Anche il volley sbarca a Lampedusa: "La passione per la pallavolo supera ogni ostacolo"

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Di Dania Tuccillo

Lampedusa, la più grande delle isole Pelagie, conta poco meno di 6.000 abitanti. Salita agli onori delle cronache negli ultimi anni per i numerosi sbarchi di migranti, ma da tempi ben più remoti conosciuta in tutto il mondo per le acque cristalline che la circondano, accoglie migliaia di turisti ogni anno, richiamati tra l’altro dalle famose “barche che volano” di Cala Tabaccara.

Ma quando il sole, il mare, la movida e gli aperitivi al tramonto lasciano il posto ai ventosi mesi di inverno, l’isola si trasforma. Torna ad essere una piccola comunità di persone, conoscenti o parenti, che si godono il loro bel mare agitato dal maestrale.

Per i ragazzi che vivono a Lampedusa anche d’inverno la vita scorre lenta, in attesa di nuove conoscenze estive. Lo sanno bene Salvatore, Andrea e Marco, che raccontano ai microfoni di Volley NEWS la loro passione per la pallavolo e le difficoltà nel trasformarla in hobby.

Cosa offre Lampedusa ai ragazzi durante i mesi invernali?

Cà d’inverno è una camurria (una noia, ndr) commenta in dialetto Salvatore, nato e cresciuto a Lampedusa. – Riusciamo a svagarci organizzando tra noi ragazzi alcune attività, qualche sport. Sull’isola, oltre alla società sportiva di calcio e ad una scuola di danza non c’è altro: siamo costretti ad arrangiarci”.

A prendere la parola sono poi Marco e Andrea, due ragazzi che vivono sullo scoglio più a sud d’Europa da quasi tre anni, per motivi di lavoro:

Chi è appassionato di pallavolo, come noi, deve aspettare l’estate o le giornate in cui il vento non soffia forte per poter fare due palleggi” dice Andrea. E Marco rimarca: “Non esiste una struttura al coperto, dove poter giocare anche d’inverno“.

Questo vi ha portato ad attrezzarvi con mezzi di fortuna.

S: “Quando avevamo 14 anni prendemmo una rete dei pescatori e ci costruimmo il primo campetto. La passione poi iniziava a crescere e ci siamo attrezzati comprando su internet il necessario per poter montare un campo sulla spiaggia, creando così un piccolo club di appassionati”.

Quali altre difficoltà si incontrano, oltre al vento, nel montare il campo?

S: “Lo spazio. in spiaggia non esiste uno spazio dedicato, dobbiamo crearcelo aspettando che i turisti lascino i lettini”.

A: “Lampedusa attrae molti turisti, non possiamo aspettarci una spiaggia vuota: l’attesa di uno spazio abbastanza grande ci porta via tutto il pomeriggio, e una volta che il sole è tramontato ci è impossibile continuare a giocare perché manca l’illuminazione“.

M: “Già non è facile organizzare un gruppo abbastanza grande per giocare; doversi ritagliare anche lo spazio sulla sabbia risulta una cosa molto difficile la maggior parte dei pomeriggi”.

Qual è il rapporto con chi affitta lettini ed ombrelloni in spiaggia?

A: “Loro fanno il loro lavoro, cercando di affittare più lettini possibili. La responsabilità qui è del Comune, che non fornisce a noi ragazzi un’area dove poter praticare dello sport. Il liceo è proprietà privata, non è facile ottenere i permessi per poterci giocare”.

S: “Inoltre il campetto del liceo non è curato: c’è, perché ogni scuola deve averne uno, ma è molto rovinato. Non ha una pavimentazione adatta per un campo da beach volley o pallavolo”.

Come vivete il momento di gioco tra di voi?

S: “Ci miglioriamo sicuramente a vicenda. C’è tanta competizione, ma è una competizione sana, atta al puro gioco per divertimento”.

Quale formula scegliete per le partite?

S: “Quella che ci piace di più è sicuramente il quattro contro quattro misto. Certo, non è sempre facile riuscire a trovare otto persone disponibili a giocare quell’oretta… anche un tre contro tre ci tiene particolarmente impegnati! Inoltre, essendo tutti autodidatti, giocare un due contro due con le vere regole da beach diventa complesso: abbiamo un insieme di regole nostre e ci divertiamo così”.

Si passa poi a scherzare su chi abbia “il permesso” di entrare a far parte di questo club e meritarsi un posto in campo.

A: “Chi sa giocare gioca, chi non sa giocare, fuori (ride)”.

M: “Sì, pienamente d’accordo. L’unica eccezione? Le ragazze in bikini!”.

Idoli da cui prendere ispirazione?

M: “Mi piace supportare le Nazionali, le seguo entrambe e prendo ispirazione dal loro gioco“.

A: “Simone Giannelli, grandissimo palleggiatore”.

S: “Da quando ho iniziato a giocare, mi sono appassionato anche io agli azzurri. Dovendo fare un nome, dico Osmany Juantorena”.

Il 23 settembre la Nazionale femminile scenderà in campo per la sua prima partita ai Campionati Europei: un messaggio o un appello per le azzurre?

M: “Lampedusa vi supporta sempre”.

A: “Attendiamo la Nazionale femminile sull’isola, magari possono aiutarci a smuovere la situazione e costruire finalmente un campo. Poi, se avranno tempo, potremmo fare due palleggi, una partitella… non avranno vita facile contro di noi!”.

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