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Anna Danesi: “Ai Mondiali è mancata la ciliegina, ma la torta è molto buona!”

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Di Alessandro Garotta

Spesso per tratteggiare le caratteristiche della personalità umana si usa il gioco degli opposti: furbo/ingenuo, intelligente/stupido, onesto/ipocrita, umile/superbo. Una delle dicotomie più sottili e sfumate è quella che contrappone la timidezza alla spavalderia. Mentre altri tratti personali sono in un certo senso immanenti, parte fondante della persona, il timido e lo spavaldo possono ritrovarsi nello stesso corpo a seconda dei momenti e delle situazioni. 

Un fenomeno del genere si verifica quasi scientificamente sul taraflex per certe giocatrici, unte allo stesso tempo da un abbacinante talento ma anche da un carisma differente da quello di altre. “Fuori dal campo è timida, ma quando inizia a giocare diventa un’altra“, dicono spesso: ecco, Anna Danesi fa parte di queste campionesse particolari, macchine non di scienza ma di emozioni, che riescono ad accendersi e spegnersi come un interruttore non appena il pallone vola su un campo da gioco. Quelle stesse emozioni che ha saputo regalarci anche agli ultimi Campionati Mondiali, vissuti da protagonista assoluta.

Proprio dall’estate azzurra e dalla medaglia di bronzo nella rassegna iridata parte la nostra intervista esclusiva alla centrale dell’Igor Gorgonzola Novara.

Prima di guardare al presente, facciamo un passo indietro e ripercorriamo i cinque mesi in nazionale. Come sono stati?

Quest’anno il periodo dedicato alle nazionali è stato molto lungo, quasi quanto una stagione nei club, anche se fortunatamente dopo la VNL abbiamo avuto una ventina di giorni liberi per riposare un po’. In generale, è stata un’esperienza molto positiva e mi sono proprio divertita“.

Dopo le vittorie all’Europeo e in VNL è mancata la ciliegina sulla torta o il terzo posto ai Mondiali è stato comunque un ottimo risultato?

Sarebbe piaciuta a tutti la ciliegina sulla torta, ma allo stesso tempo non dobbiamo perdere di vista quello che di positivo abbiamo fatto perché non è mai scontato arrivare sul podio ai Mondiali. Inoltre, è stata la terza medaglia consecutiva in altrettanti tornei internazionali disputati dopo le Olimpiadi: nessun’altra nazionale ha fatto così bene. Magari è mancata la ciliegina, ma la torta c’è ed è molto buona“.

Come avete trovato la forza di reagire dopo la sconfitta in semifinale contro il Brasile e conquistare la medaglia di bronzo?

Penso che quello sia stato uno dei giorni più difficili della mia carriera. Era appena svanito il nostro obiettivo principale, e nel giro di poche ore abbiamo dovuto focalizzarci sulla finale per il terzo posto e gestire un mix di emozioni particolare. È stato difficile, ma poi mi sono detta: ‘Anna, scendi in campo, gioca nel miglior modo possibile e vedrai che andrà tutto per il meglio’. Infatti, una volta che ho messo piede sul taraflex mi sono tranquillizzata e la partita è andata bene. Penso che contro gli USA si sia vista la forza del nostro gruppo, che ha saputo archiviare la sconfitta in semifinale per vincere una medaglia“.

Foto Volleyball World

Cosa le è piaciuto di più dell’Italia ai Mondiali? Invece, cosa si sarebbe potuto fare meglio?

Come ho sottolineato in precedenza, mi è piaciuta molto la reazione dopo la sconfitta contro il Brasile: non era facile rialzarsi immediatamente, ma ce l’abbiamo fatta. Cosa poteva andare meglio? Probabilmente avremmo dovuto giocare ad un ritmo leggermente più alto sin dall’inizio perché il nostro è stato un torneo sulle montagne russe, con alcuni set giocati bene e altri male, e alla fine non siamo riuscite ad esprimere il nostro potenziale con una certa continuità“.

Quanto è difficile giocare con tanta pressione, dal momento che tutti si aspettano sempre grandi prestazioni e vittorie da voi?

La pressione c’è sempre, a prescindere dalla fase del torneo o dal livello dell’avversaria. Ormai siamo abituate a giocare sotto pressione ed è normale che le aspettative su questa nazionale siano grandi. Noi stesse vorremmo sempre vincere e mettere in campo le migliori prestazioni possibili, però poi bisogna fare i conti con le altre squadre. Evidentemente questa volta qualcuno ha giocato meglio di noi e ha meritato di vincere“.

È stata nominata “Miglior Centrale” della rassegna iridata. Cosa significa per lei questo riconoscimento individuale? Ha saldato un conto aperto dal 2018?

