Di Eugenio Peralta
È l’unico candidato alla carica di presidente della Federazione Italiana Pallavolo in vista delle elezioni che si terranno, in forma delocalizzata, domenica 7 marzo: Giuseppe Manfredi sarà alla guida della Fipav per il prossimo quadriennio, dopo aver ricoperto il ruolo di vice di Bruno Cattaneo. E l’avvicendamento avviene in un momento storico particolarmente ricco di sfide, a cominciare dalla crisi provocata dalla pandemia di coronavirus.
Il futuro presidente ha risposto alle domande di Volley NEWS in un lungo colloquio che ha toccato tutti gli argomenti di attualità, dal tema del reclutamento a quello del doppio incarico passando per la riforma dello sport. Un’intervista che inizia con una citazione dal sapore cinematografico: “L’unico obiettivo che abbiamo è riprenderci tutto quello che è nostro. Il nostro spazio, i nostri tesserati, la nostra attività“.
La Federazione francese ha comunicato recentemente di aver perso il 25% dei tesserati e oltre 1,3 milioni di euro nel bilancio. I dati sono così preoccupanti anche in Italia?
“Al momento abbiamo constatato che all’appello mancano tutti i bambini dei nostri centri di avviamento, che sono la linfa vitale delle nostre società. Grazie all’intervento del valore di 5 milioni stabilito dal Consiglio Federale le società si sono affiliate, per quello che riguarda i tesserati adulti e quelli della fascia dai 14 ai 19 anni non abbiamo avuto grossi scossoni, ma quelli che ci mancano sono i bambini: abbiamo perso i ragazzi che si tesserano per la prima volta. D’altra parte le palestre sono chiuse, i genitori qualche problema ce l’hanno a mandare i figli in palestra, e dunque è evidente che soffriamo; sono convinto però che appena riapriremo li recupereremo tutti. Le perdite finanziarie, invece, riguardano più i club che la Federazione: per fortuna il nostro bilancio è da sempre sanissimo e ci ha permesso di fare un intervento importante per sostenere le società sportive“.
Intervento che potrà essere replicato in futuro?
“Il nostro sostegno serviva in parte a facilitare l’affiliazione e il tesseramento, in parte per rendere gratuita l’attività del settore giovanile. Purtroppo quest’ultima non è ancora ripartita, quindi quei fondi verranno utilizzati e messi a disposizione fino all’ultimo centesimo quando sarà possibile“.
Quali sono le strategie per la ripresa?
“Dobbiamo cercare di farci trovare pronti quando si potrà, se non sarà a marzo sarà ad aprile, maggio, giugno: in estate utilizzeremo anche gli spazi all’aperto e gli oratori, ci inventeremo di tutto, ma non possiamo permetterci di arrivare all’inizio del prossimo anno avendo perso due stagioni. Mi auguro che riprende l’attività delle nazionali e che si ricominci a parlare di volley sui media; dovremo rilanciare un po’ tutta l’immagine del nostro sport“.
In questo periodo di crisi molte società hanno costituito reti e network per confrontarsi sui problemi di attualità. Serve più attenzione alla base da parte della Fipav?
“Parto dal presupposto che ogni richiesta, ogni network e ogni discussione è ben accetta, cerchiamo di ascoltare davvero tutti, poi ovviamente prendiamo le decisioni che riteniamo più adatte. Posso garantire che all’interno delle regioni e dei territori quasi tutti i Comitati sono stati a strettissimo contatto con le società, c’è chi le ha sentite una a una. Sono venute fuori delle grosse idee, ma il vero problema è che se non riapriamo le palestre tutto finisce lì. Tutti i Comitati Regionali e Territoriali hanno comunque continuato a lavorare nel settore tecnico, organizzando corsi allenatori e in molti casi anche lavorando a distanza con le selezioni“.
La riforma dello sport è diventata legge, nonostante l’opposizione della sua Federazione (e di molte altre). Che impatto avrà sull’attività?
“Io non sono contrario al principio, il vero problema è capire se quello che è stato deciso funzionerà. Chi non vorrebbe che i giocatori fossero liberi da vincoli, oppure protetti da tutele sportive? Però il vincolo ha rappresentato un caposaldo per l’attività giovanile, se lo aboliamo nessuno investirà più sui tecnici e sugli atleti, nel giro di qualche anno i campioni arriveranno solo dall’estero. Per tutelare i lavoratori ci saranno degli oneri, chi li paga? Le società sono alla canna del gas, e se chiudono non ci saranno più neanche gli atleti. Il riscontro non può essere solo sulle poche società di vertice o su calcio: se si stabiliscono dei parametri impossibili la cura rischia di essere peggiore del male“.
Il tema del doppio incarico è tornato d’attualità dopo l’ingaggio del CT Gianlorenzo Blengini da parte della Lube. Un caso che potrà ripetersi?
“Io personalmente, poi magari mi confronterò con il Consiglio, sono dell’idea che i primi allenatori di tutte le nostre nazionali debbano essere a tempo pieno, per una ragione etica ma soprattutto perché devono essere presenti sul territorio ed essere a disposizione della Federazione. Purtroppo l’anno scorso abbiamo dovuto operare una scelta e, in un momento di difficoltà economica, abbiamo deciso di concedere il doppio incarico ai CT solo per questa volta, anche se in un primo momento nessuno dei due pensava di utilizzarlo. Per quanto mi riguarda, allenatori a mezzo servizio non ne voglio“.
