A1 femminile: tra cessioni e fallimenti, ma piazze e tifosi restano

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Di Redazione

Nella pallavolo femminile, guardando indietro di appena 10 anni, il panorama è per certi versi desolante: sono state 34 le società partecipanti, di cui ben 19 hanno cessato l’attività o per scelta o per fallimento, cedendo talvolta ad altre il titolo sportivo: Modena (8 stagioni con 3 denominazioni), Piacenza (7 stagioni), Urbino (6), Pesaro (5), Spes Conegliano, Forlì, Montichiari, Asystel Novara, Pavia (3), Castellana G., Perugia, Chieri-Torino (2), Parma, Giaveno, Ornavasso, Frosinone, Crema, Vicenza, Legnano (1).

Tra quelle in attività, anche in categorie inferiori, solo Busto Arsizio e Bergamo vantano l’iscrizione a tutti gli ultimi 10 campionati, compreso il prossimo; seguono Imoco Conegliano (7), Agil Novara, Casalmaggiore (6), Scandicci, Firenze (5), Monza, Club Italia (3), Bolzano, Filottrano (2), Jesi, Cuneo, Brescia, Fenera Chieri (1).

“È un segno positivo”, dice il presidente dell’Imoco Piero Garbellotto, “perché società e sponsor possono cambiare, ma restano piazze e tifosi. In questi anni abbiamo cercato di fare pulizia nell’ambito della Lega volley mettendo paletti più stretti, con l’obiettivo di far crescere tutto il movimento“. Di massima i campionati sono stati a 12 squadre (solo 11 nel 2013/14), per due volte dei club si sono ritirati in corsa: Spes Conegliano a gennaio 2012, Modena e Crema l’anno successivo. All’avvio del prossimo mancano ancora 100 giorni: parteciperanno 13 squadre (come tre anni fa), di cui 9 confermate rispetto all’anno scorso.

E pensare”, aggiunge Garbellotto, “che l’obiettivo della Federazione era di 14, con la volontà politica, per ragioni geografiche di ripescare Filottrano (unica squadra a sud di Firenze, ndr); noi avremmo preferito il numero pari perché quello è il criterio principale e perché così il calendario da una parte si comprime ulteriormente, dall’altra crea due turni di riposo per squadra”.

Tutto fermo anche per il fondo di solidarietà ipotizzato nell’art. 12 del regolamento di ammissione: l’idea, sostenuta dal presidente di Lega Mauro Fabris, è di destinarvi l’l% dei compensi ricevuti dai club e dalle atlete per sostenere chi andasse in difficoltà economica. “Noi come club siamo disponibili”, chiude Garbellotto, “aspettiamo che anche le giocatrici e la loro associazione battano un colpo. Ha senso solo se lo facciamo tutti; e spero che i procuratori, che prendono una percentuale degli ingaggi, facciano le dovute verifiche presso le società sui pagamenti degli stipendi”.

Dal 1946 al 2000 solo in 14 hanno vinto lo scudetto, ben 8 invece dal 2000 in poi. Oggi sono cresciuti tasso tecnico, concorrenza e volatilità anche economica. Agli imprenditori che ci mettono passione, soldi e nome va il difficile compito di mantenere equilibrio tra conti, emozioni sportive, valore sociale dell’attività sportiva. Il giocattolo è bello. Fate in modo che non si rompa.

(Fonte: La Tribuna di Treviso)

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