano inseriti dei giocatori e la cosa non è facile. A volte ci sono percorsi di sofferenza che vanno esplorati».
Lei spesso e volentieri con le sue squadre aveva battuto la Lube, quest’anno invece 5 sconfitte su 5 partite… «Si è vero, ci stiamo lavorando ma è durissima. Però è vero anche che la resistenza e la forza di Civitanova, per noi sono nello stesso tempo stimolo, esempio e ispirazione. Loro hanno conquistato autostima e consapevolezza, adesso uscire a testa alta contro di loro, pur perdendo, vuol dire che non siamo certamente dei somari».
Concludiamo con questa strana esperienza della clausura, in cosa si sta dilettando in questi giorni? «Ci siamo visti con tutto lo staff (ovviamente on line n.d.r) e ci siamo detti che quando finirà questo periodo drammatico appena ci ritroveremo insieme subito bandiremo una sfida di masterchef, dopo tutti questi allenamenti a cucinare che stiamo facendo».
E in particolare adesso a che cosa si sta dedicando? «Filetto di vitello in crosta di pistacchio, e scusate se è poco».