Foto Instagram Federica Foscari

Federica Foscari, dal volley alle sette note: “La vita mi porta verso la musica”

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Di Alessandro Garotta

Quando pensiamo alla pallavolo femminile, in senso lato e a prescindere dalla declinazione scelta, nella nostra testa affiorano probabilmente le “solite” immagini: Paola Egonu o Tijana Boskovic, la Prosecco Doc Imoco Conegliano o il VakifBank Istanbul, la Champions League o le Olimpiadi. E non potrebbe essere altrimenti: per qualità, per clamore mediatico, perché – in generale – quando ci immaginiamo una cosa la vediamo all’apogeo della sua estrinsecazione.

Esiste, però, un altro aspetto: la bellezza di andare oltre, di scavare in profondità. Da una parte, abbiamo una pallavolo di coloro ai quali il destino, la natura o chiunque vogliamo ha regalato un qualcosa di unico e irripetibile: un talento fuori dal comune. Dall’altra, c’è una pallavolo di persone che magari non hanno ricevuto dono siffatto ma se lo sono dovute andare a cercare e guadagnare. Con il lavoro, la perseveranza, l’ambizione, la passione. 

La Serie B, molto spesso, è questo. Qui troviamo storie autentiche, vere, reali. Storie di lavoro e di passione, appunto. Conosciamo meglio quella di Federica Foscari, libero siciliano – classe 1994 – con esperienze in diverse squadre in B1 (Orizzonte Volley Tremestieri, Marsala Volley, Volley Terrasini, Dolcos Volley Busnago) e B2 (Pallavolo Sicilia, Kondor Volley Catania, Amando Volley Santa Teresa, Volley Reghion), ma anche studentessa e talentuosa musicista.

Foto Francesco De Simone

Ci racconti qualcosa di lei. Chi è Federica Foscari e cosa rappresenta la pallavolo nella sua vita?

Mi definirei innanzitutto come una studentessa-atleta. Ho iniziato a giocare a pallavolo prima ancora di andare a scuola. Avevo 5 anni quando mia mamma – ex giocatrice di Serie A con Castelvetrano – mi ha portato al palazzetto per farmi provare questo sport: è stato amore a prima vista! Il volley rappresenta uno degli aspetti fondamentali della mia vita. Ho sempre avuto ottimi voti a scuola anche grazie a questo sport, visto che mia madre mi ‘minacciava’ di togliermelo se non avessi studiato. Inoltre, Federica Foscari è anche una musicista“.

Sappiamo che lei gioca nel ruolo di libero. Ma se dovesse descrivere le sue caratteristiche a qualcuno che non l’ha mai vista giocare, come lo farebbe?

Sono una giocatrice abbastanza poliedrica, a cui piace stare in campo e che si adatta facilmente ad ogni situazione per aiutare la sua squadra. Fondamentalmente, durante la mia carriera sono stata schierata come schiacciatrice o come libero. Mi piaceva molto giocare da attaccante, ma ormai è una parentesi chiusa o legata al semplice divertimento. Quello del libero è invece il ruolo che è nel mio DNA e si adatta perfettamente al mio carattere. Dunque, a chi non mi ha mai visto giocare, mi descriverei come una ricettrice naturale, una giocatrice di seconda linea“.

Quali sono state le tappe più importanti della sua carriera?

La prima tappa importante della mia carriera è stata quella a Castelvetrano: qualcuno ci aveva visto lungo buttandomi nella mischia e schierandomi come libero a soli 15 anni nel campionato di B2. In realtà la stagione non andò benissimo, anche perché non ero psicologicamente pronta a giocare da libero titolare a quei livelli. Dopo aver fatto esperienza in Serie C da schiacciatrice ricettrice e aver raggiunto una promozione in B2 alla Pallavolo Primeluci, ho giocato da attaccante in B1 con l’Orizzonte Volley Tremestieri. Altre stagioni importanti sono state quella all’Amando Volley Santa Teresa di Riva, dove abbiamo ottenuto una promozione in B1, e quella successiva con il raggiungimento dei Playoff per l’A2 a Reggio Calabria, dove coach Davide Monopoli aveva puntato su di me. Infine, non posso dimenticare la mia prima esperienza al Nord, quella a Busnago nello scorso campionato di B1: è stata certamente una grande occasione di crescita“.

