Nel 1989 l’allora imprenditore sportivo e magnate delle televisioni Silvio Berlusconi decide di investire anche nella pallavolo. È così che il “Cavaliere”, scomparso qualche giorno fa, acquisisce il diritto sportivo da Mantova e parte alla conquista del volley con la Mediolanum Milano. Sebbene il suo sogno di vincere tutto con il calcio, il rugby, l’hockey, il baseball e il volley, creando quel sogno ad occhi aperti che fu la Polisportiva Milan, sia rimasto vivo per alcune stagioni, possiamo affermare che la gallina dalle uova d’oro e il vero gioiello di Berlusconi sia sempre stato il calcio.
Per il volley, con altrettanta onestà intellettuale, è corretto affermare che cercò da subito di fare le cose in grande, allestendo un roster che annoverò al suo interno campioni del calibro di Zorzi, Lucchetta, Ctvrtlik, Galli, solo per nominarne alcuni. In quegli anni ruggenti, in cui la Mediolanum cercava di stare al passo della Messaggero Ravenna, della Maxicono Parma e della Sisley Treviso, riuscendo ad ottenere due titoli al Mondiale per Club e una Coppa delle Coppe l’anno successivo, Stefano “Cisco” Recine giocò dal 1990 al 1992 e poi esordì da dirigente sportivo ad appena 35 anni:
“A Berlusconi e Foscale, che era il suo braccio destro nel volley, sarò sempre riconoscente. Era il 1992, l’anno del nostro secondo Mondiale per Club, quando entrambi mi spalancarono le porte dei miei 31 anni di carriera da dirigente nel mondo della pallavolo. A una cena di fine stagione, a cominciare da Zorzi e Lucchetta, mi stuzzicarono, tirandomi un po’ in mezzo su questo papabile incarico; e io, anche se avrei voluto ancora giocare, accettai ben volentieri la proposta di Foscale e Berlusconi di passare dall’altra parte“.
Sono anni indimenticabili e incomparabili. Mi dica quanto Berlusconi teneva alla pallavolo.
“Si appassionava molto, era un visionario dello sport. Mandò tutti noi dirigenti a fare formazione, cercando di apprendere ‘l’amor por la camiseta’ tipico del calcio sudamericano. Voleva che tutti imparassero la cultura dell’attaccamento, della filosofia dello sport vincente del Sudamerica. Poi certamente la sua passione per il calcio era nota a tutti. Ma le dirò, era uno che oltre a provare amore per il pallone, capiva davvero molto di quel mondo. Lo ricordo avere delle vere e proprie discussioni con Capello, facendo dei disegni di tattica sulla tovaglia. Capello in quegli anni, da capo della Polisportiva, prese il posto di Arrigo Sacchi come allenatore. Berlusconi anche in quell’occasione ci vide lungo, perché Fabio vinse molto con il suo Milan“.
Sicuramente con la pallavolo vinse tanto all’estero.
“A lui piacevano i tornei intercontinentali. L’affermazione all’estero era un suo pallino. Faceva di tutto perché tutti fossero presenti ad assistere a quel tipo di competizioni. Era un’occasione per esserci, ma anche un’occasione di apprendimento. Credo che in quel periodo avesse una visione del mondo sportivo davvero innovativa, e penso che nel mondo dell’imprenditoria sportiva abbia fatto davvero molto bene. Con noi capì subito la valenza di giocatori come Zorzi e Lucchetta, anche a livello mediatico, ad esempio, e allestì una squadra che cercò di competere con Gardini e la sua Messaggero e Benetton e la sua Treviso. Chi ha vissuto quel momento della pallavolo, proverà nostalgia al solo pensiero“.
L’avventura di Silvio Berlusconi cominciò con gli anni ’90, quando nella prima squadra esordivano due colossi come Zlatanov e Casoli. Proprio Cristian Casoli ricorda quell’anno così fondamentale per l’inizio della sua carriera:
“Ricordo anch’io quanto Berlusconi tenesse alla pallavolo. Era uno che alle partite al Pala Trussardi mancava raramente. Ricordo che io, Zlaty, ma anche lo stesso Milone o Egeste, avevamo il tesserino per accedere alle partite anche quando non venivamo convocati da Doug Beal con la prima squadra. E lui, di bassa statura, arrivava circondato da uno stuolo di guardie del corpo molto più alte. Diciamo, e la cosa mi fa sorridere, che il suo arrivo al palazzetto era evidente, nonostante Berlusconi fosse in qualche modo invisibile“.
In quegli anni lei era molto giovane.
“Avevo 14 anni quando Berlusconi acquisì la Mediolanum e giocavo nelle giovanili. Mi alternavo con quei ragazzi che le ho nominato, ma anche con Iervolino, Salvi nella prima squadra. Lui aveva provato a convogliare tutti gli sport. Sicuramente a Milano il calcio e l’hockey guidati dal presidente Berlusconi andavano per la maggiore. Era una persona in grado di creare un enorme entusiasmo attorno allo sport che seguiva con costanza e soprattutto amava festeggiare con noi quei momenti e farci sentire l’affetto che provava per lo sport. Ha fatto molto per tanti di noi“.
di Roberto Zucca