Nella partita di domenica scorsa contro Cisterna abbiamo ritrovato quel fenomeno chiamato Gabi Garcia Fernandez, visto fino allo scorso anno con la maglia Civitanova. Il cambio di casacca che lo ha fatto atterrare in prossimità della Kioene Arena pare essere stato profetico. Perché Gabi, sangue portoricano, cuore italiano e passaporto statunitense, era la novità con la quale la Pallavolo Padova sperava di aver fatto centro:
“Vivo ancora tutto come una novità, ma sono molto contento di essere arrivato qui a Padova. La terza stagione in Italia ha coinciso con una maglia di casacca, e per me, che ho passato praticamente la mia vita in un solo college statunitense, è una bella scommessa che voglio vincere“.
Di Padova, più che i monumenti, conosceva l’altro americano. Ossia Davide Gardini.
“(ride, n.d.r.) Sì, Davide, che ormai ha appreso anche lui più di qualcosa degli Stati Uniti, lo conoscevo dagli anni del college ed è stato molto importante ritrovarlo qui dopo i nostri tre anni nello Utah. Ho avuto modo di legare subito anche con Cardenas, che come me parla spagnolo. In generale mi trovo benissimo con tutto il gruppo. È una bella squadra e ogni settimana dimostreremo il percorso di crescita che abbiamo avviato già da inizio campionato“.
L’esordio è stato decisamente in salita, contro Piacenza e Civitanova. Posso chiederle cosa ha significato incontrare alla seconda giornata la sua ex squadra?
“Una forte emozione. Sono stati anni belli quelli alla Lube, con i compagni, la società e la curva. Quello che rimane ad esempio sono i cori e l’affetto provato per i tifosi che mi hanno fatto sentire in famiglia. Era la prima esperienza per me al di fuori di Portorico e degli Stati Uniti, dove sono cresciuto pallavolisticamente, e sia io che la mia compagna abbiamo sentito subito il sapore di casa“.
A Padova perché e con quale finalità?
“Continuare il mio percorso di crescita e soprattutto restare a giocare nel campionato più bello e importante del mondo. L’Italia credo sia l’NBA del volley o almeno mi piace definirla così. È un torneo nel quale hai la possibilità di sfidare i giocatori migliori e prepararti per il proseguimento della tua carriera. Per ciò che riguarda Padova la squadra deve lavorare per una tranquilla salvezza innanzitutto. Poi tutto ciò che arriverà in più, nel caso, verrà analizzato e contestualizzato nel tempo“.
Cosa è rimasto a Portorico?
“La mia famiglia, mamma e papà e mio fratello che una volta all’anno riesco a portare in Italia per venire a trovare me, mio figlio e la mia compagna e mia nonna, alla quale mi lega un enorme affetto. Lei è davvero tutto per me ed è stato durissimo lasciarla per inseguire i miei sogni di pallavolista“.
Cosa le manca, invece, degli Stati Uniti?
“La vita da college e la spensieratezza, forse. Sono stati gli anni della formazione, delle prime amicizie oltre quelle del mio paese. L’America mi ha dato una grande opportunità. Diciamo che sono riconoscente anche all’Italia per avermi accolto. Il mio cuore è diviso in tre parti. Il mio paese, di cui ho il sangue e le origini, gli Stati Uniti di cui sono cittadino, e l’Italia nella quale è nato nostro figlio Noah“.
Dal 2024 potrà giocare con la nazionale statunitense. Conferma?
“Sì, confermo“.
E se le dico Parigi 2024 cosa mi dice?
“Sono due parole che racchiudono molte emozioni. Le dico che lavorerò con tutto me stesso per cercare di arrivare al livello più alto in cui si possa arrivare in questo sport“.
di Roberto Zucca