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Ester Serafini, un’altra italiana in Francia: “La pallavolo? Una scuola di vita”

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Quando si parla di pallavolisti italiani emigrati all’estero per la stagione 2024-2025 si pensa subito ai vari Francesco Recine, Jiri Kovar, Caterina Bosetti, Sylvia Nwakalor, Anna Nicoletti, Raphaela Folie, e via dicendo. Nomi di spicco, insomma, le cui avventure in terra straniera incuriosiscono ed appassionano parecchio, come giusto che sia.

È bene sapere, però, che esiste anche una folta schiera di giocatori che milita nelle squadre dei college americani o nei campionati europei “minori”, senza godere di considerazione alcuna da parte di appassionati o addetti ai lavori.

Per questo, noi abbiamo deciso di farvi conoscere la storia di Ester Serafini, palleggiatrice toscana classe 2001 che quest’anno veste la maglia del CSM Clamart nella seconda serie francese.

Per cominciare ci racconti chi è Ester Serafini, cosa rappresenta per lei la pallavolo e come ha scoperto il suo talento per questo sport.

“Sono una ragazza di 23 anni, pallavolista e studentessa universitaria. Ho già conseguito la laurea in Scienze dell’Educazione e attualmente studio per diventare biologa nutrizionista. Gioco a pallavolo da quando avevo 6 anni. È stato mio padre a farmi scoprire questo sport portandomi a vedere alcuni allenamenti. Nella mia famiglia, però, non ci sono pallavolisti. Fin da subito mi sono innamorata del volley, e così, all’età di 14 anni, ho iniziato a trasferirmi lontano da casa per inseguire il mio sogno. Cosa rappresenta per me la pallavolo? Sicuramente una scuola di vita. Questo sport mi ha fatto crescere moltissimo, sia come giocatrice sia come persona”.

C’è una giocatrice alla quale si è ispirata per il suo ruolo di palleggiatrice o a cui si ispira ancora adesso?

“Ci sono molti giocatori e giocatrici che ammiro, ma per quanto riguarda il mio ruolo, la fonte di ispirazione è stata Eleonora Lo Bianco. Ho sempre apprezzato il suo modo di giocare e la sua tenacia”.

Quali sono state le tappe più importanti del suo percorso pallavolistico?

“Ho iniziato a giocare ad Aulla, il paese in cui vivo, e ho trascorso gran parte delle giovanili a Santo Stefano nel Valdimagra Volley. All’età di 14 anni, mi sono trasferita a Trento per vivere la mia prima esperienza lontano da casa con l’ATA Volley in Serie B1. Ho avuto l’opportunità di giocare per un anno in una società molto ambiziosa, l’Amatori Atletica Orago, e poi sono passata alla V36 Plus Chiavenna. Qui ho avuto Ivan Iosi come allenatore, e sotto la sua guida sono cresciuta notevolmente. Infine, prima di trasferirmi in Francia, ho vissuto due stagioni molto importanti in Serie A2: una a Mondovì e l’altra all’Itas Trentino, con cui ho raggiunto la promozione in A1”.

Foto Fabio Cucchetti

Come mai dopo l’esperienza all’Itas Trentino in Serie A2 ha deciso di trasferirsi in Francia? Come valuta la stagione 2023-2024 con l’US Villejuif?

“Quando ho ricevuto questa proposta, non ho voluto lasciarmela sfuggire, poiché l’idea di vivere un’esperienza all’estero mi aveva sempre affascinato. Alla fine, posso dire che la mia stagione a Villejuif è stata molto positiva e mi ha aiutato a crescere. Oltre a essere stata un’esperienza meravigliosa dal punto di vista sportivo, ho avuto la possibilità di confrontarmi con un nuovo paese e una nuova lingua”.

Invece com’è nata l’occasione di trasferirsi al CSM Clamart? Quali ragioni l’hanno convinta a continuare a giocare in Francia?

“Durante la scorsa stagione, ho ricevuto una chiamata da questa squadra di Élite (la seconda serie francese, ndr) e non potevo dire di no. Fin dal primo momento, ho avuto una bella impressione: è una società seria, ambiziosa e con una grande cultura del lavoro. L’organizzazione è eccellente, poiché siamo seguite da quattro allenatori, due preparatori atletici e un fisioterapista. Dunque, a convincermi a restare in Francia è stata la volontà di lavorare e di fare bene di questo club. Inoltre, trovavo interessante la possibilità di trascorrere un altro anno all’estero, in una città come Parigi, e di continuare a imparare il francese”.

Un bilancio delle prime settimane della stagione 2024-2025? Quali sono gli obiettivi del Clamart?

“La nostra stagione è partita con due vittorie per 3-1, una contro Pays Viennois e l’altra contro Vitrolles. Abbiamo obiettivi importanti, ma siamo consapevoli che non sarà un campionato semplice. Infatti, accederanno ai Playoff le prime tre squadre di ciascun girone, e solo una di queste sarà promossa in Ligue A. In generale siamo una squadra giovane, ma con qualche giocatrice di esperienza. Abbiamo molta voglia di fare bene e sono sicura che continueremo a lavorare sodo per ottenere buoni risultati”.

Visto che è una grande appassionata di cucina e gestisce una pagina Instagram chiamata “Cuciniamo Sano”, quale piatto sceglierebbe per descrivere la sua nuova squadra?

“Domanda veramente difficile. Però, penso che un bel risotto alla zucca possa rendere l’idea di che squadra siamo. È un piatto realizzato con ingredienti semplici, ma dal sapore molto deciso e intenso, con una nota dolce data dalla zucca. Facile da preparare, anche se richiede tanta precisione e attenzione ai dettagli. E, alla fine, riesce a soddisfare il palato di tutti!”.

Al di fuori del campo, come procede? Ci parli un po’ della vita a Clamart.

“Clamart è una città tranquilla, e mi ritengo molto fortunata a viverci, dato che si trova a pochi minuti da Parigi. Questo mi permette di trascorrere il mio tempo libero nella capitale francese, un posto che adoro perché ti dà l’opportunità di fare e vedere tantissime cose”.

Se dovesse individuare le differenze nel modo di vivere la pallavolo in Francia rispetto all’Italia quali sarebbero?

“Non ci sono molte differenze, poiché, in fin dei conti, lo sport è lo stesso. Tuttavia, posso dire che all’interno della palestra c’è un clima diverso: si percepisce un ambiente molto familiare e, basandomi sulla mia esperienza finora (che non è molto ampia), la pallavolo viene insegnata in modo meno tecnico. Gli esercizi di ripetizione, precisione e tecnica vengono spesso combinati con attività meno standardizzate che stimolano la mente. Per quanto riguarda il livello, invece, dipende molto dalla squadra in cui si gioca, un po’ come accade in Italia”.

Foto Jonathan Lemire

A suo parere, quali sono i primi passi che bisogna intraprendere per approcciare al meglio un’esperienza all’estero?

“Quando sono partita, parlavo pochissimo francese. Posso quindi affermare che la voglia di fare e di mettersi in gioco è più che sufficiente per intraprendere questo tipo di esperienze”.

Quali sono i suoi sogni per il futuro, dentro e fuori dal campo?

“Ho diversi sogni nel cassetto, ma preferisco tenerli per me. Posso dire che, fuori dal campo, sono attualmente molto concentrata sui miei studi universitari e, come ho già accennato, mi piacerebbe diventare biologa nutrizionista. Per quanto riguarda la pallavolo, non mi pongo limiti. Punto a migliorare e a crescere sia come sportiva che come persona. E i risultati, se dovranno arrivare, arriveranno”.

Di Alessandro Garotta

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