Di Stefano Benzi
Quando assisti a cose del genere le devi raccontare, perché sono straordinarie e forse possono insegnare qualcosa ai ragazzi che sono convinti che fare sport sia un privilegio che debba automaticamente portare soldi e successo. Se no non ne vale la pena. Quasi sempre fare sport è sacrificio: molto spesso è una missione. E non si va in missione per stare comodi, per viaggiare in prima classe, per dormire nei cinque stelle.
Il Prinz Brunnenbau di Perg, deliziosa città della Baviera austriaca non lontana da Linz, è una bella e piccola realtà del volley austriaco: il loro impianto la Donauwell Arena, è quella che si definirebbe una “palestra cieca”… nel senso che c’è solo una tribuna alle spalle delle panchine e tutto il resto è cemento. Eppure la squadra riesce a raccogliere ogni settimana tra i cinquecento e i mille paganti. Quando lo scorso anno il Prinz arrivò alla Challenge Cup si festeggiò come per un titolo che il club non ha mai vinto. Il Prinz ha solo 1300 likers su Facebook e una pagina di poche righe sulla versione tedesca di Wikipedia. Al momento è secondo nel suo campionato: un momento storico per queste ragazze che culmina con la trasferta a Monza per la gara di ritorno della Challenge Cup. Nel primo turno hanno perso 3-0 in casa (19-25, 23-25, 20-25) giocando alla morte e uscendo in un’ovazione del loro pubblico. Monza aveva lasciato a casa Ortolani, Arcangeli e altre schierando le seconde linee. Ma queste ragazze avevano dato davvero tutto quello che avevano.
Si può fare meglio? Certo, ecco come: si gioca il turno di campionato in anticipo, ci si allena sia domenica che lunedì mattina e poi si parte da Perg alle 22.00. Fino alla Candy Arena sono solo 700 chilometri… Una gita.
Le ragazze caricano i loro borsoni sul pullman che non è esattamente uno di quelli superaccessoriati che si vedono nel mondo del calcio, si sistemano e aspettano che le 13 ore di viaggio scivolino via. Tre soste per fare gasolio ed evitare di farsela addosso. Qualcuna dormicchia, altre ascoltano musica, tante chiacchierano: sembra davvero una gita scolastica. Le ragazze del Prinz arrivano a Monza intorno alle undici. Guardano la Candy Arena e cominciano immediatamente a mandare selfie e scatti sui social.
Mezz’ora dopo sono in campo: le ragazze senza strafare provano i loro schemi e rimettono in movimento un fisico anchilosato dal viaggio. Un’ora e mezza di lavoro e l’allenatrice dice a tutte di rimettersi la tuta.
Le austriache vengono accolte dai gestori del bar che hanno già preparato la tavolata. Sono felici, ma veramente felici: sembra che stiano vivendo il giorno più bello della loro vita. Si godono il pranzo, poi fanno due passi fuori dall’Arena. Altre foto: a fianco all’Arena c’è lo Stadio Brianteo con le luci accese. Avessi detto…
Sono le 15: le ragazze si siedono ordinatamente a bordo campo e guardano l’allenamento dei ragazzi estoni del Parnu, avversari del Vero Volley maschile, che sono giunti con un giorno di anticipo per dormire comodamente in albergo e prepararsi meglio…. Partiranno con tutta calma per l’Estonia il giorno dopo, in aereo dopo una seconda notte in hotel.
“Noi dobbiamo fare i conti con i nostri mezzi, non possiamo strafare. Alle ragazze abbiamo chiesto un sacrificio e hanno risposto con entusiasmo e dedizione” – dice il dirigente del Prinz che è arrivato a Monza dopo un viaggio rocambolesco.
Sono le 18, mancano due ore al match. In Arena non c’è ancora nessuno e la musica è a volume minimo: ma le ragazze austriache sono in fibrillazione già da un pezzo. Alle 18.15 piombano in campo per il riscaldamento e gli addetti di Monza, colti in contropiede, si affrettano ad alzare il volume per poi farle uscire e rientrare e presentarle alle persone presenti.
“Potrebbe essere la partita più importante della mia vita” dice Mecky, ragazzina americana che arriva dalla piccola università di Butler… “Divertiti, ma ne giocherai tante altre” le dico. E lei mi risponde con il sorriso di chi si sta già divertendo una cifra.
Le ragazze del Saugella entrano in campo per il riscaldamento alle 19 in punto; alle 20 il primo servizio, alle 21.10 la partita è già finita: 3-0 per le brianzole che con un 25-17, 25-14, 25-18 in un’ora e sei minuti, chiudono la pratica. Lo sguardo va alle ragazze del Prinz, 26 ore di pullman per 66’ di gioco. Le austriache al centro del campo incassano l’applauso dei loro pochi tifosi e dei presenti che se sapessero questa storia le avrebbero applaudite anche di più.
“Doccia veloce, dobbiamo partire subito” ordina il dirigente del club e alle 22.00 il Prinz è sul suo pullman, diventato ormai anche hotel, per tornare a casa. Altre tredici ore… L’allenatrice fa loro i complimenti “perché avete giocato a testa alta” mi sembra di capire. “Domani niente allenamento, dormite”. Sì… perché in teoria le ragazze del Prinz in agenda avrebbero avuto un’ulteriore seduta di allenamento, e dunque sei-sette ore dopo il rientro, in vista della partita di sabato con il Graz, quarto in classifica.
Ma il campo stavolta poteva ttendere: chissà che sogni hanno fatto nella loro cuccetta durante il viaggio del ragazze di Perg. Sogni di gloria?
Ma questa è gloria… basta che qualcuno ne parli.