Foto Roberto Del Bo

Qual è la sua soddisfazione sportiva più grande finora?

Sarebbe un po’ banale rispondere che la mia soddisfazione più grande sia stata giocare i Playoff per la promozione in A2 quando ero a Reggio Calabria. Questo è stato forse il punto più alto, ma come soddisfazione più grande indicherei la vittoria della B2 con l’Amando Volley Santa Teresa: era il mio secondo anno da libero titolare, dopo che coach Pietro Camiolo aveva scommesso fortemente su di me. In quella stagione (2018-2019, n.d.r.) andammo molto vicino anche alla Final Four di Coppa Italia: nei quarti contro Castelbellino alzammo bandiera bianca solo al tie break“.

Dopo diverse stagioni nella “sua” Sicilia e una parentesi in Calabria, l’anno scorso si è trasferita lontano da casa per giocare nel Dolcos Volley Busnago. Che esperienza è stata?

È stata un’esperienza molto formativa. A Busnago mi sono potuta misurare con un livello di gioco veramente alto e ho capito di essere all’altezza: tutto ciò ha fatto crescere le mie sicurezze. È stata una vera e propria sfida che mi ha spinto a lavorare ancora di più sui miei punti deboli per conquistare la fiducia di una squadra che si era vista arrivare un libero a metà stagione e per dare una mano a cambiare una situazione di classifica non proprio rosea. Alla fine, sono orgogliosa di essere riuscita a reggere la pressione, guadagnare la stima delle compagne, dell’allenatore e della società, lasciare un bel ricordo e aver trovato amicizie che vanno oltre al campo“.

Quali differenze ha riscontrato tra Nord e Sud per quanto riguarda il livello dei campionati di Serie B, l’organizzazione delle società, le infrastrutture e i palazzetti?

Al Nord ho giocato in palazzetti incredibili. Non ce ne sono di quel livello in Sicilia, dove trovi strutture perlopiù fatiscenti e non riscaldate; invece, a Busnago mi ero portata dei leggings e delle maglie termiche che poi non ho mai usato. In secondo luogo, ho riscontrato differenze nell’organizzazione delle società. Al Nord si vede proprio che sono guidate da persone che hanno grande esperienza e ci tengono a fare le cose al meglio. A questo poi aggiungiamo settori giovanili molto sviluppati e in generale un bacino di giocatrici locali grande, per cui diventa anche più difficile trovare opportunità per chi viene da fuori“.

Foto Francesco De Simone

È ancora alla ricerca di una squadra per la stagione 2022-2023. Si aspettava di ritrovarsi in questa situazione?

Attualmente sono ancora senza squadra. Me l’aspettavo? Direi ‘sni’… La mia volontà era quella di continuare a giocare al Nord, ma ero consapevole di quelle che potevano essere le difficoltà del mercato in un panorama di giocatrici molto promettenti e di club che difficilmente scelgono di investire su un’atleta che non è più under e viene da fuori. Quindi, in base a queste considerazioni mi aspettavo di ritrovarmi senza squadra, ma da un punto di vista emotivo c’era sempre la speranza che le cose andassero bene. Penso che non si sia mai pronti ad affrontare una situazione del genere, soprattutto se in precedenza si era abituati ad accasarsi con ampio anticipo“.

Che tipo di progetto sta cercando?

