Di Redazione
Compirà 50 anni il prossimo 22 aprile. Andrea Giani, ex giocatore di quella “generazione di fenomeni” che tanto ha fatto sognare l’Italia intera e ora allenatore di Modena, è pronto a festeggiare. Il “Giangio” nazionale, intervistato da “Il Giornale” ha fatto il punto della situazione sulla situazione attuale e il futuro, con un sogno nel cassetto….
La pallavolo ha annullato tutti i campionati con un po’ di polemiche tra lega e federazione. Lei è d’accordo con questa decisione? «Lo stop era obbligato, ma sulla ripartenza si poteva ragionare. Certo, non sarebbe stato logico giocare i playoff senza finire la regular season. Forse, se si potesse ripartire a fine maggio, ci sarebbe anche stato il tempo per fare tutto, ma i problemi organizzativi non sarebbero stati pochi. A questo punto giusto concentrarci sulla prossima stagione».
E il volley italiano rischia di ripartire più povero, anche di giocatori. «Sicuramente non ripartiremo con i budget attuali. Il calcio può far conto sui diritti tv, noi dobbiamo pensare ad altre risorse. E nella prossima stagione non sappiamo se e quanto potremo far conto sul pubblico: per una società come Modena il botteghino rappresenta gran parte degli introiti, senza i tifosi sarà difficile onorare i contratti. Bisognerà trovare accordi con i giocatori…»
Con il rischio che qualcuno vada all’estero e che nessuno arrivi in Italia. «Sì, possibile. Però non è nemmeno detto. Oggi chi può permettersi di pagare i giocatori come li pagavamo noi fino alla chiusura? Germania e Francia sono paesi ricchi ma non hanno campionati forti. La Russia ha già chiuso tutti i roster e al massimo avrà un paio di posti liberi per gli stranieri. E la Cina farà il campionato? Insomma non vedo molte possibilità per andarsene via».
Slovenia, Germania, resta solo la panchina dell’Italia… «Beh, allenare la squadra del tuo Paese è l’obbiettivo di ogni tecnico, soprattutto per chi, come me, ha vinto tanto con quella maglia. Io poi mi sono trovato nella situazione stranissima di affrontare l’Italia, battendola sia con la Germania, sia soprattutto con la Slovenia nella semifinale del 2015. E quando senti che il tuo inno suona per la squadra che hai di fronte ti trovi in una situazione di conflitto esagerata, non nego che qualche lacrima ti scappa. È un’emozione stranissima. Poi per fortuna si gioca e passa tutto».