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Europei e caso Egonu: quando la mano non è ferma, la “linea” viene storta

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Gli Europei 2023 della nazionale femminile passeranno alla storia del volley italiano come una “spedizione punitiva” dal sapore un po’ fantozziano. Una punizione per giocatrici come De Gennaro, Chirichella o Bosetti, sacrificate per consentire a Mazzanti di “riprendere il controllo della squadra” (parole del CT). Una punizione anche per chi, come Paola Egonu, è stata messa prima dietro la lavagna (leggi panchina) e poi fatta sedere di corsa al primo banco, come se nulla fosse accaduto, quando le cose si stavano mettendo male (contro la Francia, contro la Turchia, contro l’Olanda), in barba alla “linea” rivendicata dal CT.

egonu italia
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I motivi della punizione, però, ancora nessuno li ha spiegati. Nessuno, neppure il presidente federale Giuseppe Manfredi, nelle interviste dopo partita ha voluto o potuto chiarire alcunché. Nessun accenno diretto a Egonu e alla sua mortificante gestione, nessuna spiegazione su quali siano state, siano o sarebbero le colpe della campionessa azzurra e delle altre giocatrici “epurate”.

Il risultato finale è un danno d’immagine che, agli occhi del mondo dello sport, una Federazione così vincente avrebbe dovuto evitare nel modo più assoluto, e che invece a un certo punto è diventato inevitabile, comunque fossero finiti questi Europei. Se vincere con Egonu e grazie a lei, infatti, avrebbe significato “tradire” le scelte fatte a monte, perdere in questo modo diventa comunque un fallimento, considerando che il quarto posto si sarebbe potuto conquistare senza difficoltà anche con la squadra della VNL, senza Egonu e persino senza Antropova. Insomma, una bella “linea” storta su carta patinata.

Manfredi mazzanti malagò
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Viene da chiedersi come la pensa in merito il presidente del CONI Giovanni Malagò, da sempre in prima linea nel seguire le azzurre (era presente anche a Firenze per i quarti di finale), e se interverrà sulla questione e in che modo. Oltre al danno d’immagine, infatti, c’è da considerare quello sportivo: il risultato degli Europei comporta anche il mancato accesso ai Mondiali e rischia di avere riflessi anche sull’imminente torneo di qualificazione alle Olimpiadi. Ma c’è un rischio ancora più grave: quello di perdere per strada la nostra top player e il nostro prospetto più talentuoso.

Perché, se da un lato potrebbe essere Egonu stessa a non accettare questa gestione e sfilarsi dal progetto, dall’altro Ekaterina Antropova, che di anni ne ha appena 20 e di esperienza internazionale ancora zero, è stata gettata in questo calderone col rischio di bruciarsi subito, caricandola di responsabilità e tensione emotiva. Entrambe le strade alternative – entrare in punta di piedi, dando il cambio a Paola all’occorrenza e crescendo step by step, oppure partire da titolare, ma senza l’assillo di una Egonu pronta a subentrare – sarebbero state senz’altro preferibili.

antropova egonu
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In conclusione, è fuori di dubbio che sia la Federazione Italiana Pallavolo ad avere bisogno di Egonu, e non il contrario. E sarebbe opportuno raddrizzarla in fretta questa “linea”, l’unica percorribile. Migliorando anche in termini di comunicazione, quella dei protagonisti, un “fondamentale” nel quale la Fipav si è dimostrata ancora una volta debole.

di Giuliano Bindoni

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