Nel giorno del suo compleanno – festeggia oggi i suoi 29 anni – Antoine Brizard, regista e capitano della Gas Sales Bluenergy Piacenza, si svela in una lunga intervista all’ufficio stampa della società, in attesa di partire per l’estate con la nazionale francese guidata da Andrea Giani. Il palleggiatore transalpino ha già rinnovato per tre stagioni il suo contratto con il club biancorosso, e spiega: “A Piacenza ho trovato il mio ambiente naturale, città tranquilla, pubblico vicino alla squadra, tanta voglia di pallavolo. Quando ho deciso di venire a giocare qui ho fatto la scelta giusta, mese dopo mese ne sono sempre più convinto“.
Il racconto di Brizard parte da lontano, dai tempi dell’infanzia: “Da bambino mi piaceva fare tanto sport, mio padre giocava a calcio e anche bene, faceva pure atletica leggera, io ho giocato a tennis, calcio e pallavolo. Quando avevo sei anni, nel giardino di casa era stata messa una rete di pallavolo e giocavo con mio fratello che ha quattro anni più di me. Non mi è mai piaciuto studiare, a scuola sono sempre stato promosso, ma a casa avevo sempre una scusa pronta per mia madre Francoise quando non volevo studiare“.
“Nella mia famiglia sono quasi tutti dottori – prosegue il regista – dallo zio a mio fratello Benjamin; quando è venuto a mancare mio papà io avevo dieci anni, da allora abbiamo sempre pensato cosa lui avrebbe voluto per noi. Mio fratello giocava a pallavolo, ma dopo un po’ di anni ha smesso per preparare al meglio l’anno del test per entrare in Medicina. Io avrei voluto fare Fisioterapia, ma era più che altro per tranquillizzare mia madre. Anch’io mi sono iscritto al test di Medicina, che poi serviva anche per entrare a fare Fisioterapia, ma dopo sei mesi ho capito che non mi piaceva. Sono anche andato in depressione, ho parlato con mia madre e le ho fatto capire che volevo giocare a pallavolo e diventare uno sportivo“.
La risposta, per fortuna, è stata confortante: “Mia madre ha capito, l’anno successivo ho lasciato Poitiers per trasferirmi a Parigi. Anche là ho provato ad iscrivermi a Fisioterapia, sempre per farla felice, ma il campo era il mio pensiero fisso; mi sono allenato tantissimo, lì ho capito che la pallavolo era il mio lavoro e come tutti i lavori dovevo imparare a farlo al meglio. Lei aveva un po’ paura perché era un mondo che non conosceva, mentre conosceva benissimo il mondo della medicina. Io ero già nel giro della nazionale giovanile francese, si diceva che fossi bravo; si è tranquillizzata, anche se continua a temere soprattutto per infortuni e considera il mondo della pallavolo un mondo chiuso“.
“Sono molto legato alla mia famiglia – confessa Brizard – perché abbiamo una storia un po’ complicata alle spalle. Come carattere adesso sono un po’ cambiato, sono maturato, ho idee più chiare sulla vita in generale; questo ci ha portato ad allontanarci un po’. ma se c’è un problema siamo sempre pronti ad aiutarci“.
Da poco più di due anni il palleggiatore è marito di Camille: “Siamo sposati dal 30 aprile del 2021, ci siamo conosciuti a Parigi una decina di anni fa al primo anno in cui ero là, un amico in comune una sera ci ha presentato ed è subito scattata la scintilla. Lei non conosceva nulla della pallavolo, ma ancora adesso ne sa molto; pensava che fossi a Parigi per terminare gli studi di Fisioterapia. Per adesso non pensiamo ad avere figli, per tanti motivi, uno fra tutti per come va il mondo“.
L’oro olimpico conquistato a Tokyo 2020 è stato una svolta nella vita di Brizard: “È cambiata tantissimo, già quando eravamo in finale eravamo contenti, ma adesso mi rendo conto che tra vincere ed arrivare secondi c’è tanta differenza. Almeno in Francia, ma credo anche in Italia. Vincere quella medaglia d’oro ha dato tanta luce al nostro movimento in Francia, ricordo ancora la grande festa a Parigi quando siamo tornati: eravamo noi e i giocatori di pallamano, che vincono sempre“.
“Sono abbastanza orgoglioso di quello che faccio – dice il regista – vorrei sempre fare di più e meglio, ma sono anche una persona che pensa che se cambia una minuscola cosa potrebbe cambiare tutto“. E c’è un esempio specifico: “Nella stagione 2020-21 sono andato a giocare in Russia a San Pietroburgo, con un anno di contratto. Perugia in quel periodo mi aveva offerto un contratto triennale, ma avevo voglia di andare a fare un’esperienza in Russia e ho deciso di andare là, nonostante tutti mi dicessero che ero un pazzo a rifiutare un triennale a Perugia. Non era una questione di soldi, volevo fare la storia a San Pietroburgo e non essere il dopo De Cecco“.
Le cose, però, non sono andate ne modo migliore: “Il posto era bellissimo, ma purtroppo ero là da solo, visto che per il Covid nessuno mi poteva raggiungere, e io non sono neppure potuto andare al funerale di mio nonno. Ad un certo punto mi sono sentivo male, ho resistito e posso dire che alla fine sono uscito molto più forte caratterialmente e non solo; l’estate dopo ho vinto le Olimpiadi, magari se non fossi andato in Russia la storia sarebbe stata diversa. Dico sempre che la vita è un percorso e hai anche bisogno di fare degli errori per crescere“.
Nella vita privata Brizard è anche un amante degli animali: “Amo i gatti, ne abbiamo due. Il primo è arrivato quando ero a Tolosa, il secondo l’abbiamo preso sempre in Francia dai nostri vicini. Sono sempre con me e Camille, ci seguono in ogni nostro spostamento“. E sugli hobby fuori dal campo aggiunge: “Amo leggere, mi piace il cinema in generale, ma qui facciamo un po’ fatica perché ci sono poche versioni originali in francese. Quando torno in Francia mi piace giocare a golf, ma mi faccio prendere troppo da questo gioco e passerei giornate intere sui campi. Amo la montagna, un po’ meno il mare, o meglio la sabbia e l’acqua salata“.
Infine le idee per il post-carriera: “Una volta finito di giocare, il mio primo obiettivo è dare spazio a mia moglie Camille perché possa fare quello che vuole lei. Ha sempre fatto tanti sacrifici per seguirmi e questo non le permette di potere fare tutto quello che vorrebbe fare, come ad esempio studiare architettura. Poi credo che resterò legato alla pallavolo, magari come allenatore del settore giovanile della nazionale francese, o dirigente a tempo pieno nel Paris a cui sono legatissimo. Anni fa la società ha rischiato di sparire per problemi economici e tanti di noi l’hanno aiutata“.
(fonte: Comunicato stampa)