Vi sono molteplici strade nella vita di una persona che possono condurre alla meta desiderata. Alcune sono dritte, senza curve, dossi ed ostacoli. Altre invece sono lunghe, ricche d’insidie e tremendamente faticose. In fondo, è capitato ad ognuno di noi: la bellezza, quella vera, quasi sempre sta nel viaggio. Solo con un viaggio entusiasmante e per certi versi complicato, si riuscirà poi a godere a pieno della destinazione finale. Lo sa bene anche Francesca Michieletto, che di gavetta ne ha fatta parecchia nella sua carriera: Studio 55 ATA Trento, Assicuritas Argentario Progetto Volley, Delta Informatica Trentino, Ipag Sorelle Ramonda Montecchio, Barricalla CUS Torino, Futura Volley Giovani Busto Arsizio, CBF Balducci HR Macerata, prima di diventare un elemento cardine dell’Itas Trentino. E adesso che finalmente è pronta ad esordire in Serie A1, la schiacciatrice – sorella e figlia d’arte – non ha intenzione di fermarsi.
Ecco la sua intervista esclusiva ai microfoni di Volley NEWS.
Ci racconti chi è Francesca Michieletto e cosa rappresenta per lei la pallavolo.
“Sono una ragazza di quasi 26 anni, molto solare, responsabile, determinata e abbastanza testarda. Oltre a giocare per l’Itas Trentino e a dedicarmi al Beach Volley in estate, studio Ingegneria dell’informazione e organizzazione d’impresa all’Università di Trento: ormai mi mancano pochi esami per chiudere il capitolo della laurea triennale. Nel poco tempo libero che mi rimane tra sport e studio, mi piace stare in compagnia dei miei cari. Ma, in realtà, anche la pallavolo per me è da sempre sinonimo di famiglia e amici“.
Proviene da una famiglia molto vicina al mondo della pallavolo. Quanto ha influito sulla sua crescita e sul suo avvicinamento a questo sport?
“Da parte mia non c’è mai stata ansia di iniziare a giocare a pallavolo, perché sapevo che prima o poi l’avrei provata. Questo mi ha portato a cominciare relativamente tardi – solo tra la seconda e la terza media – e a posteriori mi dispiace un po’ perché mi sono persa le prime esperienze nei Trofei delle Regioni. Dunque, provenire da una famiglia vicina al mondo del volley non ha influito tanto sull’avvicinamento. Più che altro è un fattore che mi dà una certa serenità e mi aiuta ad affrontare le difficoltà che si incontrano lungo il cammino: so di avere al mio fianco persone che capiscono cosa sto vivendo e che possono darmi consigli utili“.
Quali sono i momenti del suo percorso pallavolistico che ricorda con maggior piacere?
“Senza dubbio le due promozioni. Quella con Macerata perché è stata inaspettata e l’abbiamo costruita passo dopo passo, mentre quella con il Trentino Volley per il percorso fatto insieme a una società che conosco bene fin da quando ero piccola. Per me era difficile anche solo pensare di vestire la maglia di questo club, che un anno fa iniziava la sua avventura nel settore femminile. È stata una stagione intensa in cui mi sono sentita totalmente partecipe: se una partita non andava bene, mi dispiaceva più per la società che per me o le mie compagne“.
Analizzando la stagione della promozione in Serie A1 dell’Itas Trentino, c’è stato un momento di svolta che vi ha dato l’opportunità di capire che si poteva fare qualcosa di importante?
“Anche se potrebbe suonare un po’ strano considerando il traguardo che abbiamo raggiunto, la nostra stagione è stata abbastanza travagliata. Soprattutto all’inizio è stata dura e più di una volta abbiamo dubitato di poter arrivare in alto perché non riuscivamo a spiegarci una serie di risultati negativi. Poi questa situazione si è trasformata nel nostro trampolino di lancio e ci ha aiutato a diventare un gruppo in grado di affrontare qualsiasi difficoltà. Non credo che ci sia stato un momento di svolta, ma semplicemente dopo tre sconfitte in altrettante partite a inizio campionato ci siamo confrontate nello spogliatoio cercando di capire cosa non stesse funzionando. Alla fine, il problema era legato a qualche insicurezza dentro di noi e da lì abbiamo cominciato a giocare con maggiore serenità e la consapevolezza che le cose sarebbero andate meglio. Fortunatamente nel corso della stagione non ci è più capitato di affrontare momenti così complicati, anche perché siamo sempre riuscite a trovare buone soluzioni per superare gli ostacoli sul nostro cammino“.
Se ripensa al vostro cammino nei Play-Off, qual è la prima istantanea che le viene in mente?
“Ripensare ai Play Off è un po’ come guardare un film a velocità doppia: eravamo talmente focalizzate sugli ultimi step per centrare l’obiettivo che il tempo è letteralmente volato. Tra l’altro io rientravo da un infortunio e in questi casi la lista degli impegni si allunga a dismisura. E in un attimo ci siamo ritrovate a giocare con Brescia. Più che un momento particolare di una partita, ho ben impresso nella mente i festeggiamenti, quando tutta la tensione accumulata in precedenza è svanita per lasciare spazio a un grido liberatorio: ‘Ce l’abbiamo fatta!’. Mi era già capitato di provare questa sensazione e gioire per una promozione, ma devo ammettere che questa volta ha avuto un sapore speciale grazie alla presenza della mia famiglia e di tutte le persone con cui volevo condividere il raggiungimento di un traguardo del genere“.