Le relazioni con l’AIP-Associazione Italiana Pallavolisti sono sembrate da subito piuttosto difficili, anche se poi la loro rappresentante Chiara Di Iulio è entrata nella sua lista. Quali sono i rapporti e come potranno evolversi?
“Innanzitutto preciso che Di Iulio è entrata nella mia squadra come espressione delle regioni Abruzzo e Molise, perché ho cercato di dare vita a un consiglio che rappresentasse tutte le regioni; il fatto che faccia parte dell’AIP non c’entra. Io sono stato molto chiaro con il presidente De Togni, gli ho spiegato che probabilmente gli interlocutori giusti per loro non siamo noi ma le società; noi abbiamo tutte le componenti al nostro interno e dobbiamo porci al di sopra. Ci hanno chiesto il riconoscimento ufficiale: sicuramente ci sarà qualcosina da adeguare nel loro statuto e abbiamo rinviato il tema in attesa della riforma. Molto, però, dipende da loro: se pensano di essere soltanto un sindacato, non penso che potremo andare molto d’accordo, se invece si tratta di presentare proposte noi siamo pronti ad ascoltare tutti, anche se manteniamo una nostra linea. Ho detto più volte a De Togni che siamo disponibili al dialogo, purché portato avanti correttamente. Magari qualche screzio si poteva evitare, ma se vogliamo costruire qualcosa insieme la Federazione sarà al loro fianco“.
Lei è espressione della Puglia ed è sempre stato legato al territorio del Sud. Si possono prevedere interventi particolari per la crescita della pallavolo nelle regioni meridionali?
“Non mi voglio porre il problema in questi termini e non me lo porrò mai. Sono stato per anni presidente del Comitato di Bari e poi della Puglia: la regione è cresciuta perché ci siamo rimboccati le maniche noi e ce l’abbiamo messa tutta per crescere, facendo grandi sacrifici. Non voglio assolutamente parlare di interventi specifici, men che meno economici: se dobbiamo intervenire faremo la stessa cosa per tutte le regioni, dal Piemonte alla Sicilia. Si può invece pensare a delle riforme strutturali, come è stato fatto appunto in Sicilia con l’introduzione di un nuovo girone, per limitare le trasferte viste le difficoltà nelle comunicazioni e nei trasporti“.
L’assegnazione delle Super Finals di Champions League a Verona potrebbe segnare l’inizio di una nuova stagione di eventi in Italia?
“Innanzitutto abbiamo ottenuto le finali grazie a un rapporto molto stretto con la CEV, con il presidente Boricic e il nostro rappresentante Renato Arena, che sono al nostro fianco. Sarà una cosa bellissima, ne parlerà moltissima gente e vedremo di fare un grande lavoro di comunicazione e pubblicità, sperando che nel frattempo ci siano delle parziali riaperture. Per quanto riguarda gli eventi, io sono dell’idea che vadano fatti, ma che debbano essere sostenibili da un punto di vista finanziario. L’evento produce immagine, presenza sul territorio, spazi sui media, ma dobbiamo sempre pensare al bilancio“.
Velasco ha detto che, se si continua così, il settore maschile rischia di diventare un’appendice del femminile. Ha delle idee per rilanciarlo?
“Faccio sempre l’esempio della Puglia, che ha oltre il 40% di tesserati maschi sul totale: può anche essere una questione culturale, ma probabilmente si è investito qualcosa in più. È chiaro che nessuno ha la bacchetta magica: reclutare le ragazze è più facile, ma dobbiamo anche pensare che la pallavolo maschile fa molto da traino al movimento a livello di immagine. Quando prima parlavo dei tecnici delle nazionali a tempo pieno, è perché vorrei che cominciassero ad andare in tutte le regioni: ci sono territori in cui i maschietti vengono abbandonati, chissà che la presenza dei nostri tecnici con interventi più strutturati possa far aumentare questi numeri. È uno di quegli argomenti da mettere in evidenza, fermo restando che i numeri li abbiamo persi anche nel femminile e bisognerà pensare a un intervento serio per il reclutamento“.
C’è qualche ulteriore tema che vorrebbe sviluppare?
“Nel mio programma c’è una parte importante dedicata ai dirigenti. Siamo partiti dal concetto che la società sportiva è la cellula costitutiva del nostro sistema, ed è composta da dirigenti, atleti e tecnici: se reclutiamo questi ultimi dobbiamo iniziare a farlo anche con i dirigenti. Pensiamo di lavorare molto sulla loro preparazione, sicuramente attraverso una scuola, ma anche di far capire alle società che è necessario investire. Viste le nuove norme sul limite al numero di mandati, dobbiamo iniziare a preparare anche i nuovi dirigenti della Federazione, locali e nazionali. È un tema prioritario, se non ci sono i dirigenti non ci sono società, e se non ci sono società non c’è Federazione“.
In conclusione, che cosa si aspetta dal nuovo quadriennio?
“Di lavoro da fare ce n’è tanto, la volonta c’è, e il consiglio che si sta delineando sarà fatto di persone di valore, che vivono sul campo, conoscono la periferia e le società sportive. Gente che viene dal territorio e ce la metterà tutta per portare avanti un bel progetto di ripresa“.