Di Roberto Zucca
L’occhio di ghiaccio mascherato dall’occhiale da sole è un suo marchio di fabbrica. Se a quello sguardo da giustiziere affianchi un talento inaudito e un fondamentale, quello del muro, in cui è uno dei migliori della disciplina, il resto è fatto. Francesco Vanni è uno di quei giocatori che del beach ne hanno fatto la ragione e lo scopo della propria vita professionale, inframmezzata da numerosi successi che anno dopo anno ne hanno consacrato il valore. Se fino all’anno scorso, alla bravura di Francesco si affiancava quella di Andrea Lupo, in questa stagione, per la prima volta per Volley NEWS parla del suo cambio di compagno in vista del campionato italiano in partenza tra qualche settimana:
“Giocherò con Daniele Di Stefano. Ci conosciamo da tanti anni e volevamo sperimentare questo nuovo assetto. Sono molto contento per come sono andate queste prime settimane di allenamento e sia io che Daniele siamo molto motivati. Per lui sarà una sfida abbastanza tosta, perché oltre a cambiare compagno, giocherà per la prima volta a sinistra”.
Dopo tanti anni con Andrea Lupo l’addio è stato amaro?
“Non è stato un addio e rimane un affetto e una stima immensa nei suoi confronti. Siamo amici al di fuori del campo di beach e abbiamo in maniera unanime decidere di provare altre soluzioni con altri compagni di squadra. So che fa più effetto nel beach che ci si ritrovi a cambiare compagno di squadra rispetto magari ad un giocatore di pallavolo che cambia casacca. Ma nel beach si crea una strana alchimia per cui si rimane compagni di squadra tutta la vita”.
Come sta il beach volley?
“Amatorialmente sta molto bene. Prendiamo la zona di Roma e andiamo a sondare quante realtà sono nate in questi anni e quanti atleti sono stati coinvolti in questa passione che straripa nei campi da beach. Sono sorte delle realtà molto interessanti. Professionalmente secondo me sta meno bene”.
Un calendario diffuso solo all’ultimo per esempio ha fatto pensare che a livello federale non si lavori abbastanza…
“Fino a pochi giorni fa il calendario non era nemmeno blindato e se si pensa a quanti sacrifici ci sono dietro le coppie che per muoversi devono spesarsi treni, aerei, vitto e alloggio, io lo trovo francamente allucinante. Questo sport non merita di restare una disciplina satellite”.
Questo è il pensiero di Dionisio Lequaglie che da tantissimi anni lotta per l’affermazione del movimento.
“Il lavoro di Dionisio migliora di anno in anno e il risultato è il lavoro che si sta facendo con iI beach oltre all’interesse che suscita la disciplina. Anche io lavoro a tempo pieno nella scuola. Il beach è qualcosa di totalizzante e allo stesso tempo bellissimo”.
Vanni, pensa che il beach le abbia dato meno di quello che lei stesso ha dato al beach?
“È una bella domanda e la risposta sinceramente mi mette in difficoltà. Sono consapevole di quello che ho dato e so che è stato tanto. Sono venuto fino a Roma da Pescara per cercare una squadra che rendesse il mio amore per il beach volley un qualcosa di totalizzante come dicevo. Forse dopo tutto quello che ho dato il beach potrebbe regalarmi una grande stagione, e ripagarmi soprattutto per gli ultimi anni di sacrificio e di duro allenamento e investimento su me stesso”.
Lei, si diceva, doveva essere un azzurro?
“(ride ndr) Beh, si è sempre in tempo per esserlo un giorno”.