Di Roberto Zucca
Il suo ritorno all’estero è stato salutato da una delusione unanime dei migliaia di suoi tifosi sparsi nella penisola. Ma il carattere, quello che gli ha permesso di vincere tutto nella vita, non lo ha lasciato solo nemmeno in questa nuova avventura targata Dubai. Cristian Savani scrive un’altra pagina della sua vita pallavolistica oltre l’Italia e la inaugura con la vittoria del primo trofeo della stagione:
“In queste ore – racconta lo schiacciatore – festeggiamo la vittoria della Supercoppa di Lega negli Emirati. Abbiamo sconfitto l’Al Ain per 3-1. Sono felice di aver centrato il primo obiettivo della stagione per lo Shabab Alahli, il club che quest’anno ha deciso di offrirmi una bellissima opportunità internazionale”.
È tornato il bomber di un tempo.
“Credo che sia stato sempre presente. Quando mi è sempre stata offerta la possibilità ho sempre dimostrato di essere capace di non tirarmi indietro e di traghettare la squadra all’obiettivo. È nel mio DNA di giocatore”.
Perché gli Emirati?
“Perché l’estero in questi anni ha rappresentato per me la possibilità di esprimermi al meglio. Ho trovato nelle varie esperienze la generosità di club che mi hanno considerato una risorsa importante e non solo un nome da mettere in vetrina. E poi ho sempre detto che le esperienze fuori dall’Italia servono per aprirsi al mondo”.
Qual è il valore aggiunto di giocare all’estero?
“È formativo in primis. Ricordo sempre il primo anno in Cina. Dalla difficoltà di essere ‘fuori dal mondo’, sono nate conoscenze, opportunità. Lo vedo nel fatto che mia figlia, in un mondo spesso chiuso nei confronti delle diversità, ha sviluppato un’apertura mentale e un cosmopolitismo che in Italia è pressoché assente”.
Che obiettivo si è dato da giocatore per questa stagione?
“Portare a casa dei risultati importanti per Shabab. Siamo una squadra che cresce giorno dopo giorno, dotata di elementi importanti. Possiamo toglierci qualche sfizio nel corso della stagione”.
Le manca l’Italia della pallavolo?
“Onestamente no. Vivo questi ultimi anni di carriera con la consapevolezza di aver fatto tutto e di aver dato tanto. Lasciare per qualche anno il campionato italiano mi ha soltanto migliorato come atleta, uomo e padre. Non vivo nemmeno più con l’ansia di chiudere la carriera in Italia. Penso di essere un atleta in questo senso soddisfatto e risolto”.
Pensa a un dopo carriera?
“Ho le idee sempre più chiare. E rispetto a qualche anno fa non mi dispiacerebbe rimarrebbe nell’ambiente della pallavolo. Non tanto per insegnare qualcosa a chi verrà dopo di me, quanto per trasmettere il senso di questo sport che a me ha stravolto in positivo la vita”.