Britt Herbots: "Accetterei anche di giocare a porte chiuse, pur di scendere in campo"

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Di Redazione

Lo stop di tutte le competizioni, anche quelle europee, è una scelta necessaria data l’emergenza sanitaria, ma difficile da scontare per molti giocatori. Tra questi, Britt Herbots, la schiacciatrice dell’Unet E-Work Busto Arsizio, dice la sua al quotidiano La Prealpina:
“Mi manca la partita, non potete nemmeno immaginare quanto -­ racconta ­- L’ho detto anche a mia mamma: ho deciso di venire in Italia perché mi piace giocare davanti a tanto pubblico, amo i nostri tifosi e l’ambiente che si crea. Anche scendere in campo a porte chiuse sarebbe brutto, sembrerebbe più un allenamento, ma accetterei anche quello pur di giocare”.

Per l’atleta belga in questo difficile momento è come vivere in gabbia. “Non facciamo che aspettare per sapere cosa si può e cosa non si può fare­. Sto bene ma occorre prestare sempre la massima attenzione, anche solo quando si va a fare la spesa. Il resto? Nessuna nuova passione. Sto studiando un po’ di più visto che non si può uscire. Ho iniziato il secondo anno della facoltà online di marketing, ci vorrà ancora tanto perché per me prima di tutto viene il volley.”

La famiglia di Herbots è in Belgio dove la situazione appare al momento più sotto controllo. “Non è ancora come in Italia, ci sono circa 300 casi. Hanno subito chiuso le scuole e fermato il volley fino al 3 aprile­. Sono contenta che abbiano agito subito, in modo veloce. Mio papà è infermiere e mi ripete sempre di stare molto tranquilla, che passerà mentre mamma è più in ansia. Mi chiama tre volte al giorno per sapere se sto bene, mi ricorda di mettere la mascherina, di fare scorte con la spesa.” 

Una situazione analoga per quel che riguarda le due giocatrici americane dell’Uyba, Karsta Lowe e Haleigh Washington, le cui famiglie sono però addirittura più lontane. “Per loro è ancora peggio; hanno poche certezze sul futuro. Non è semplice stare lontano dai propri cari e tutte cerchiamo di aiutarci: parliamo tantissimo tra di noi, c’è più distanza ma ci inventiamo sempre piccole cose, come quella volta che abbiamo portato qualcosa da mangiare assieme a fine allenamento”.

Britt Herbots ha ben chiari quali siano stati finora i momenti più brutti. “I continui rinvii delle gare ­- replica senza incertezze -. Mentalmente ti prepari per la partita e poi all’ultimo arriva la notizia che non si scende in campo. Domenica a Cremona è stato terribile: due ore di pullman poi allenamento e pensi finalmente che si gioca; poi, due ore prima del match tutto fermo di nuovo…”.

Alle farfalle fino a ieri era rimasta almeno la consuetudine degli allenamenti, sia pur con ritmi e modalità particolari. “Ci siamo focalizzate su di noi e questa è stata una cosa positiva. Prima di iniziare veniva misurata la febbre a noi giocatrici e allo staff e il dottore era sempre presente. Non erano sedute normali: dovevamo evitare i contatti più diretti, disinfettare le mani e prendere tutte le precauzioni. La situazione era difficile ma abbiamo lavorato ogni giorno al 100% e nessuno si è mai tirato indietro. C’era almeno un obiettivo che ci faceva andare avanti ma ora non sappiamo se e quando si giocherà la prossima gara”.

(Fonte: La Prealpina)

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