La Champions League è da sempre considerata la regina di tutte le competizioni a livello di club, non soltanto perché raggruppa il meglio che la pallavolo europea abbia da offrire, ma soprattutto per il suo carattere spietato ed esclusivo. Ogni carriera, ogni ciclo, per quanto vincenti e unici, si dovranno scontrare con la gigantesca portata di questo torneo, imprevedibile come tutti i grandi eventi a eliminazione diretta, e la loro percezione sarà – quasi sempre ingiustamente – filtrata dai loro risultati. Allo stesso tempo, la Champions League è anche l’ascensore sociale più immediato nel volley. E quindi, come marchia in negativo carriere straordinarie, può svoltarne altre in positivo solo con una manciata di partite.
Perciò, alla vigilia della prima giornata della fase a gironi, abbiamo deciso di intervistare una giovane promessa per cui questa edizione sarà un passaggio fondamentale per sorprendere tutti e bruciare ulteriormente le tappe: la centrale russa classe 2005 Anastasia Lyashko del Volero Le Cannet.
Per cominciare raccontaci qualcosa di te, della tua storia e delle tue passioni.
“Il mio nome è Anastasia Lyashko, sono originaria di Mosca e il mio ruolo è quello di centrale. Gioco a pallavolo da relativamente poco tempo, solo 4 anni. Infatti, la priorità dei miei genitori è sempre stata la formazione scolastica, e non lo sport. L’indirizzo della mia scuola prevedeva uno studio approfondito della lingua spagnola e questo oggi mi permette di non avvertire la barriera linguistica come un problema. Inoltre, ho conseguito un diploma in canto alla scuola di musica. Penso che sia un’attività che aiuta a sviluppare la capacità di lavoro di squadra perché chi canta può esibirsi con accompagnamento musicale o far parte di un gruppo: dunque, bisogna imparare a sentire il ritmo, a coordinarsi con altri, a capirne l’umore e le intenzioni.
Da bambina ho fatto un sacco di attività: danza classica, recitazione, pittura, canto, equitazione e sci di fondo. Ho viaggiato moltissimo e conservo un ricordo particolare di quando a 7 anni sono stata in Francia e ho visitato Parigi: il Louvre, la Torre Eiffel, il Musee d’Orsay, Notre Dame de Paris, Versailles, anche se poi a quell’età l’esperienza più indelebile ovviamente è Disneyland. Probabilmente questo background mi ha aiutato a sviluppare una certa resistenza e capacità di rapido adattamento ai cambiamenti“.
Come hai iniziato a giocare a pallavolo? Da dove è nata la tua passione?
“La pallavolo è entrata a far parte della mia vita in modo rapido e spontaneo. Sono sempre stata piuttosto alta, ma all’età di 13 anni sono cresciuta di ben 14 cm, raggiungendo un’altezza di 190 cm. Era troppo per un fantino e così ho dovuto abbandonare l’equitazione: è stato un grande dispiacere. Tuttavia, un giorno mentre passeggiavo al parco insieme a mia madre, le ho detto: ‘Voglio giocare a pallavolo!’. E lei ha risposto: ‘Va bene, andiamo’. A 5 minuti di distanza a piedi c’era la scuola di pallavolo ‘Victoria-73’; quindi, siamo andate lì a fare un giro. Quello stesso giorno mi sono iscritta alla ‘scuola della riserva olimpica’ (istituti educativi russi in cui vengono formati atleti professionisti, n.d.r.) e un mese dopo, ad agosto del 2018, ho iniziato a fare i primi allenamenti di pallavolo con l’insegnante Antonenko Angelika Alekseevna“.
Da quel momento com’è proseguito il tuo percorso pallavolistico? Hai cambiato molte squadre prima di approdare al Tulitsa Tula?
“Un anno dopo, ho preso parte ai Russian Championship Games e sono stata notata dalla Dinamo-Ak Bars Kazan e dalla Lokomotiv Kaliningrad. Alla fine, nella stagione 2020-2021 ho deciso di giocare con la squadra giovanile della Dinamo-Ak Bars. Però, una giocatrice giovane deve anche cercare di fare esperienza e perciò nell’annata successiva ho firmato un contratto con lo Zarechie Odintsovo, un club che mi ha dato l’opportunità di giocare da titolare nella Superleague russa. A quel punto ho ricevuto un’offerta per trasferirmi al Tulitsa Tula, dove ho trascorso la stagione 2022-2023“.
Chi ti ha aiutato a comprendere quale fosse il tuo potenziale?
“Da quando sono entrata a far parte del mondo della pallavolo a 13 anni e poi sono andata via da casa per iniziare la mia carriera, forse la persona che più di tutte mi ha aiutato a comprendere il mio potenziale è stata Yulia Saltsevich, direttrice e allenatrice part-time della mia scuola. Tutto ha avuto inizio da un allenamento con lei: è ancora forte il ricordo delle emozioni che ho provato quando ho mosso i primi passi da pallavolista“.
