Di A.G.
In Minnesota, quando l’estate finisce e il vento inizia a diventare freddo, si tirano fuori gli stivali pesanti e si aspettano solo tre cose: la neve – e state certi che arriverà; i nuovi episodi di Fargo, serie TV di successo ambientata proprio nello “Stato della stella del nord”; e infine che un figlio di questa terra raggiunga un importante traguardo sportivo.
La stella più famosa di uno Stato che si sta trasformando sempre di più nella “terra del volley” è senza dubbio Lauren Gibbemeyer, originaria di Saint Paul. Stiamo parlando di una centrale ormai esperta, classe 1988 con una caratura internazionale data da quasi dieci anni vissuti da protagonista assoluta della scena mondiale, sia con il Team USA sia con i club.
L’anno scorso, dopo aver giocato per sei stagioni nella Serie A1 italiana, Gibbemeyer è stata al centro di una delle trattative più importanti del mercato estivo, che l’ha portata a vestire la maglia dell’ambizioso Eczacıbaşı Spor Kulübü Istanbul. E mentre i suoi tifosi, turchi e americani, sognano in grande vedendola giocare, la centrale – tornata in Italia proprio in questi giorni per disputare alcune amichevoli – si è raccontata ai microfoni di Volley NEWS tra passato, presente e futuro.
È al secondo anno con la maglia dell’Eczacıbaşı Spor Kulübü. Quali motivi l’hanno spinta a rinnovare il suo contratto con questo club?
“Sono contenta ed orgogliosa di aver rinnovato il mio contratto con l’Eczacıbaşı per un’altra stagione perché è un club con un’organizzazione perfetta: noi giocatrici dobbiamo pensare solo alla pallavolo visto che non ci manca niente. Nello spogliatoio c’è un bel clima e ormai questo gruppo è diventato per me come una seconda famiglia”.
Quali sono gli obiettivi dell’Eczacıbaşı per questa stagione?
“Anche quest’anno vogliamo disputare una stagione da protagoniste. Siamo consapevoli delle nostre qualità e di poter essere competitive in ogni competizione. Perciò, cercheremo di fare sempre del nostro meglio per poter raggiungere traguardi importanti e vincere qualche trofeo, a partire dal Mondiale per Club a dicembre. Speriamo poi di riuscire a migliorare il risultato della scorsa stagione in Champions League”.
Istanbul è una delle metropoli più “centrifuganti” del mondo. Come si vive lì?
“Ad Istanbul si fa tutto di fretta. È una città che offre qualsiasi tipo di servizio e comodità. Il traffico, però, non ti fa arrivare mai in tempo e perciò trovo questa metropoli molto diversa dal ‘mio’ Minnesota, che è più tranquillo e immerso nella natura. Per fortuna, noi giocatrici abitiamo in un paese vicino a Istanbul: qui la vita è sicuramente meno stressante”.
Qual è il livello del campionato turco e quali sono le principali differenze dalla Serie A1 italiana?
“In Turchia ci sono quattro squadre forti e superiori alla media che ogni anno si giocano i titoli in palio; gli altri club fanno più fatica a tenere il passo e i loro risultati dipendono molto dalle possibilità economiche dei proprietari. A mio giudizio, la Serie A1 è un campionato più equilibrato rispetto a quello turco perché tutte le formazioni italiane sono di buon livello e non c’è mai una partita scontata”.
Quanto le manca l’Italia? Le piacerebbe tornare a giocare nel nostro Paese?
“Ho tanta nostalgia dell’Italia. Mi mancano le bellezze artistiche e paesaggistiche, lo stile di vita, il cibo, la lingua e le mie amiche. Sarebbe davvero un bel sogno finire la carriera in questo Paese che porterò per sempre nel mio cuore”.
Quali sono i ricordi più belli legati alle sue esperienze in Italia?
“Ciascun anno in Italia è stato unico e speciale per me, anche se i ricordi più belli sono legati all’esperienza alla Pomì Casalmaggiore. Questa società mi ha trasmesso una sensazione di famiglia che mi è sempre mancata all’estero. Non dimenticherò mai la Champions League vinta davanti ai nostri tifosi: è stato un successo che mi ha insegnato quanto sia importante essere un gruppo unito per raggiungere grandi obiettivi”.
Nelle scorse settimane ha annunciato il suo addio alla nazionale USA. Quanto è stato difficile prendere questa decisione a un anno dalle Olimpiadi di Tokyo?
“È stato molto difficile prendere questa decisione dopo aver dedicato quasi dieci anni al programma del Team USA. Qualche volta, però, si arriva a un punto in cui bisogna dare maggiori priorità ai valori personali anche se questo vuol dire sacrificare un sogno. Comunque, non smetterò mai di fare il tifo per le mie ex compagne di nazionale, che mi mancano tantissimo”.
Quali sono i suoi sogni per il futuro?
“Pallavolisticamente parlando, mi piacerebbe raggiungere il livello più alto possibile e vincere un’altra Champions League. Per la mia vita personale, un giorno, sogno di diventare madre, avere una famiglia tutta mia e aprire un rifugio per cani e gatti in Minnesota”.