Le pagelle degli Europei azzurri: Sylla è la migliore, delude Malinov

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Di A.G.

Domenica 8 settembre si sono spenti i riflettori sui Campionati Europei femminili, che hanno visto trionfare la Serbia per la seconda volta consecutiva. Invece, per l’Italia l’obiettivo minimo era una medaglia dopo dieci anni di digiuno e le azzurre sono riuscite nella loro missione, conquistando un bronzo che deve rappresentare un punto di partenza e non di arrivo.

Dopo l’argento ai Mondiali del 2018 e la qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo strappata a inizio agosto, possiamo dire che il nostro sestetto è tornato nella pallavolo che conta, anche se la sensazione è che manca ancora qualcosa per poter vincere. Infatti, le ragazze di Davide Mazzanti non hanno brillato sotto il profilo tecnico e tattico in queste due settimane: non hanno espresso una pallavolo emozionante e spumeggiante, perdendo con la Polonia nella fase a gironi, stentando contro la Slovacchia agli ottavi di finale e dissolvendosi come neve al sole contro la Serbia in semifinale, ma alla fine sono riuscite a salire sul podio. Il terzo posto è, dunque, un traguardo importante e non una semplice consolazione, anche se questa nazionale deve essere consapevole che può fare molto di più.

Ma veniamo alle pagelle delle singole giocatrici, tenendo conto di tutto il percorso delle azzurre in questa rassegna continentale.

Ofelia Malinov voto 5. La natura non fa salti, diceva il filosofo Leibniz. Vale anche per la pallavolo e Malinov lo ha dimostrato. Ci eravamo illusi che dopo il titolo di miglior palleggiatrice vinto all’ultimo Mondiale potesse scavalcare qualche gradino dell’apprendimento, invece anche Lia ha sbattuto il muso contro un volley di alto livello non semplice da raggiungere. In tutto il torneo prova a variare e velocizzare il gioco, ma, complice una ricezione ballerina, non sempre riesce ad essere pulita e precisa.

Paola Egonu voto 6,5. La nostra giocatrice più rappresentativa in questo torneo ci ha fatto gridare di gioia ma anche per la disperazione. Partita fortissimo, ha raggiunto l’apice nella partita contro il Belgio, dominata con 28 punti e ottima efficienza in attacco; poi, purtroppo, dalla sfida di Lodz con la Polonia, ha iniziato ad accumulare errori in serie (60 in fase offensiva e 31 al servizio), risultando sì ammirevole per la caparbietà nel cercare di caricarsi sulle spalle la squadra, ma allo stesso tempo poco lucida e discontinua. I suoi tabellini non sono mai scarni (mette a referto 196 punti, di cui 24 ace e 21 muri), ma solo nella finale per il terzo posto si vede la fuoriclasse che è. Forse Paola è arrivata a questo Europeo con le pile scariche dopo una stagione logorante.

Cristina Chirichella voto 7. A volte esitante e poco efficace a muro – 13 stampate vincenti per lei – ma quando si fa sul serio emerge tutta la sua “cazzimma“: in semifinale è l’unica a garantire uno standard elevato e nella finale per il terzo posto è davvero incontenibile. Si fa sempre trovare pronta sui primi tempi e la sua classe in attacco (foto CEV, 53,3% di efficienza) è immensa come la sua voglia di lottare e di caricare le compagne nel momento del bisogno. Una capitana nel vero senso della parola.

Raphaela Folie voto 5,5. Mazzanti ha diverse opzioni di livello assoluto al centro, ma Folie è una risorsa a cui il CT non rinuncerebbe mai per la solidità che dà in cambio-palla. Tuttavia, la giocatrice spumeggiante ammirata al Preolimpico si è vista poco in questo Europeo (40,2% in attacco e 14 muri). E la semifinale ne è l’emblema: le traiettorie della Serbia e l’impatto con le loro attaccanti fanno decisamente male e la centrale fatica a prendere le misure, non offrendo alla squadra il suo consueto contributo.

Indre Sorokaite voto 7. L’atteggiamento è di quelli giusti, carica e determinata, riesce a camuffare le difficoltà in ricezione con una devastante incisività in fase offensiva (12,3 punti di media) e al servizio (13 ace). In semifinale, però, sembra smarrirsi, perdere le proprie certezze e la propria forza mentale, lasciando l’intero peso dell’attacco sulle spalle di Egonu. Resta ora da capire se la sua versione definitiva è quella timida vista contro le campionesse d’Europa o quella letale come è stata contro la Slovacchia e la Polonia.

