Ecco Cristina Chirichella, la "principessa" della pallavolo

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Di Redazione

La “principessa” è tornata a casa per qualche giorno prima di ripartire per Novara. Cristina Chirichella, capitana della Nazionale italiana femminile, argento agli ultimi Mondiali, è tornata a Napoli dalla famiglia, come riportato nell’edizione odierna del “Corriere del Mezzogiorno”.

È la principessa della pallavolo, così l’hanno battezzata tutti per la sua bellezza e per i suoi modi di fare eleganti. Domenica all’aeroporto di Malpensa, di ritorno dall’avventura ai Mondiali di volley, si imponeva su tutte. La medaglia d’argento al collo rifletteva la luce del viso regale con il quale salutava i tifosi. Cristina Chirichella resta però Heidi per sua mamma Sonia, nostalgica del suo sorriso solare. Disarmante addirittura. Il particolare, forse l’unico, che la identifica come napoletana doc. «Mi manca, caspita quanto mi manca. Tra qualche giorno partirò per Novara e spero di guardarmela per ore, la mia bambina». Che le fattezze di bimba proprio non le ha più: un metro e novantacinque di altezza, numero di scarpe 46. Il piglio deciso di una ragazza ce sa quel che vuole. E lo aveva stabilito sin dall’età di dieci anni, quando un professore della suola media Verga ai Colli Aminei, la zona di Napoli dove abitava con i suoi genitori, le disse: «Perché continui a fare ginnastica ritmica e nuovo, credo che tu possa avere un futuro nella pallavolo».

La parolina magica: suo padre Giuseppe (per la cronaca 2 metri e cinque di altezza) aveva avuto qualche trascorso in questo sport e il fratello Gaetano –  il riferimento della sua vita – giocava all’epoca a pallavolo. Cristina era già la più alta di tutte le sue compagne di scuola, e se ne faceva un cruccio. Si vedeva diversa, e soprattutto sentiva di essere diversa. Lontana probabilmente dallo stereotipo della ragazzina del Sud tutta ciccia e brufoli. Quell’estate, in spiaggia, iniziò a giocare con il papà e il fratello (quattro anni più grande) a pallavolo e a settembre decise: «Vado all’Agca e provo». Agca è il club sportivo dove ha iniziato a giocare, esiste ancora oggi, per quanto sia costantemente alla ricerca di un posto dove far allenare le piccole atlete. Napoli non ha impianti sportivi e la pallavolo qui è uno sport di nicchia. Iniziò come palleggiatrice, convinta che questo fosse il suo ruolo naturale. Ma così alta e forte era inevitabile che la sua carriera fosse proseguita da centrale. Aveva neanche dodici anni ed era una ragazzina ribelle. Iperattiva, dice la madre. «Facevo fatica a contenerla, un vulcano. Quando era a scuola o in palestra, la casa ci sembrava vuota. Adesso poi, che vive fuori da tanti anni, conviviamo con un grande vuoto. Lei è come la si vede in campo: sempre in movimento».

Quando all’età di 14 anni fu selezionata per il raduno al Club Italia a Roma, ci andò convinta e orgogliosa. Ma quel posto le sembrò stretto. «Mamma, questo posto mi dà l’impressione di un collegio. Io ho bisogno di spazio, di aria». Piangeva, voleva tornare a casa. Ma strinse i denti. La stessa casa, a Napoli, dove oggi si sentirebbe probabilmente a disagio. «Quando viene – aggiunge la signora Sonia – sono in apprensione. Troppo disinvolta per questa città. Era più piccola e usciva con le amiche di sempre, le impedivo di indossare i pantaloncini corti, di vestirsi in maniera appariscente».

Da nove anni vive lontano, raccoglie meriti e titoli. Nella stagione 2010-11 entra nel prestigioso Club Italia e partecipa al campionato di serie B1 per due anni. Negli stessi anni inizia il suo percorso nelle nazionali giovanili vincendo 2 medaglie ai campionati europei. L’esordio nella massima serie arriva nella stagione 2012-13, Cristina viene ingaggiata dalla Robusport Volley Pesaro e nella stessa stagione viene convocata nella nazionale maggiore. L’anno dopo passa alla Pallavolo Ornavasso e nella stagione 2015-16 approda all’Igor Gorgonzola Novara dove vince scudetto, Supercoppa e Coppa Italia in due stagioni.

Poi la telefonata al papà: «Sai, la novità? Vogliono che diventi il capitano della Nazionale». E lui: «Ti mette tensione?». «No, papi, vincerò anche questa sfida». Con il numero dieci sulla calottina. Maradona? «Macché, il calcio è altra storia. Sono nata il giorno 10 di febbraio». Cristina è esattamente così: volitiva e determinata. Sul braccio destro un tatuaggio con il simbolo dell’infinito con le sue iniziali e quelle del fratello Gaetano. Ma l’amore vero si chiama Federico Rigamonti, allenatore di pallavolo in una serie minore.

La sua passione per questo sport, del resto, è nata anche grazie al cartone animato «Mila e Shiro, due cuori nella pallavolo». Che la teneva incollata alla tv. Oggi, a 24 anni, Cristina è una sportiva decorata ed è anche una donna molto social: sul suo account Instagram vanta circa 119mila followers. Il capitano della Nazionale pubblica scatti che la ritraggono con le sue compagne di squadra, ma anche momenti di vita privata. Con leggerezza e con il sorriso elegante di una principessa.

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