Quest’anno farà il suo esordio in Serie A1. È finalmente arrivato il momento del grande salto? Cosa possiamo aspettarci da lei?
“Sì, finalmente è arrivato questo momento e sono davvero curiosa di mettermi alla prova e vedere se posso veramente stare su un palcoscenico così importante. Non è che un anno fa – quando avevo raggiunto la promozione con Macerata – non mi sentissi pronta per il salto di categoria: semplicemente avevo deciso di sposare il progetto di Trento e realizzare qualcosa di grande in un ambiente speciale per me. Così, dopo la promozione con l’Itas, mi sono detta: ‘Ok, mi sono guadagnata di nuovo l’A1 sul campo. Ora proviamo a giocarla’. Quest’anno spero di crescere ulteriormente e soprattutto vivere serenamente la mia prima esperienza nella massima serie. Sarò una novellina che si porta dietro un bagaglio importante di esperienza e consapevolezza dei propri mezzi, e che cercherà di aiutare la squadra non solo tecnicamente ma anche in termini di atteggiamento in campo“.
Quale pensa sia la sua qualità migliore? E in cosa sente di dover migliorare?
“Sento di dover crescere in ogni aspetto tecnico, a maggior ragione ora che mi appresto a vivere la mia prima stagione in Serie A1. Tra i punti di forza spero che mi venga riconosciuta la lucidità, ovvero la capacità di mantenere la concentrazione e rimanere focalizzata sul momento. Tramite questa caratteristica cerco sempre di dare il miglior contributo possibile alla mia squadra“.
Cosa ne pensa dell’Itas che si sta formando? Quali sono i vostri obiettivi per la nuova stagione?
“L’Itas che si sta formando vuole farsi trovare pronta per il palcoscenico dell’A1, e riparte da un blocco di giocatrici che sono state protagoniste della promozione. Dovremo sempre tenere a mente il percorso, il lavoro e la fatica che abbiamo fatto l’anno scorso e non perdere la bussola nei momenti complicati, inevitabili quando si affrontano avversarie più forti. Dunque, sarà un’Itas molto combattiva, che punta a salvarsi il prima possibile e che proverà a superare qualsiasi difficoltà lottando su ogni pallone“.
Non capita a tutti di indossare i colori della propria città e vivere un’esperienza da beniamina dei tifosi. Che effetto le fa?
“Un anno fa, quando mi è arrivata la proposta dell’Itas, in cuor mio sapevo di non poter rinunciare: avevo lasciato Trento per andare a fare esperienza e crescere come giocatrice, ma con il passare del tempo la mia voglia di tornare a casa stava crescendo. Di certo, però, non è stato un capriccio dal momento che sapevo di poter diventare un elemento importante per la squadra. Riguardo all’essere una beniamina dei tifosi, penso che non dipenda soltanto da me, anche se comunque è davvero bello entrare in palestra e sentirsi a casa. In più nell’ultima stagione ho avuto la possibilità di giocare con mia sorella; quindi, sono passata dal vederla poco al condividere un’esperienza così significativa: per me è una sensazione difficile da spiegare a parole“.
Dunque cosa significa per lei giocare a Trento?
“Nel corso di una stagione a chiunque può capitare un momento di scoramento dovuto a tanti fattori e la lontananza da casa non fa che amplificare questo stato d’animo. Ecco, giocare a Trento mi ha aiutato a vivere più serenamente la mia esperienza sportiva. Una serenità dettata da quelle piccole cose a cui magari non ero abituata perché giocavo lontano – come incrociare papà nel parcheggio della palestra o trovarci tutti insieme a cena a casa mia o a casa di mio fratello – ma che mi hanno fatto sentire meglio. Me ne sono resa conto in una delle classiche chiamate pre-partita con mia mamma. Nonostante che papà sia più legato al mondo della pallavolo, quando abbiamo bisogno di un parere o un consiglio andiamo da nostra madre perché ha un carattere forte e non si fa problemi a dirci se c’è qualcosa che non va. Proprio in una di queste conversazioni, mi faceva notare come l’anno scorso lei stessa viveva le nostre partite più serenamente, senza la paura che qualcosa non andasse per il verso giusto“.
Un’ultima curiosità: come sta andando la sua estate?
“Innanzitutto è un’estate di grande lavoro, un po’ per recuperare pienamente dall’infortunio alla caviglia e un po’ per crescere sia fisicamente sia tecnicamente e farmi trovare pronta per un campionato molto impegnativo. Inoltre, in queste settimane sto partecipando al Lega Volley Summer Tour (il torneo di Sand Volley 4×4 organizzato da Lega Pallavolo Serie A Femminile, ndr) con Casalmaggiore. Ci teniamo a fare bene e nel primo weekend abbiamo vinto la Supercoppa. Dunque, nonostante mi sia presa una pausa dal Beach Volley 2×2, ho trovato comunque un buon modo per ‘toccare il pallone’ nel periodo estivo, considerando che non manca molto all’inizio della preparazione. Infine, mi sto dedicando anche allo studio: ormai mi mancano solo due esami, il tirocinio e la tesi per il conseguimento della laurea triennale“.
Di Alessandro Garotta