Come ti descriveresti in campo? Quali sono i tuoi punti di forza e su cosa devi migliorare?
“Non sono una persona molto emotiva solitamente, ma quando si tratta di pallavolo è come se si svegliasse qualcosa in me: cerco sempre di sostenere la mia squadra e, nonostante il mio ruolo, mi adopero per essere una leader in campo. Sono una giocatrice che sta crescendo, in grado di adattarsi facilmente a nuove situazioni e sopportare lo stress: non è per niente facile abbattermi. I miei punti di forza sono l’attacco e il muro, ma penso che si dovrebbe sempre cercare di migliorarsi, provare qualcosa di nuovo e cercare di crescere ulteriormente perché, come si suol dire, non c’è limite alla perfezione“.
Qual è stato il momento più bello della tua carriera finora?
“Probabilmente uno dei momenti più belli per me è stata la recente vittoria della Supercoppa francese: credo di non essere mai stata così felice per un risultato raggiunto dalla mia squadra e così orgogliosa di farne parte. Abbiamo giocato benissimo, in modo corale. Ed è ancora fresco il ricordo dell’atmosfera festosa nei giorni successivi al trionfo. Ciò che siamo riuscite a fare in Supercoppa ci ha trasmesso forza e fiducia per il prosieguo della stagione“.
Veniamo proprio alla tua nuova avventura con il Volero Le Cannet. Come mai hai scelto di giocare in Francia? E quali sono le tue aspettative per quest’anno?
“Sono felice di aver ricevuto la chiamata del Volero: sono sempre aperta alle novità e ho deciso di cogliere al volo questa occasione per imparare e mettere nel mio bagaglio un’esperienza diversa dalle precedenti. Infatti, in Russia la pallavolo si basa soprattutto sulla potenza mentre nel resto d’Europa su un gioco più veloce. L’obiettivo è di dare il mio contributo alla squadra, vincere e mettere in mostra una pallavolo brillante e bella da vedere. Abbiamo già portato a casa un trofeo, la Supercoppa, ed è sempre un’ottima cosa quando la stagione parte così“.
Al Volero hai trovato ben quattro connazionali: Victoriya Russu, Anna Kotikova, Alina Popova ed Elizaveta Kochurina. Questo fattore ti sta aiutando ad ambientarti?
“Ovviamente sono contenta che ci siano altre ragazze russe nella mia squadra: è qualcosa che mi sta aiutando ad adattarmi più velocemente. Però, mi piace molto anche parlare e stare insieme alle altre compagne. La possibilità di esercitarmi nelle lingue straniere che ho studiato è uno degli aspetti più interessanti di questa esperienza“.
Quali sono le tue impressioni dopo le prime partite?
“La nostra stagione è partita molto prima di quella ‘ufficiale’, visto che abbiamo giocato tante amichevoli per prepararci al meglio in vista del campionato; ho apprezzato questa cosa perché è il modo migliore per allenare il proprio gioco. In generale, sono stata fortunata ad aver trovato una squadra così, e non parlo solo delle qualità tecniche delle mie compagne. Siamo un gruppo unito e coeso, in buoni rapporti con lo staff: questa comprensione reciproca e questo rispetto – che forse mi sono un po’ mancati prima – sono strettamente correlati al morale della squadra e ai risultati raggiunti in campo. Sono contenta di quello che ho fatto finora e di come la squadra si sta esprimendo: siamo solo all’inizio della stagione, ma giochiamo in modo corale e ci divertiamo in campo. Inoltre, sono felice che è nata una buona intesa con le palleggiatrici: ci capiamo al volo, anche se – come ho già detto – per me non c’è limite alla perfezione e si può fare sempre meglio“.
Il Volero Le Cannet affronterà LKS Commercecon Lodz, Alba Blaj e Prometey nella Pool E di Champions League. Cosa ne pensi di queste avversarie?
“È sempre interessante quando si affrontano squadre forti, come succede in Champions League. Spero che le nostre avversarie possano giocare la loro migliore pallavolo; ovviamente noi risponderemo allo stesso modo, dando il massimo in ogni occasione“.
Un’ultima curiosità. Quali sono i tuoi sogni, dentro e fuori dal campo, per il futuro?
“Per quanto riguarda la pallavolo, vorrei continuare a giocare all’estero e quindi proseguire lungo la strada appena intrapresa. Invece, al di fuori dal campo, mi piacerebbe viaggiare di più e conoscere persone sempre nuove; sogno che ogni giorno sia diverso da quello prima“.
di Alessandro Garotta