Di Redazione
In questa quarantena nel nostro mondo sono state parecchie le iniziative per “tenere compagnia” agli appassionati a casa.
Mauro Berruto è stato uno tra questi protagonisti: ha speso i due mesi di emergenza per tessere un dialogo a distanza con gli italiani partendo dallo sport, facendone uno specchio di quello che è avvenuto nel paese e fornire una proposta di riflessione per la ripartenza.
Per 57 giorni il tecnico ha postato sul suo profilo Facebook i video-racconti di 2 minuti e 20 secondi. Una carrellata che ha accompagnato i giorni più bui e quelli del ritorno alla vita, attraversando storie di trionfi e storie di sconfitte.
Intervistato da Tuttosport, il tecnico torinese che ha portato la Nazionale azzurra alla medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Londra 2012, racconta come è nata questa idea.
Lo sport ha questa capacità evocativa, e lei ha voluto fare leva proprio su questo? «Quello che dà loro forza è che sono storie vere, capaci di veicolare un messaggio con una intensità che non sarà mai raggiunta da una fiction. Questo mio piccolo esperimento può ridare consapevolezza agli sportivi dell’enorme potenzialità comunicativa del loro mondo. Per questo i miei hanno cercato di essere racconti per affrontare la pandemia e trovare il mondo di affrontare il contesto che ci circonda con un piano, un’idea con cui affrontare ciò che ci aspetta. E lo sport insegna che il traguardi si conquistano solo con una seria pianificazione».
Al volley ha dedicato un solo video racconto però la risposta è stata entusiasta. Segno che ha lasciato una traccia profonda? « Evidentemente sì e mi ha fatto molto piacere».
Ma non avrebbe voglia di tornare ad immergersi in questo mondo? «In verità non ho mai detto che non sarei tornato. Io non ho mai dato un addio definitivo. Tutto quello che ho fatto, e ho avuto in vita mia, lo devo al volley e per sempre lo ringrazierò. Un ritorno potrebbe certamente succedere ma deve accadere in un contesto in cui si possa riaccendere una fiamma che avevo dentro di me quando allenavo. Le proposte in questo periodo sono state tante. Soprattutto all’estero. Sono convinto che dopo aver condotto la Nazionale italiana, al livello di passione raggiunta, sia difficile trovare altre opzioni. Mi mancano enormemente alcune cose. Mi mancano i raduni, il lavoro in palestra, la pianificazione».
Ma se venisse questa chiamata cosa direbbe? « Io direi di sì in 30 secondi. Con un’unica condizione: farlo gratuitamente. È tale il mio debito nei confronti del volley che mi sembra l’unica cosa possibile. Mi intristiscono un pó i dibattiti sul taglio degli stipendi oggi. E poi abbiamo davanti a noi un anno per arrivare alle Olimpiadi di Tokyo. Quell’appuntamento sarà un tale momento di rilancio per tutto il mondo che sarebbe incredibile esserci e esserne parte. Come sarebbe fantastico che gli azzurri portassero un trionfo in dono all’Italia Immaginiamo che valore simbolico avrebbe per tutto il Paese».