Di Redazione
Il virus ha bloccato tutto.
Del nostro sport abbiamo parlato ampiamente, ma non bisogna dimenticare i “fratelli minori”.
Per il beach volley si è schierato addirittura lo Zar lanciando un appello al Ministro Spadafora e poi facendosi vedere proprio sulla sabbia per degli allenamenti.
Un’altra “branchia” da non sottovalutare e citare assolutamente è quella della FISI (Federazione Sport Sordi Italia), soprattutto visti i grandi risultati ottenuti dalla rappresentativa nazionale femminile con la prima medaglia d’argento alle Deaflympics nel 2017 e il titolo di campionesse d’Europa nel 2019.
Proprio in questo periodo le azzurre avrebbero potuto coronare il sogno più grande: partecipare ai mondiali di pallavolo per sordi, che per la prima volta sarebbe stati organizzati in Italia a Chianciano Terme (SI), dal 2 al 11 luglio.
La Repubblica ha intervistato ieri Loredana Bava, direttrice tecnica della Nazionale italiana volley femminile sorde che spiega come il movimento stia vivendo questo particolare periodo: “Gradualmente, seppur con qualche restrizione, alcune ragazze hanno ripreso ad allenarsi prima della pausa estiva, con l’augurio di poter riprendere a pieno regime il prima possibile. Attualmente c’è molta incertezza e confusione sui protocolli sportivi e sulle future misure restrittive da adottare. L’inizio della nuova stagione sportiva a settembre-ottobre consentirà di verificare quali saranno le programmazioni possibili da attuare per una migliore ripresa di tutte le attività”.
L’impossibilità di pianificare e prevedere una programmazione certa crea un’incertezza che però alimenta anche la consapevolezza del bagaglio sportivo che si possiede, così preziosa per guardare lontano, aspettando le prossime Deaflympics previste a dicembre del 2021 in Brasile. Proprio ieri la first lady del Brasile, Michelle Bolsonaro, in un videocomunicato reso accessibile con interprete in lingua dei segni e sottotitolazione, ha annunciato l’inizio della preparazione dei giochi olimpici per i sordi, a Caxias do Sol, preparandosi ad accogliere 100 paesi e 21 discipline sportive. “Insomma, – conclude Bava – la speranza di riprendere il prima possibile, di tornare a una normalità fatta di incontri, inclusione e integrazione e adrenalina in campo, c’è”.