Di Redazione
Lo stop forzato di due mesi per sospetti problemi al cuore, poi finalmente il ritorno in campo e infine la paura del Coronavirus. Aimone Alletti, centrale di Milano, nato a Codogno, paese dove è iniziata l’emergenza Covid-19, racconta ai microfoni del “Corriere dello Sport”, la paura e la tristezza di quei giorni.
«È stato molto triste e malinconico vedere inquadrato l’ospedale dove sono nato per tutto quello che è successo. Io ho sempre vissuto a Piacenza, che dista solamente 10 km e dove la situazione è più o meno la stessa. A Codogno vive la migliore amica di mia moglie, che è stata la prima a essere messa in quarantena: Leila era stata a casa sua a pranzo a Codogno nella stessa settimana in cui è cominciato tutto, quindi abbiamo vissuto molto da vicino la situazione. La mia famiglia vive a Piacenza e devo dire che ero preoccupato anche per mia madre e mia sorella, sapendo che quello era proprio l’occhio del ciclone. Tuttora i numeri dicono e non dicono quello che è successo. Ho letto una inchiesta in cui si parla di un numero di morti che è il triplo di quello dichiarato. Una situazione difficile da accettare».
Per Alletti, la paura durante lo stop per problemi fisici di non poter più tornare a giocare è stata tanta. «Tornare in campo è stata una bellissima sensazione – ci ha detto Alletti – In queste situazioni ti rendi conto di quanto tieni alla tua vita. Questo era il decimo campionato di Al che disputavo e dopo tanti anni certe cose le consideri la normalità, le dai per scontate. Poi quando ti viene detto che rischi di non giocare più ti rendi conto di quanto ti manca. È stato difficilissimo. La paura di perdere il gruppo, di non poter più vivere con la squadra mi hanno spaventato. Io stavo li con loro, ma non avevo le loro stesse emozioni”.
Con la chiusura anticipata del campionato ora tutti si domandano cosa ne sarà del futuro e della prossima stagione. «Il futuro? Io avevo un contratto di un anno a Milano quindi è un punto di domanda in questo momento. Ma è anche un interrogativo che è passato in secondo piano. Perchè tutto il mondo della pallavolo si sta chiedendo come concludere la stagione, anche dal punto di vista economico. Quel che succederà l’anno prossimo è difficile da definire e prevedere. Le società vogliono capire che budget avranno e di li inizieranno a muoversi. Adesso il mercato è veramente fermo».