Di Alessandro Garotta
Dana Rettke non ha ancora giocato una singola partita con un club professionistico, eppure tra gli addetti ai lavori e gli appassionati di NCAA è un volto ormai noto, che non ha bisogno di presentazioni. Infatti, i feed sono pieni delle sue foto che sembrano assurdi fotomontaggi – per via dei suoi 2,03 metri di altezza – e dei video che immortalano le sue stampate granitiche e le sue fast imprendibili.
Ma se quelle giocate erano comunque offuscate dal dubbio che la competizione attorno a lei non fosse a un livello abbastanza alto per essere presa sul serio, il talento della centrale delle Wisconsin Badgers ha vissuto una seconda vampata di hype quando nell’estate del 2019 ha cominciato a ripeterle allo stesso modo con la nazionale seniores degli USA, proiettandosi direttamente nella stratosfera.
Insomma, gli ingredienti per plasmare la “Next Big Thing” della pallavolo americana ci sono tutti. Se poi sarà anche vincente, sarà solamente il resto della sua carriera a dircelo, ma il percorso che ha portato Rettke al suo ultimo anno di college non avrebbe potuto essere scritto meglio.
Ci racconti qualcosa di lei. Chi è Dana Rettke?
“Sono una centrale di 21 anni, originaria di Riverside in Illinois, che gioca nella squadra dell’University of Wisconsin-Madison e nella nazionale statunitense. Mi definirei una persona determinata, dinamica, solare e aperta. In campo cerco sempre di trasmettere allegria e gioia perché la pallavolo non è solo competizione, ma anche divertimento“.
A che età ha scoperto il suo talento per il volley? E come mai il ruolo di centrale?
“Ho iniziato a giocare a 15 anni. Dopo che mia mamma per tanto tempo aveva insistito perché io provassi questo sport, la mia migliore amica è riuscita a convincermi… E il resto è storia! Mi sono innamorata del volley al punto che il mio desiderio era solo quello di crescere e migliorare giorno dopo giorno. Inizialmente ho giocato da centrale, poi al quarto anno di liceo mi hanno spostata in banda. Questa esperienza da schiacciatrice-ricevitrice mi ha aiutato a sviluppare un buon controllo di palla e perciò è stata molto utile. In fondo, però, sono sempre stata una centrale: mi piace stare lì in mezzo, con tutte le sfide che ne derivano. È un ruolo davvero speciale“.
Quanto è importante l’altezza per ambire a giocare ai massimi livelli?
“Amo la mia altezza ed è una caratteristica che non cambierei per nulla al mondo, ma non penso sia tutto. Certo, può aiutare ed essere un vantaggio, soprattutto nel mio ruolo, ma non è un fattore sufficiente a definire una buona giocatrice. È tutta una questione di abilità e mentalità: se ci si allena duramente e si ha un certo potenziale, allora si può diventare una buona giocatrice, indipendentemente dall’altezza“.
È considerata un astro nascente della pallavolo mondiale: per lei è uno stimolo a fare sempre meglio?
“Senza dubbio questa buona considerazione che ricevo mi spinge a dare ogni volta qualcosa in più, dal momento che aspiro a diventare una tra le migliori – se non la migliore – al mondo. Ma cercare di essere una buona compagna di squadra lo ritengo uno stimolo altrettanto importante per crescere, sia come atleta sia come persona“.
Qual è stato il momento più bello della sua carriera finora?
“Penso che l’intero 2019 sia stato un anno della mia carriera che non dimenticherò mai, visto che si sono avverati alcuni dei miei sogni più grandi. Ho giocato per la prima volta con la nazionale seniores degli USA: un’esperienza indimenticabile, in cui abbiamo vinto la VNL e ci siamo qualificate alle Olimpiadi. E poi è stata un’annata straordinaria anche con le Wisconsin Badgers, dal momento che abbiamo vinto la Big Ten Conference e raggiunto la finale del campionato nazionale“.
In quali aspetti pensa di essere cresciuta maggiormente nella scorsa stagione?
“L’estate in nazionale mi è servita tantissimo perché, oltre ad arricchire il mio bagaglio tecnico, ho iniziato a pensare al gioco in modo diverso. È difficile fare paragoni, ma a livello di college le cose sono più semplici. Poi fai il grande salto e ti chiedi cosa stia succedendo. È tutto più veloce, la fisicità è maggiore. Ma ho imparato rapidamente e sono migliorata molto a muro e al servizio: nella stagione successiva al college, questi miglioramenti si sono visti soprattutto nei miei numeri, mai così positivi“.
Gli Stati Uniti sono tra i paesi più colpiti dal coronavirus. Come sono stati questi mesi di emergenza sanitaria?
“Viviamo un periodo terribile, con un virus che ha colpito tante persone in tutto il mondo. Purtroppo, gli Stati Uniti non sono ancora riusciti a contenerlo completamente e i casi sono di nuovo in aumento da quando hanno riaperto le scuole. È una situazione delicata, non è facile gestirla e ha cambiato profondamente le nostre vite. L’unica cosa che dobbiamo fare è stare al sicuro il più possibile, ma se le persone accanto a noi non lo fanno, ci sarà sempre il rischio di diffusione del virus; da questo punto di vista, gli USA devono fare meglio“.
Cosa ne pensa dello slittamento della stagione NCAA? Una scelta giusta, secondo lei?
“Credo sia stata una decisione ragionevole visto quello che sta accadendo. Certo, è un po’ strano pensare che proprio in questi giorni avremmo dovuto iniziare la stagione, ma si è cercato di salvaguardare la nostra salute. E soprattutto siamo contente che la questione riguardante la ripresa sia stata chiarita dopo tante settimane di incertezza, così possiamo concentrarci sul nostro lavoro in palestra: abbiamo una grande voglia di giocarci qualcosa di importante e cercheremo di sfruttare al meglio questo tempo in più per crescere e migliorare“.
Quali sono i suoi obiettivi per l’ultimo anno di college?
“Il mio unico obiettivo è dare tutta me stessa in campo per rendere questa stagione indimenticabile e aiutare la squadra a esprimere tutta la sua forza. Come sempre, giocheremo per arrivare davanti agli altri: non ci nascondiamo, vogliamo vincere la Big Ten Conference e il campionato nazionale“.
E i suoi sogni nel cassetto per il futuro?
“Oltre a vincere il campionato NCAA, mi piacerebbe partecipare alle Olimpiadi e avere una carriera da professionista lunga e piena di soddisfazioni“.