Miriam Sylla voto 7,5. Non si può parlare di consacrazione totale perché quella, di fatto, è già arrivata nella scorsa stagione. Semmai la conferma a un livello dove troviamo poche altre schiacciatrici in Europa. Miriam rappresenta l’ago della bilancia di questa nazionale, l’elemento che dà equilibrio alla squadra: sbaglia una sola partita, contro la Serbia, ma per il resto è sempre presente nei punti decisivi, si dimostra una garanzia per le compagne, una spalla su cui si può contare in attacco (107 punti complessivi con il 52,4% di efficienza), in ricezione, fondamentale in cui è migliorata sensibilmente, e a muro con 11 stampate vincenti.

Monica De Gennaro voto 6,5. Europeo di grande sostanza per il libero azzurro, che deve ricevere per tre, mettendo una pezza alle lacune delle nostre schiacciatrici in questo fondamentale. Di sicuro un compito non facile, e talvolta va in difficoltà persino lei (16 errori e 39,6% di efficienza). In difesa ci mette la solita determinazione, con un muro che non sempre agevola il suo lavoro: deve correre e mettere in risalto i riflessi. A volte le riesce, a volte meno.

Alessia Orro voto 6. Tanto talento nelle sue mani ma poche occasioni per dimostrarlo. Chiamata in causa contro la Serbia, fa il suo affidandosi con buona continuità ad Egonu, e la sensazione è che in quell’occasione l’opposto abbia attaccato meglio i palloni serviti dalla palleggiatrice di riserva. Invece, quando entra in battuta non è mai incisiva: nessun ace e 2 errori su 13 tentativi.

Anna Danesi voto 5. Dov’è finita la centrale rivelazione dell’ultimo Mondiale? Nella fase a gironi ha un paio di occasioni per giocare, ma non è mai risolutiva, non riesce a trovare il ritmo in attacco e fatica a muro (solo 3 punti). Poi sparisce dai radar, diventando la quarta scelta per coach Mazzanti: più un flop che una risorsa in questa rassegna continentale.

Sarah Fahr voto 6,5. Quando viene chiamata in causa al posto di Folie dimostra di avere tanta personalità: a 17 anni non è da tutti entrare in una semifinale e realizzare 4 punti, con ben 3 muri. Conferma di essere un talento in grande ascesa, sempre più sicura e meritevole di un posto in Nazionale. Il futuro è suo.

Sylvia Nwakalor voto 6. Entra nel finale di partita contro la Serbia e, con un’ottima serie al servizio condita da un ace, quasi la riapre. Un Europeo da comparsa per una giocatrice su cui Mazzanti non può ancora investire appieno a causa della giovane età.

Lucia Bosetti voto 6. Condizionata dal riacutizzarsi di un risentimento alla spalla, si rivede in campo per qualche scambio contro la Slovacchia e la Russia, giusto in tempo per piazzare un muro e distinguersi per un paio di difese di rilievo. È chiaro che non ha il ritmo partita e perciò non gioca la semifinale, ma senza Lucia l’Italia fatica troppo in ricezione: una giocatrice con la sua tecnica è quasi impossibile da sostituire e noi preghiamo il santo protettore delle ricevitrici che le riservi ancora una lunga carriera.

Beatrice Parrocchiale voto 5,5. Entra al posto di Sorokaite per dare maggiore solidità alla seconda linea azzurra, ma il miglioramento non è così sensibile (per lei solo il 36,8% di ricezione perfetta). Forse Mazzanti si aspettava qualcosa in più dal suo secondo libero.

Terry Enweonwu non giudicabile.

CT Davide Mazzanti voto 7. Diciamo le cose come stanno: non gli è andata bene una cosa che fosse una. La sorte è stata spietata con lui, costringendolo a ridisegnare il sestetto titolare a pochi giorni dall’inizio della rassegna continentale. Con le spalle al muro, vince – almeno parzialmente – la scommessa Sorokaite in posto 4 e porta al terzo posto un’Italia non perfetta, magari non bella, ma che certamente ha provato a gettare il cuore oltre l’ostacolo. Ad ogni modo, un anno dopo alla rassegna iridata il gap dalla Serbia si è ampliato e questa non è una buona notizia in vista delle Olimpiadi.

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