Si conclude nel peggiore dei modi l’avventura della nazionale maschile nel torneo di qualificazione alle Olimpiadi, non solo per le tre sconfitte rimediate nelle ultime 4 gare e per la conseguente mancata qualificazione a Parigi 2024, ma perché ora, per strappare uno degli ultimi tre pass disponibili, dovremo giocare una VNL a mille con il rischio di sprecare energie fisiche e mentali importanti lungo la strada che porta alla finale dei Giochi. Peccato, perché i nostri portacolori erano partiti bene nel torneo, ma di botto sembra essere finita la benzina e il nostro sestetto è diventato una girandola di cambi, nel tentativo di trovare quel quid in più per battere avversari completamente alla nostra portata.
Ed è proprio sulla girandola di cambi che mi voglio soffermare: detto che il nostro CT Fefè De Giorgi ha portato in solo due anni questo gruppo a risultati straordinari, va anche detto che spesso ha spremuto il sestetto titolare anche in partite di seconda fascia, col risultato ormai palese che alcuni dei nostri campioni sono finiti in riserva sul più bello. C’è stato sì un ravvedimento finale, che però ha trasformato il nostro campo in un porto di mare, con continue sostituzioni che hanno portato i nostri palleggiatori a perdere il filo della continuità. Davvero troppi 4 centrali schierati nel corso di una partita, e anche le alternanze fra gli altri giocatori, arrivate tutte di botto dopo mesi in cui il sestetto era rimasto invariato.
L’aspetto positivo è che il gruppo ha dimostrato compattezza e unità d’intenti, con Rinaldi e Bovolenta che hanno fatto vedere buoni progressi; sembra più corta la coperta al centro, dove Sanguinetti è bravo in attacco, ma le assenze di Russo e Anzani pesano eccome. Il lato negativo, a dimostrazione della stanchezza fisica e mentale dei nostri, è la quantità di errori gratuiti che ha costellato gli ultimi match, a partire dalla battuta, con alcuni giocatori (vedi Galassi) che continuavano a forzare e sbagliare inutilmente dai 9 metri, oppure dall’attacco con Romanò.
Peccato, perché la ricezione è andata comunque bene anche nei match contro Cuba e Brasile; è mancata però la lucidità nei momenti chiave e quel killer instict che stava diventando marchio di fabbrica di questo gruppo, e alcuni giocatori nei passaggi topici non sono riusciti ad essere determinanti come in altre occasioni in attacco e a muro.
Sia chiaro, niente è compromesso, perché il ranking ci premia e il pass per Parigi arriverà lo stesso più avanti. Ma spero che ora, anziché nascondersi dietro l’alibi della stanchezza e delle mille partite (che è verissimo, ma è cosi per tutte le squadre e purtroppo da sempre, in un calendario internazionale che mai ha tenuto conto delle esigenze di recupero degli atleti) ci sia la voglia di studiare quanto accaduto per capire e ripartire ancora con più slancio nella prossima stagione azzurra, quando si punterà al bersaglio grosso.
Ora, nonostante il campionato bussi già alle porte, ci vorrebbe un impegno comune di tutti i club di Superlega per dare ai ragazzi impegnati in Brasile almeno 7 giorni liberi e permettere loro di riprendere fiato, prima di ripartire a mille col campionato e gli impegni infrasettimanali nelle Coppe… Difficile, a due settimane dal via, ma qua si parla di lungimiranza, di capire che è meglio uno stop di qualche giorno adesso piuttosto che avere atleti a mezzo servizio e col rischio infortuni per svariate settimane.
Tornando al torneo di Rio de Janeiro, da sottolineare la settimana perfetta della Germania guidata da un monumentale Grozer, il colpo di coda di un Brasile che onestamente sembra il più debole degli ultimi 20 anni (ma attenzione, se torna in panchina Bernardinho al posto del dimissionario Renan sono guai per tutti…) e la potenza di una Cuba che sulla partita secca può impensierire chiunque, ma paga una discontinuità cronica di rendimento e un palleggiatore non altezza dei top mondiali.
di Paolo Cozzi