Di Paolo Cozzi
Si sono da poco spenti i fari sui Campionati Europei femminili, con la nostra nazionale capace di portare a casa una medaglia Continentale che mancava da ben 10 anni. Parentesi: sì lo so cosa state pensando, che abbiamo perso l’occasione di vincere l’oro… Ma è dalle sconfitte,dai momenti bui che le grandi squadre risorgono come l’araba fenice e costruiscono le nuove fondamenta per spingersi verso le vittorie.
Ora però bussano già alle porte gli Europei maschili, che vedranno il nostro sestetto lottare alla pari con Polonia e Russia per provare a portare in Federazione quell’oro che manca ormai da ben 14 anni (e se penso che nel 2005 ero in campo a Roma, con 10000 tifosi festanti, ho ancora brividi di emozione!).
Il primo girone rappresenta per i nostri una pura formalità: Grecia, Portogallo e Romania sono squadre che neanche lontanamente possono impensierire i nostri ragazzi. La nota positiva è che Blengini potrebbe dare spazio anche alle seconde linee, tra cui nel corso dell’estate azzurra sono cresciuti parecchio giocatori come Nelli e Lavia, capaci di mettersi in mostra in più di un’occasione.
Se la diagonale Giannelli–Zaytsev è inamovibile, e il duo Lanza–Juantorena sembra una scelta ormai definita, è sicuramente al centro che potrebbe esserci ancora un po di “concorrenza” per il posto nel sestetto titolare: Piano è sicuramente il migliore del gruppo a muro, Russo e Anzani ottimi in attacco per partite dove serve sovraccaricare al centro e Candellaro è un centrale di equilibrio ed esperienza positivo in tutti e due i fondamentali.
Anche gli ottavi non dovrebbero essere da pathos per i nostri Azzurri, mentre invece dai quarti di finale la tensione si farà alta e bisognerà entrare di slancio per provare ad aprirsi la strada fino a Parigi.
I francesi, padroni di casa, arrivano all’appuntamento casalingo con qualche acciacco di troppo (Ngapeth per il secondo anno di fila si presenta in condizioni non ottimali al grande evento) e un’estate condita da risultati non esaltanti che al momento li estromettono da Tokyo 2020. La sensazione è che potranno essere una mina vagante in partite secche (quarti ed eventuale semifinale) ma sembrano un po’ in declino per poter puntare all’alloro.
Meglio, decisamente meglio la Polonia, reduce da una estate che l’ha vista protagonista sia in VNL con un ottimo bronzo conquistato dal team B che nel girone PreOlimpico in cui, complice l’esordio di Leon, non c’è stato scampo per Francia e Slovenia. Un grande coach come Heynen, che vedremo in Italia da ottobre. Capace di alternare bastone e carota, carismatico, leader positivo per un gruppo che ha voglia di continuare a vincere dopo il Mondiale 2018, nonostante l’assenza di sua maestà Kurek.
A far paura è anche la corazzata Russia del mio amico ed ex compagno di camera Tuomas Sammelvuo, l’uomo giusto al momento giusto, ovvero un allenatore che ha insegnato ad una squadra notoriamente fisica a giocare sporco, a difendere, a coprire, ad avere un atteggiamento in campo da vincente. Poletaev, Kliuka, Volkov: un trio di palla in banda che fa spavento, unito a due centrali che vanno sono delle autentiche muraglie cinesi da superare.
Delle altre, c’è da tenere d’occhio la Serbia, che dopo la debacle barese contro gli azzurri ad agosto ha cambiato coach ed ha una flotta di giocatori che hanno nelle loro corde la possibilità di impensierire chiunque, e anche la Slovenia di Tine Urnaut, squadra sempre pericolosa e capace di momenti di gioco davvero ottimi.