Di Redazione
Dopo il danno, la beffa. Giovedì un nuovo comunicato federale rispolvera la vecchia questione legata alla Federazione siciliana: Antonio Lotronto, ex presidente del Comitato Regionale Fipav Sicilia, ha potuto usufruire di una riduzione della pena da 20 mesi a 13 da parte della Corte Federale di Appello. Una notizia in apparenza positiva, se non fosse che secondo il regolamento Federale, il tetto massimo di squalifica valido per poter essere nuovamente eleggibile è fissato a 12 mensilità.
Una in meno rispetto a quanto inferto a Lotronto, presidente dimissionario del Comitato Regionale da maggio 2017, dopo essere stato eletto con il 61% delle preferenze.
Non è la prima volta che la nostra testata si occupa del fumoso vortice di sospensioni, deferimenti e diffide di cui si è reso protagonista il Tribunale Federale. Nello specifico questo spinoso caso siciliano si affiancò anche alla vicenda di Paolo Bitto, Revisore dei Conti del comitato regionale della Sicilia, il quale aveva ufficializzato la sua “irrevocabile volontà” di dimettersi poiché non “messo in condizione di operare da Revisore”. Per lui la sospensione da ogni attività federale ammontava a 15 mesi. La sua colpa si delineava in una sua stessa denuncia presentata alla magistratura siciliana e romana, in merito a bonifici per rimborsi effettuati a soggetti che non avevano effettuato direttamente la prestazione, ma presumibilmente a parenti. Il cerchio sembrava essersi poi definitivamente chiuso a novembre 2017, con un’altra sospensione, quella per l’appunto inflitta ad Antonio Lotronto, scolpita a 20 mesi.
MAGGIO 2017 – Le dimissioni
Lotronto e la Fipav, un rapporto difficile. Per avere un quadro chiaro della vicenda, è opportuno sottolineare come a maggio dell’anno scorso, in un contesto ostile, si collocano le sue dimissioni dal Comitato Regionale della Sicilia. Il 40enne messinese era stato eletto presidente con il 61% dei consensi a febbraio, superando la concorrenza del candidato uscente, il catanese Enzo Falzone. Le cause della separazione erano dettate da un gruppo di rappresentanti della pallavolo siciliana che non gli aveva permesso di mettere in pratica il suo programma, scegliendo di fare esclusivamente opposizione preconcetta, alzando muri già pochi giorni dopo le elezioni. Lotronto aveva così puntato il dito verso il Consiglio Regionale, reo di avergli concesso di presiedere allo stesso una sola volta, boicottando le tre successive convocazioni. Eppure c’erano già dei precedenti.
Dal procedimento disciplinare…
La burrascosa vicenda del caso Fipav Sicilia non si esaurisce tuttavia con le formali dimissioni di Antonio Lotronto, in quanto era stato proprio l’ente federale ad intentare un procedimento disciplinare a suo carico, relativo al periodo di presidenza del Comitato Territoriale di Messina (2015 – 2017), basandosi su tre capi di accusa.
Il primo punto verteva sull’approvazione, in concorso con il Consiglio, del bilancio consuntivo datato 26/1/2017, relativo all’anno precedente. Questo veniva giudicato non rispondente alla reale situazione economico finanziaria del Comitato, in quanto, secondo il Tribunale Federale, Lotronto aveva omesso o alterato alcuni dati, come debiti verso altre società ed evidenziandosi disponibilità liquide inesistenti. Un errore avvenuto sostanzialmente nella imputazione di costi e ricavi, non inseriti nell’anno 2016 poichè non pervenuti dalla segreteria a causa dei tempi ristretti per le elezioni. Giunti al mese di marzo, Lotronto ha dunque messo a disposizione tutti dati, finiti in tal senso nel bilancio del 2017: di fatto un errore contabile, nulla di più.
La seconda colpa si legava inevitabilmente alla prima, in quanto il messinese (e il suo consiglio) non avrebbe allegato al Bilancio Consuntivo 2016 del CT FIPAV di Messina l’obbligatoria relazione del Revisore dei Conti Territoriale con il relativo parere favorevole che comunque esisteva e ne è stata accertata l’autenticità. Sostanzialmente un’omissione.
Il terzo e ultimo punto di accusa non si estendeva più a tutto il consiglio, bensì esclusivamente al solo Lotronto, reo di aver omesso la comunicazione agli Organi Centrali della Federazione dell’avvenuto pignoramento, nell’anno 2015, di un conto corrente bancario intestato al Comitato ad opera della Soc. Riscossione Sicilia che agiva per un debito erariale personale del Lotronto e che erroneamente ha ritenuto che il conto corrente FIPAV Messina fosse intestato all’ex Presidente; omettendo, inoltre, di ripristinare con immediatezza la consistenza patrimoniale del Comitato da lui presieduto. In questo modo veniva determinato, secondo il Tribunale, un deficit di cassa che si ripercuoteva sulla corretta gestione del Comitato stesso, occultato poi nel Bilancio Consuntivo 2016 ponendo la relativa somma tra le “disponibilità liquide”. Già il Tribunale aveva riconosciuto che al Lotronto non potesse essere contestata l’omessa comunicazione de pignoramento, proprio perché, al contrario, è stata la Federazione, intestataria dei conti correnti, ad avvisare Lotronto del pignoramento. E’ stato inoltre dimostrato che il Lotronto, in conseguenza del pignoramento, pur non avendo alcun obbligo in proposito, ha eseguito versamenti parziali sui conti federali. La somma oggetto di pignoramento poi non è stata occultata e quindi nascosta, ma al contrario è stata indicata espressamente a bilancio.
