Di Roberto Zucca
Stabilità. Pur nella sperimentazione di un campionato completamente nuovo. Alessandro Graziani ha scelto la Gestioni&Soluzioni Sabaudia per la stagione 2019/2020. Un sodalizio, quello tra la società di A3 e il ventottenne genovese, arrivato in un anno molto particolare della sua carriera:
“Il desiderio era quello di salire di categoria. E di ritrovare un minimo di stabilità. Lo scorso anno avevo scelto Fano per il secondo motivo, perché sono stato un atleta girovago per troppi anni. Vorrei una piazza nella quale stabilizzarmi, così come lo è stata Alba per molti anni”.
Con Sabaudia l’esperienza si è dimostrata un po’ in salita in queste prime settimane.
“Ci stiamo scoprendo. E stiamo lavorando per trovare le giuste conferme. È una squadra nuova che deve migliorare sotto molti punti di vista. Ma io sono anche molto fiducioso che ciò possa avvenire. Mi trovo molto bene sia con la società che con i compagni, insieme possiamo solo crescere”.
Il Piemonte è stata la sua casa per tanti anni. La vicinanza con la Liguria ha contato?
“Sono molto legato alla mia terra, da cui mi sono allontanato sei anni fa perché Liano Petrelli, uomo di pallavolo che stimo tanto, mi ha proposto di andare a Fossano, società con la quale ho trascorso una bellissima stagione. Da lì poi il trasferimento ad Alba prima di approdare a Siena”.
La sua prima stagione in serie A. Qualcuno disse quell’anno che la serie B non era propriamente la sua dimensione.
“Sia Bagnoli che Cichello. Mi ha lusingato ricevere queste considerazioni. Se potessi tornare indietro qualche scelta degli anni passati la farei più con la testa che col cuore”.
Mi spieghi meglio.
“Prima di approdare in Piemonte per gli anni di B, ricevetti una proposta da Potenza Picena per la serie A2. Poi per ragioni di carattere personale, decisi di non partire. È un rimpianto, perché magari avrei poi potuto orientare le mie scelte in maniera diversa, ma non posso certo vivere di quello. Ho 28 anni e in serie A posso ancora trovarmi i miei spazi”.
Un po’ come sta facendo Luca Spirito, suo grande amico dai tempi di Genova.
“Luca sta facendosi valere in Superlega. Pensare che aveva 19 anni quando ci siamo conosciuti e abbiamo giocato assieme a Genova. All’epoca era molto timido, ora sta tirando fuori il carattere e sta dimostrando a tutti il suo grande valore”.
Perché, secondo lei, un palcoscenico come Genova ha interrotto la tradizione pallavolistica ad alto livello?
“Bella domanda. Sicuramente, l’attenzione che gravita attorno al calcio con due squadre nella massima serie fa passare in secondo piano tutto il resto. Si poteva fare tanto, gli elementi e le società nel quale far crescere le risorse ci sono”.
La Liguria sta investendo nel Beach. Ci pensa mai come via di fuga per la sua carriera?
“No. Ho scommesso tutto nella pallavolo e voglio che il volley costituisca il 100% della mia vita. Ho investito moltissimo per avere ciò che ho avuto. Il beach è un divertimento estivo di qualche estate saltuaria. Niente di più”.
Quest’estate per lei oltre al volley, c’è stata un’esperienza televisiva importante. Come si arriva in TV passando per la pallavolo?
“Ho fatto qualche provino perché contattato dalla produzione del programma. E sono stato scelto. Mi sono accordato con la società per cominciare più tardi e ho vissuto un’esperienza diversa”.
Prima d’ora solo Zaytsev e Mastrangelo avevano fatto un’esperienza in tv in prima serata.
“Per me è stata una parentesi bella, perché alla base c’era la curiosità di scoprire un mondo televisivo del quale non avevo mai fatto parte. Ma il campo da pallavolo mi è mancato molto in quelle settimane“.
Soffrirebbe ad essere giudicato come “il pallavolista che ha fatto la tv”?
“No, anche perché non potrebbe accadere. Vengo fortunatamente percepito come un atleta che non ha come velleità l’apparire davanti ad una telecamera. E quello che si dice su di me, fortunatamente, ho la capacità di filtrarlo e lasciarmelo scivolare addosso”.