Non mi reputo una persona legata ai soldi o mercenaria, quindi sto cercando un progetto realmente fatto bene. Sicuramente vorrei restare a giocare in Serie B, ma non mi dispiacerebbe fare qualche panchina in A2. A maggio avevo rifiutato alcune offerte senza valutare neppure la proposta economica perché a me interessano maggiormente il progetto, l’importanza data alla giocatrice indipendentemente dal suo ruolo, l’interesse dell’allenatore e della società. Altre offerte non le ho rifiutate per mancanza di interesse nei miei confronti, ma per la mancanza di solidità economica della società dopo essere venuta a conoscenza dei problemi avuti da altre giocatrici, che non si erano trovate bene e a distanza di anni aspettano ancora una parte dello stipendio promesso. Purtroppo, da questo punto di vista non siamo molto tutelate e perciò bisogna fare le proprie scelte con attenzione. Quindi, ho deciso di stare ferma in questi mesi, dare priorità ad altro e aspettare un bel progetto da parte di una squadra di B2 che vuole vincere o una di B1 che vuole salvarsi come Busnago nella scorsa stagione. Vorrei soprattutto serietà da parte di chi mi dovesse chiamare“.

Ancora prima di iniziare a giocare a pallavolo, aveva già un’altra grande passione: quella per il canto. Ci parli un po’ di “La Fez” e del suo percorso artistico.

Ho sempre avuto la passione per il canto, tanto da partecipare anche allo Zecchino d’Oro quando ero piccola. Poi, però, mi sono ritrovata completamente afona a 12-13 anni perché alle scuole elementari e medie mi facevano cantare tantissimo. Questo mi ha spinto ad andare prima da una logopedista e poi da un’insegnante di musica jazz di Palermo, Loredana Spada, che mi ha aiutato nella cura della voce. Così mi sono innamorata del jazz e i miei genitori, pur non essendo musicisti o esperti del settore, non mi facevano mai mancare il loro sostegno a patto che il mio rendimento scolastico fosse buono. La mia passione per la musica è andata in crescendo, benché a un certo punto io mi sia allontanata un po’ dal jazz per cercare nuovi stimoli nel pop e nel cantautorato. Da lì, ho iniziato anche a scrivere“.

Foto Instagram Federica Foscari

Com’è nata l’esigenza di trasferirsi a Milano per fare musica?

La scorsa estate ho scritto tantissimo: mi ero messa in testa di migliorare da questo punto di vista, l’ho fatto e poi mi sono trasferita a Milano. Non avendo ricevuto proposte serie da nessuna squadra, ho deciso di dare priorità ad altro. E il flow della vita mi sta portando a scrivere e fare musica. La pallavolo resta comunque una parte importante della mia vita e ne sto avvertendo la mancanza, ma ora devo accettare la realtà così com’è. Ovviamente le soddisfazioni sono grandi anche quando si scrive e si produce la ‘propria’ musica, soprattutto quando si ha l’opportunità di farlo con grandi professionisti: io, questa fortuna, ce l’ho“.

Qual è la sua canzone del cuore? E invece quale colonna sonora sceglierebbe per la sua carriera da pallavolista?

Per un musicista non esiste una canzone del cuore e, in generale, non esiste nemmeno una colonna sonora per la nostra vita. Infatti, chi fa musica è continuamente in espansione e alla ricerca di stimoli: magari adesso si ama una determinata cosa, mentre prima se ne amava un’altra. Al momento, però, posso suggerirvi un’artista che stimo tantissimo e a cui mi sto ispirando per il tipo di scrittura: si tratta di Lizzy McAlpine, autrice del disco ‘Five Seconds Flat’“.

In chiusura dell’intervista, quali sono i suoi sogni per il futuro?

In realtà, i miei pensieri non sono mai rivolti a un futuro troppo lontano e indefinito, ma ad uno più prossimo. Chiaramente mi piacerebbe vivere di musica e riuscire a farmi valere in questo ambito, pur essendo consapevole di tutte le difficoltà che potrò incontrare sul mio cammino. Dunque, sogno di continuare a scrivere la storia della mia vita e fare sempre ciò che più amo, senza mai dimenticare che le decisioni che prendo devono rendere felice solo e soltanto me: al momento ho trovato la felicità uscendo dalla mia comfort zone e iniziando una nuova avventura nel segno della musica“.

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