È tornato Andrea, non è mai andato via Argenta. Cosa sia vero o verosimile nel volley spesso non è subito a portata di mano. Quindi ripartiamo da un dato certo, ossia dai 27 punti di Andrea Argenta messi a segno nell’esordio che la sua Wow Green House Aversa ha vinto in trasferta sul difficile campo di Cantù:
“La trasferta è sempre un’incognita, soprattutto se si pensa che all’esordio una compagine come Cantù punta magari a radunare il pubblico migliore e a far sì che si parta nel modo migliore possibile. È un successo, che al di là dei miei punti, rappresenta un ottimo punto di partenza per tutti. Le sensazioni sono positive e sono soprattutto queste che ti mandano avanti per un proseguimento che sarà certamente sfidante e difficile“.
Ad Aversa resta Argenta, arrivano la A2 e Totò Rossini.
“Un buon binomio mediatico per attrarre sicuramente una tifoseria entusiasta e coinvolgerla in un’avventura nella quale si ha sempre bisogno di supporto. Io già avevo lavorato con Salvatore e il suo carisma certamente aiuta l’ambiente, oltre al fatto che avere così tanti anni di Superlega significa portare un metodo che per i più giovani può essere di ispirazione“.
Si sogna o si tengono i piedi per terra ad Aversa?
“Si lavora per ottenere una salvezza che è voluta fortemente dalla società e su cui anche noi atleti dovremo lavorare con la massima concentrazione. Sarà un anno di transizione certamente, in cui magari si comincerà ad impostare un certo tipo di metodo per il futuro“.
Andrea Argenta cosa vuole da questa stagione?
“Dimostrare a me stesso di valere ancora la categoria. Voglio fortemente giocare, mettermi a disposizione e stare in campo per migliorare me stesso. Alla fine della scorsa stagione il presidente mi ha chiesto di restare e la fiducia rinnovata è stato un fattore importantissimo da cui ripartire“.
Nell’ambiente si dice che sarete tignosi per tutti gli avversari. Chi sarà tignoso per Aversa?
“Be’, ci sono squadre come Cuneo che hanno tutto il mio rispetto. È una bella realtà e sarà dura affrontarla. In generale credo meriti per la storia che ha avuto e per i presupposti futuri di ritornare al livello delle compagini storiche. Comunque sono tutte formazioni difficili da affrontare. Penso anche a Ravenna o Castellana Grotte, con tanti giovani di ottimo livello“.
Lei che non è più il giovanotto di qualche anno fa, a che punto è del suo percorso? In campo sembra avere meno pressione.
“Ne ho certamente meno, perché per me ora conta giocare. Giocare per me stesso, e dimostrare a me stesso il valore del mio gioco. La A2 è un banco di prova duro per il mio ruolo, anche perché si sente tanto la concorrenza straniera e la qualità di gioco offerta da molti giocatori. Certamente sono molto più sereno rispetto agli anni in cui mi sentivo di dover dimostrare qualcosa. Mi interessa ciò che attorno a me mi viene detto solo dalle persone come la famiglia. Papà si è sacrificato tanto per me e cercare di ripagarlo, lavorando al 100% è l’unica cosa che posso fare. Per il resto non le nascondo che mi piacerebbe tornare in Superlega, ma non è un’ossessione“.
Ha imparato a ragionare stagione per stagione.
“Ho imparato ad essere sereno di quello che ho. Ho vissuto anche della curiosità di cosa posso fare o essere oltre al volley. Ho vissuto delle alternative alle estati passate solo ad allenarmi. Ho viaggiato, pensato, vissuto appunto. E sono molto contento di questo. Forse ora che la pallavolo non è più un’ossessione la vivo decisamente meglio. Poi certo, se con Aversa arrivo in Superlega è tanto di guadagnato! (ride, n.d.r.)”.
di Roberto Zucca