Di Redazione
L’idea di giocare a porte chiuse non è in linea con quelle che sono le disposizioni nazionali in materia di salute pubblica in questa emergenza coronavirus. Anche gli allenamenti sono considerati “attività a rischio” perché si svolgono al chiuso e costringono atleti e staff a trasferimenti continui non rispettando quell’indicazione di limitare al massimo i movimenti.
“La Lega Pallavolo Serie A Femminile è assolutamente contraria a disputare le partite di Campionato a porte chiuse. Noi non giochiamo in grandi stadi all’aperto, ma in strutture chiuse, di dimensioni molto diverse”. Il presidente Mauro Fabris, intervenendo telefonicamente a Radio Sportiva a proposito dell’annuncio dello stop ai Campionati di Serie A fino al primo marzo, chiarisce le posizioni assunte nel dialogo a tre con la Federazione Italiana Pallavolo e la Lega Pallavolo Maschile. “Abbiamo innanzitutto a cuore la salute di atlete e tesserati, che non possiamo certo obbligare a girare l’Italia per disputare gare in situazioni di rischio. Ci confronteremo a breve anche con il Ministro Spadafora, CONI e FIPAV, ai quali abbiamo chiesto un incontro, a proposito delle soluzioni da adottare nell’immediato futuro, ma in questo momento ritengo che si debbano attuare azioni di massima responsabilità. Le autorità di governo e sanitarie spiegano che per contenere la diffusione del Coronavirus bisogna bloccare i focolai. Dobbiamo dunque prendere serenamente atto che ridurre gli spostamenti e qualsiasi occasione di contagio è la strada da perseguire“.
“Sottolineo inoltre – prosegue Fabris – che molte delle 34 Società di Serie A – 14 in A1, 20 in A2 – ci segnalano come nei loro territori gli impianti pubblici e privati siano stati chiusi dalle autorità e dunque non ci sono palestre agibili per allenarsi. Immaginare che non ci si possa allenare ma si possano disputare partite ufficiali è qualcosa che si scontra con le evidenti disposizioni delle autorità sanitarie. Non avere strutture disponibili nemmeno per gli allenamenti, peraltro, penalizzerebbe solo alcune delle squadre di Serie A. Aggiungo in questo senso che si porrà il problema, quando la situazione tornerà alla normalità, di consentire alle Società costrette a stare ‘ferme’ di riprendere regolarmente gli allenamenti prima di tornare a giocare i Campionati“.
“Conviene insomma fermare tutto, fare ‘reset’ quando sarà possibile e pensare a formule alternative – puntualizza il presidente della Lega Pallavolo Serie A Femminile -. Stiamo già ragionando su un’organizzazione diversa del finale dei Campionati e di eventuali modifiche sui format da adottare in Serie A1 e Serie A2. La situazione è in divenire e va affrontata con tranquillità, riteniamo di interpretare bene il senso di attenzione verso tutte e tutti con la richiesta di evitare viaggi e trasferte. Non capisco le forzature, lo sport si attribuirebbe delle responsabilità che non gli competono“.
(Fonte: comunicato stampa)