Di Roberto Zucca
Alessandro Preti è un piccolo supereroe della Serie A: di giorno indossa le vesti di schiacciatore in una delle squadre, l’Olimpia Bergamo, più corazzate del nuovo campionato di A2, di sera ricompare nelle vesti di laureando in Giurisprudenza con il sogno del cassetto di occuparsi di start-up e criptovalute:
“Per adesso il presente è la pallavolo. Sto scrivendo la tesi per la laurea in Giurisprudenza che spero di discutere nella prima parte del 2020. Ma sono concentratissimo sulla stagione che sta per iniziare. Abbiamo la possibilità di fare molto bene”.
Bergamo ha fatto una campagna acquisti davvero importante. Obiettivi?
“Puntare in alto. Non sarà facile perché ci sono altre squadre che si sono organizzate altrettanto bene, ma per noi l’avere in squadra elementi come Della Lunga e Pereira è un valore aggiunto importante. Siamo una squadra attrezzata in ogni reparto e si può fare bene da subito”.
Il suo reparto vanta tre nomi importanti, compreso il suo.
“Con Nicola Tiozzo siamo cresciuti assieme. È un amico ed è un giocatore che può dare tanto al reparto schiacciatori. Con Della Lunga ci stiamo conoscendo in queste settimane; è un giocatore molto in gamba, dentro e fuori dal campo. La sua esperienza può dare molto valore a tutti. Per ciò che mi riguarda, cercherò da subito i miei spazi. Arrivo da una stagione buona a Cantù, culminata nei playoff. Spero di ripetermi”.
Dopo Milano, due stagioni in A2. Era ciò che davvero voleva?
“Sì. Milano è stato un palcoscenico molto bello nel quale mi sono confrontato con un livello e un campionato ostico e affascinante. L’essere tornato a farmi le ossa in A2 lo considero un plus. E poi perché no, si può sempre tornare nella massima serie”.
Con Bergamo?
“Beh, quella è una delle sfide”.
Qualche anno fa era nella lista della nazionale. Si è chiesto, alla luce dei risultati, come mai non figura più tra i convocati?
“Perché coloro che ne fanno parte, in questo momento lo meritano più di me. Io ho avuto l’onore di indossare quella maglia e se me lo chiedessero ci andrei a piedi pur di rivivere quei momenti. Però ci sono elementi che in questo senso hanno fatto un percorso continuativo e di livello diverso. Chissà che non possa tornare in futuro il momento Cavalese anche per me”.
Vedendo ciò che fa fuori dal campo, ho l’impressione che lei sia un atleta con il piano B nel cassetto.
“Ma lo hanno anche tanti che militano in Superlega! Io ho solo scelto di iniziarlo subito dopo la scuola. Ho già avuto esperienze lavorative che coniugavano pallavolo e vita professionale. Ho lavorato per una start-up che si occupava di criptovalute negli anni scorsi e spero mi ricapiti qualche buona occasione nel futuro, perché sono appassionato di nuove tecnologie e vorrei coniugarle con i miei studi. Però se mi chiede cosa metto al primo posto, il volley dal piedistallo in questo momento non può scendere”.
So che ha un passato da beacher. Ha mai pensato di convertirsi completamente?
“Completamente mai. Ho giocato con Alessandro Carucci, che è uno dei miei migliori amici, e rimane solo un bellissimo divertimento estivo che riesco a praticare di più o di meno a seconda delle stagioni. È un mondo molto affascinante, ma in Italia difficilmente puoi viverlo come se fosse la tua professione principale”.
Come si vede tra 10 anni?
“Con un piano B e un piano C! Il piano A resta quello. Ho sacrificato tanto per questo sport e ci credo tanto. Non sono uno che rimugina sul passato, ma è ovvio che il futuro me lo immagino con il pallone da pallavolo tra le mani, magari nella massima serie”.