Di Redazione
Ciclicamente, ma con frequenza purtroppo sempre maggiore, il problema si ripropone: in settembre era successo ad Arzano, in provincia di Napoli. Oggi, come riporta il quotidiano La Provincia, capita a Como: in città non ci sono impianti per allenarsi, perché le palestre scolastiche restano in gran parte chiuse. La conseguenza è inevitabile: le società perdono atleti e tesserati, e molti giovani si allontanano dallo sport.
Il motivo per cui molti istituti scolastici aprono i propri impianti solo agli alunni è quasi ovunque lo stesso: le palestre sono inadeguate e fatiscenti e nessuno può permettersi l’investimento necessario per metterle in sicurezza, ma nemmeno assumersi la responsabilità (anche penale) di eventuali incidenti. Lo dice chiaramente il preside del Liceo Giovio di Como, Nicola D’Antonio: “Bisogna garantire la sicurezza di chi entra nelle palestre. Oltre a un minimo di efficienza, tra bagni e attrezzature. È una partita non facile. Poi mi rendo conto che in città fare sport per i nostri ragazzi così diventa davvero difficile“.
E sulla stessa lunghezza d’onda è la dirigente scolastica dell’ITES Caio Plinio, Silvana Campisano: “Da me le squadre non possono entrare.È una questione di certificati e di sicurezza, oltre ai controlli e alle multe che poi tocca a noi pagare“. Il problema riguarda tutti gli sport, dalla ginnastica al basket, e dove si va avanti è grazie agli sforzi delle società: l’Alebbio Basket, ad esempio, ha investito circa 10mila euro per sistemare due palestre cittadine, oltre all’affitto pagato al comune.
“La palestra di via Giussani doveva riaprire a settembre per la ristrutturazione della scuola – spiega il presidente Mauro Borghi – ma a causa di ritardi è ancora chiusa e speriamo apra a novembre. È l’unica omologata per le partite, anche se non può entrare il pubblico. In via Cuzzi non possiamo fare le gare, perciò adesso giochiamo sempre in trasferta“.
Una situazione che, con le variazioni del caso, si ripete quasi ovunque su tutto il territorio nazionale: casi analoghi si sono verificati anche a Roma, Sulmona, Aversa, Terni, Porto Torres e in molte altre città.