Di Alessandro Garotta
In una stagione di Serie A1 femminile che sarà ricordata per motivi che non hanno niente a che fare con la pallavolo giocata, non dimenticarsi delle storie che sono state in grado di sorprenderci piacevolmente diventa ancora più importante – e nessuno ha saputo sorprendere un po’ tutti come Anastasia Guerra.
Poco più di un anno e mezzo, questa la distanza temporale dalla nostra ultima intervista in esclusiva con la schiacciatrice veneta. Eppure, sembra essere passata un’eternità. Eravamo alla vigilia di una stagione che per lei si è poi consumata con più ombre che luci tra Cina e Francia. Esperienze che non hanno aiutato a scoprire i margini del suo talento e a chiarire quali potessero essere le sue ambizioni per il futuro. Ma l’estate di riposo e di stacco le ha fatto bene e l’ha ricaricata in vista dell’avventura a Chieri, dove Anastasia non ha deluso le aspettative, spiccando il volo e dimostrando una grande voglia di lottare e giocarsi le proprie carte anche in chiave nazionale.
La giocatrice della Reale Mutua Fenera Chieri si è raccontata di nuovo ai microfoni di Volley NEWS affrontando sia i temi sportivi sia i temi di attualità, che purtroppo in un momento come questo sono inevitabilmente in primo piano.
Come sta vivendo questa situazione di emergenza totale per il coronavirus?
“Ho scelto di trascorrere questo periodo di isolamento domestico a Chieri, per cercare di preservare la mia salute e quella dei miei cari. Ovviamente la quotidianità fatta di palestra e allenamenti è stata stravolta, anche se cerco di organizzare le mie giornate rimanendo sempre attiva e continuando ad allenarmi con costanza”.
Quale messaggio si sente di condividere in questo momento particolare?
“L’unico modo per far sì che questa emergenza sanitaria duri meno possibile è giocare di squadra, restando a casa e rispettando le regole. Per questo mi affido anche al buon senso e all’intelligenza delle altre persone; credo sia doveroso e rispettoso soprattutto nei confronti di chi sta affrontando in prima linea questo nemico invisibile”.
Pensa che si riuscirà a tornare in campo per concludere la stagione?
“Nulla è impossibile, ma penso che questa ipotesi sia molto remota, dal momento che non sappiamo quando usciremo da questa situazione. Qualora ci dovesse essere la minima possibilità di ricominciare, bisognerebbe anche considerare che noi atleti siamo fermi da tre settimane e perciò servirebbe all’incirca un mese per tornare in forma. Comunque, spero che sia sempre data priorità alla salute”.
Riavvolgiamo il nastro. Cosa le hanno lasciato le sue esperienze in Cina e in Francia della scorsa stagione? A posteriori, ha qualche rimpianto?
“La scorsa stagione è stata un po’ particolare, fuori dalle righe. Ho vissuto esperienze che hanno arricchito il mio bagaglio di atleta, fortificato il mio carattere e aiutato a comprendere cosa significa resistere e saper reagire alle difficoltà. Perciò non ho rimpianti, ma solo la consapevolezza che queste opportunità sono state importanti per la mia crescita”.
Poi ha scelto di tornare in Italia, a Chieri. Come mai?
“Sono tornata in Italia perché questo doveva essere l’anno olimpico e volevo giocarmi le mie carte al massimo. Quindi cercavo un progetto che mi aiutasse a trovare più serenità e costanza. Quando ero in Francia, Giulio Bregoli, allora allenatore del Saint-Raphaël, manifestò l’interesse di lavorare con me a Chieri e io ricambiai subito con grande entusiasmo”.
Un campionato da incorniciare fino alla sospensione per lei e la sua squadra. Se lo aspettava?
“Più che aspettarmelo, lo speravo. Dopo aver vissuto una stagione complicata, sono tornata in Italia con tanta grinta e voglia di riscatto. E a Chieri ho trovato un ambiente ideale per fare bene, sentendomi parte di una grande famiglia in cui tutti remano nella stessa direzione. Questo ha aiutato me e le mie compagne a dare anima e corpo per la squadra, e lavorare giorno dopo giorno, senza crearci aspettative troppo grandi. L’unico rammarico è che il campionato potrebbe concludersi un po’ prima del previsto”.
E qual è stato il segreto del suo ottimo rendimento?
“Non c’è un segreto, ma credo sia stato un mix di fattori: caparbietà, voglia di riscattarmi, fiducia dell’allenatore, un gioco veloce che si adattava al meglio alle mie caratteristiche, sinergia con le compagne di squadra e, non ultima, una società organizzata. In particolare, è stato fondamentale l’aspetto mentale, su cui ho lavorato molto negli ultimi anni. Ho capito cosa avessi bisogno per ritrovare le mie sicurezze e man mano mi sono posta una serie di obiettivi, senza mai fare il passo più lungo della gamba”.
Quali idee ha per il suo futuro? Obiettivo Tokyo 2021?
“Assolutamente sì. Lo slittamento delle Olimpiadi non cambierà le mie aspirazioni: avrò un anno in più per prepararmi, limare alcuni dettagli e superare quelli che attualmente sono i miei limiti. La prossima stagione sarà molto importante perché voglio alzare l’asticella e mettermi alla prova con nuove sfide, ma il mio mantra resterà sempre ‘testa bassa e pedalare’”.