Sono contenta di aver ricevuto un premio individuale così importante. Ovviamente mi avrebbe fatto piacere vincerlo anche nel 2018, ma va detto che quattro anni fa non ero la stessa giocatrice di oggi e forse non me lo sarei nemmeno gustato appieno. Questo riconoscimento rappresenta quindi tutta la mia soddisfazione nel vedere ripagati i sacrifici che ho fatto“.

Foto Volleyball World

Ormai ha raggiunto un’affidabilità e una continuità di prestazioni senza paragoni, sia in attacco sia a muro. Ma come è avvenuto il passaggio da promessa a certezza? Quando pensa di aver fatto questo step?

L’esperienza a Monza, oltre a un grande lavoro in palestra, è stata fondamentale per fare questo step. Sono una persona particolarmente testarda, che si impunta su qualsiasi cosa quando non viene bene. Il mio segreto è dunque provarci e riprovarci fino a che non raggiungo l’obiettivo prefissato: questo mi aiuta a migliorare come giocatrice e ad avere maggiore fiducia nei miei mezzi. Perché quando sei in fiducia, diventa tutto più semplice. Indubbiamente giocare per tre anni con Alessia (Orro, ndr) ha facilitato la mia crescita in attacco, ma per costruire una buona intesa abbiamo dovuto lavorare tanto. Lo stesso discorso vale per il muro: nonostante sia il fondamentale che forse mi viene meglio, mi piace fermarmi di più dopo gli allenamenti a fare qualche ripetizione“.

Fuori dal campo appare come una persona timida e misurata, ma quando è il momento della partita vediamo emergere il suo lato più autorevole e sicuro di sé. Come fa a “trasformarsi”?

Penso che con il passare degli anni ci sia stata un’evoluzione da parte mia: una volta ero timida e misurata anche in campo, fino a quando mi sono stancata di sentire parlare sempre di questo aspetto del mio carattere. Così ho iniziato a lavorare su di me e adesso posso dire di essere cresciuta da questo punto di vista. Ma tutto parte dalla consapevolezza acquisita in allenamento, che permette di migliorare anche caratterialmente“.

Foto Galbiati/LVF

Dall’azzurro della nazionale a quello della Igor Gorgonzola Novara. Cosa l’ha convinta a firmare un contratto biennale con il club piemontese?

Ho scelto Novara perché è una società che ti permette sempre di raggiungere grandi risultati in Italia e in Europa: l’ideale per una giocatrice alla ricerca di nuovi stimoli come me. Inoltre, sono stata attirata dalla possibilità di ritrovare diverse compagne di nazionale, considerate da tutti top player di livello mondiale, e di lavorare con un allenatore (Stefano Lavarini, ndr) di cui si parla benissimo“.

Nemmeno il tempo di tirare il fiato dopo il Mondiale che è iniziata la stagione 2022-2023. Dove può arrivare la Igor?

Sono convinta che Novara abbia la volontà e i mezzi per fare bene: non so se si può dire, ma il nostro obiettivo è di arrivare il più in alto possibile in Italia e, perché no, anche in Europa. Poi, ovviamente, strada facendo si delineerà sempre meglio il nostro modo di stare in campo: al momento ognuna sa già più o meno il proprio ruolo all’interno della squadra e penso che ci completiamo bene vicendevolmente, quindi ci sono tutti i presupposti per una buona stagione“.

In cosa potrebbe sorprenderci la sua squadra quest’anno?

Non posso ancora dire come sarà questa squadra caratterialmente perché ci siamo conosciute da poco e lavoriamo al completo solo da un paio di settimane. Dal punto di vista tecnico, possiamo contare su un buon equilibrio in seconda linea; poi c’è chi porterà qualcosa di più in attacco e chi a muro. Inoltre, siamo forti in battuta – potendo quindi mettere in difficoltà l’avversario sul primo tocco – e nella correlazione muro-difesa. Sono tanti i possibili punti di forza, ma al momento è presto per dire quale sarà la nostra caratteristica principale“.

Foto Igor Volley Novara

Pallavolo e università: un binomio vincente. A un passo dalla laurea magistrale in Scienze dell’Alimentazione, ci racconta la sua esperienza da giocatrice-studentessa?

Penso che sia stato molto importante portare avanti gli studi perché una volta terminata la carriera da giocatrice dovrò farmi trovare pronta. Nello specifico, la scelta di questo indirizzo deriva da un interesse verso il cibo che mi accompagna da sempre. Forse il percorso della magistrale è stato un po’ più difficile di quello della triennale, anche se ormai mancano pochi mesi alla laurea e sono davvero soddisfatta“.

Quali sono i suoi sogni per il futuro?

Il mio sogno per il futuro è di giocare il più a lungo possibile. Una volta terminata la carriera – spero tra tanti anni – mi piacerebbe andare a insegnare alle scuole elementari, anche se da questo punto di vista non ho ancora preso una decisione definitiva e sono aperta a tutto“.

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