Di Redazione
Davide Piccinin dopo una vita in gialloblù, iniziata quando era ancora un giocatore del minivolley e proseguita in veste di dirigente, da quest’anno verrà al PalaPrata solo in veste di tifoso.
Un percorso sempre in crescita. Da quando 12 anni fa assieme ai compagni di sempre Gianni Bertolo e Maurizio Meneghel ha preso in mano le redini dirigenziali della prima squadra, allora in Serie C, ne è passata di acqua sotto i ponti e ora quello di Prata è un nome noto tra gli appassionati di volley di tutta la penisola.
“Sono stati 12 anni di sacrifici – racconta Davide – ma anche di grandi soddisfazioni . L’avevo già detto quando siamo stati promossi in A2: la Serie A è un impegno serio e per affrontarla è necessaria una società seria ed organizzata che non deve essere legata al lavoro di una persona. Per motivi di lavoro non riuscivo più a seguire a tempo pieno la squadra. Per questa ragione mi sono battuto perché ci fosse un direttore sportivo che potesse dedicarsi a tempo pieno e ogni giorno alla società”
Cosa ti è rimasto di questi 12 anni?
“Le emozioni e le vittorie sicuramente. Ma anche la soddisfazione di aver cercato di crescere personalmente e nello stesso tempo far crescere tutto l’ambiente. Devo ringraziare tutte le persone con le quali ho vissuto vissuto in questi 12 anni, ma ce ne sono tre in particolare che hanno contribuito a far nascere e proseguire la passione. La prima è Corrado Pilot, il primo che ha capito che volevamo fare qualcosa di serio a Prata. Il.secondo è Nedialko Deltchev che mi ha aiutato a capire la parte tecnica di questo sport, e il terzo, ma solo in ordine di conoscenza è Luciano Sturam che mi ha aiutato a capire il lato umano e non solo tecnico delle persone. Con lui ci sono state ore e ore di telefonate al giorno. Telefonate più lunghe di quelle con la fidanzata soprattutto in campagna acquisti! E poi ovviamente Maurizio Meneghel senza il quale questa avventura non sarebbe mai stata possibile e Gianni Bertolo per tutte le ore passate ad organizzare tutto al meglio dietro le quinte”
Hai qualche consiglio da lasciare in “eredità”?
“Auguro a Maurizio Vecchies di emozionarsi ad ogni singolo allenamento e per ogni singolo pallone messo a terra durante la settimana e di arrivare in Superlega…….Noi dalla C alla A2 ci siamo arrivati….lui ha capacità da massima serie e quindi la sfida è lanciata. Per quanto mi riguarda rifarei tutto, ma è ora di lasciare spazio agli altri. Una cosa che però ho imparato in questa esperienza è che la cosa più formativa è la sconfitta. E’ da lì che nasce la voglia di migliorarsi e il carburante per ottenere poi i successi”
(Fonte: comunicato stampa)