Tra il dire e il fare, troppo spesso, c’è un abisso. Da rimarcare per questo motivo una stranezza del Tribunale Federale. Il procuratore chiedeva, davanti al Tribunale stesso in sede di discussione, 24 mesi per Lotronto e 18 mesi per i consiglieri. Giungendo così ad un evidente e conveniente sconto, non destinato a tutti…
Fino alla sospensione del novembre 2017
Il rovente Caso Sicilia – Fipav ebbe così un parziale esito. Giunse infatti la sentenza da parte del Tribunale Federale nei confronti di Antonio Lotronto e Paolo Bitto, che ufficializzava così una sospensione di venti mesi per il primo, e di due per il secondo, così come per gli altri consiglieri. Così, infatti, si legge nel documento:
“All’esito della discussione il Tribunale […] delibera di sanzionare il tesserato Lotronto Antonio con la sospensione da ogni attività federale per mesi 20 ed i tesserati Bitto Paolo, Lo Duca Maurizio, Bombara Roberto e Soraci Mauro con la sospensione da ogni attività federale per mesi due ciascuno. Ai sensi dell’art.40 n. 6 Regolamento giurisdizionale, fissa in dieci giorni il termine per il deposito della motivazione”.
Della serie: loro sì, e chi aveva interesse nella ricandidatura no.
Febbraio 2018 – Il ricorso al CONI e una speranza
Una sospensione dal sapore doppiamente amaro in quanto, oltre all’asprezza della pena, veniva abbattuto il tetto di squalifica di 12 mesi imposto dal regolamento federale, il quale impedisce di ricandidarsi a nuove elezioni una volta superato. Per questa ragione Antonio Lotronto, difeso dall’avvocato Cristiano Novazio, decise di appellarsi al Collegio di Garanzia dello Sport del Coni, affinchè riformasse la decisione della Corte Federale d’Appello presso la Fipav.
La difesa portava sostanzialmente a compimento la tesi per la quale quanto esposto in primo grado dovesse essere correttamente parametrato alla sanzione inflitta ai consiglieri del Comitato. Una proporzionalità fattuale in quanto si trattava di un Consiglio nel quale il Presidente si collocava, e poneva, a livello rappresentativo e in posizione di parità sostanziale.
Fortunatamente il CONI scelse la via dell’accoglimento del motivo di ricorso, rimandando la riduzione della sanzione al giudizio della Corte Federale d’Appello, ritenendo infatti eccessivo il divario tra i 20 mesi comminati a Lotronto, e i 2 mesi di sospensione assegnati ai restanti consiglieri.
19 ottobre 2018 – Una beffa al sapore di ingiustizia
La Corte Federale d’Appello FIPAV, invitata dal Collegio di Garanzia dello Sport CONI a procedere alla riduzione della sanzione irrogata al ricorrente, attenendosi al principio di proporzionalità, ha tuttavia agito in maniera abbastanza anomala. L’avvocato Novazio, portando anche casi appartenenti al passato ben più gravi (distrazione di somme ad uso personale e emissione di fideiussioni false) nei quali la squalifica si era limitata a pochi mesi, chiese esplicitamente di applicare una sanzione proporzionata. Ma così non avvenne.
Asserendo infatti nel proprio comunicato l’esigenza di ridurre la pena di almeno un terzo, la Corte di Appello ha fissato in 13 mesi l’adeguato periodo di sospensione da ogni attività federale.
Come già detto, una beffa per Antonio Lotronto in quanto in questo momento risulterebbe incandidabile.
In merito alla vicenda abbiamo voluto conoscere il giudizio dell’avvocato del Signor Lotronto, Cristiano Novazio, che ai nostri microfoni ha dichiarato:
“In merito alla vicenda del mio assistito, ovviamente, non ci reputiamo soddisfatti e siamo decisamente delusi dalla giustizia federale e dall’approssimazione e superficialità con cui è stato condotto l’intero procedimento in FIPAV. E’ del tutto evidente che il principio di proporzionalità richiesto dal Coni non sia stato rispettato, considerati anche i diversi precedenti giurisprudenziali federali favorevoli al mio assistito, che sono stati completamente ed inspiegabilmente ignorati dai medesimi organi di giustizia che li hanno pronunciati. Nonostante l’analogia tra le condotte addebitate al mio assistito e quelle contestate ai consiglieri, con il provvedimento adottato, la Corte federale ha mantenuto una inaccettabile difformità di giudizio nella quantificazione delle sanzioni. A fronte dei soli due mesi irrogati ai consiglieri, il Lotronto è stato, invece, sospeso per ben 13 mesi, con il gravissimo ed ulteriore effetto di essere divenuto incandidabile alle cariche federali: effetto sul quale credo non ci sia altro da aggiungere. Non ci resta quindi che rivolgerci nuovamente al Collegio di Garanzia per ottenere tutela e vedere finalmente applicabili i principi di diritto già espressi dallo stesso organo”.
Chiudiamo con uno spunto. Antonio Lotronto, in un’intervista alla nostra testata, nonostante lo sconforto della pena, aveva dichiarato:
“Continuo ad avere la voglia e gli stimoli per andare avanti, e questo è quello che mi chiedono le società siciliane. Le mie intenzioni sono quelle di continuare con questo progetto, la cui bontà è testimoniata dagli attestati di affetto avuti da tantissime persone”.
Sarà possibile? Al CONI l’ardua sentenza.