Di Roberto Zucca
Della sua stagione in Italia gli ritorna alla mente subito un ricordo: la maglia azzurra. Una maglia indossata dopo aver atteso a lungo la convocazione in nazionale, concretizzatasi alla fine dell’estate con grande soddisfazione da parte di tutti, Blengini compreso.
“Quando il CT mi ha chiamato – racconta Dick Kooy – ho risposto subito presente. Era una convocazione che attendevo da anni, e per la quale ho lavorato e mi sono preparato per tanto tempo. Indossare la maglia azzurra è stato un traguardo, ed è una soddisfazione rappresentare una nazione nella quale non sono nato, ma che col tempo è diventata parte di me”.
Che esperienza è stata?
“Molto positiva. Devo dire che col gruppo mi sono trovato bene da subito. Ho trovato un ambiente molto buono e soprattutto una squadra unita. Non era scontato che potessi essere accolto così, e invece ho un ricordo davvero bello di quel periodo”.
Nella convocazione alle Olimpiadi quanto ci spera?
“Il giusto. Non è un pensiero che mi ossessiona, e l’allenatore sa che nel caso in cui dovessi servire io darei il… mille per cento. In questo momento sono felice di essere rientrato a pieno regime a giocare in Italia. Un palcoscenico che negli anni mi era mancato parecchio”.
Italia ovvero Piacenza.
“È una società giovane ma con personaggi di spicco come Zlatanov che a questo gruppo fanno molto bene. Zlaty è una persona che si dà ancora molto per questo sport ed è il suo bello. È una squadra con atleti come Fei, che saranno sempre di ispirazione per tutti”.
Bilancio del girone di andata?
“Un crescendo. Ci sono ottimi elementi e il lavoro fatto finora con Gardini sta dando i suoi frutti. Possiamo e dobbiamo sicuramente fare meglio. Nel girone di ritorno cercheremo di essere più concreti e non lasciarci sfuggire certi risultati”.
Primo marcatore di Piacenza. Quest’anno sembra l’anno suo e di Abdel-Aziz.
“Intanto è un grande amico prima che un avversario. Sta andando bene per entrambi e sono felice per lui. Con i registi della squadra c’è un’ottima intesa e c’è stato affiatamento da subito. Tornavo dai tempi di Macerata e volevo misurarmi dopo gli anni in Russia. Direi di essere pienamente soddisfatto”.
Gli anni russi sono stati duri?
“Formativi più che duri. Ho sentito la distanza e la mancanza sia dell’Italia che del campionato italiano. Per me quest’anno era una priorità poter rientrare a giocare nel mio paese”.
In cosa si sente più italiano, Kooy?
“In tutto. In Italia ho fatto la mia fortuna professionale, ho trovato la donna della mia vita, Giovanna, e vivo ormai stabilmente qui da molti anni. Sicuramente ciò che più ho assimilato è il valore della convivialità. Mi piace stare in compagnia, magari davanti ad un buon piatto italiano e a un bicchiere di vino rosso. Penso che non ci sia sensazione più piacevole”.
So che è appassionato di animali. Ma è vero che ha acquistato anche un cavallo?
“(ride ndr) Giotto! Non lo tengo parcheggiato come un’auto, perché occuperebbe troppo spazio a Milano, ma vive in un maneggio e io e mia moglie andiamo a stare con lui non appena abbiamo un po’ di tempo libero”.