Di Redazione
Gaia Traballi e il beach volley, una disciplina in costante crescita che pian piano sta attirando sempre più praticanti e sostenitori. Abbiamo intervistato la beacher numero 7 del ranking italiano, passata da una carriera da pallavolista (anche in America) alla sabbia di alto livello.
Se dovessi descriverti.. chi è Gaia Traballi?
“Sicuramente mi descrive il fatto di essere diventata in questi anni un’atleta professionista, l’aspetto sportivo ha prevalso su tutti gli altri della mia vita proprio per il fatto che vivo lontana da casa per fare questo tutto il giorno tutti i giorni. Un’atleta che però non vuole mettere da parte lo studio perché sa che lo sport non sarà per sempre e infatti di recente mi sono iscritta alla facoltà di scienze motorie presso un’università telematica proprio per tutto il bagaglio che ho acquisito e sto acquisendo in questo campo”.
Prima di beacher sei stata pallavolista, hai iniziato anche l’esperienza in America per poi dire “si” alla sabbia…
“È stata una scelta tosta, nell’ultimo anno di giovanili (quando ero alle finali nazionali di Crotone) è arrivata questa proposta da una allenatrice di New York; io in realtà non avevo minimamente considerato l’idea di andare all’estero perché puntavo a rimanere a casa ma si è rivelata talmente un’occasione che non potevo farmi sfuggire, ho fatto le valigie e sono andata.
Sicuramente è stata un’esperienza meravigliosa e se non mi fosse stata fatta la proposta di entrare stabilmente nella nazionale di beach volley avrei voluto concludere i quattro anni all’estero. Non dico che mi abbia deluso, ma è stata molto particolare”.
Per esempio?
“Dal punto di vista sportivo e organizzativo sono avanti anni luce, è tutto fatto a forma di atleta, è seguito in maniera particolare anche nello studio, viene trattato come élite dell’università (a differenza dell’Italia dove è già tanto sapere dell’esistenza di una squadra universitaria), le strutture sono incredibili dalle sala pesi alle palestre, sembrava veramente di vivere dentro un film americano”.
Poi il magico incontro?
“Nel frattempo, però, è nato questo giovane progetto nell’ambito del beach volley, al quale io giocavo solo nei mesi estivi disputando tornei, europei e mondiali under, anche se in realtà ero sempre stata in attesa di una proposta per entrare in maniera stabile in nazionale, magari pensando di lasciare la pallavolo..”
Quando hai iniziato a pensare che il beach potesse essere veramente il tuo futuro?
“I primi approcci sono stati dettati da qualche stagione pallavolistica che non era andata troppo bene ed ero quindi alla ricerca di nuovi stimoli. Con il primo trofeo delle regioni, che ho vinto con Ester Maestroni, ho capito che avevo più prospettiva in questo mondo nel quale, seppur nuovo, ottenevo risultati. La medaglia d’argento all’europeo Under 20, sempre con Ester, è stata la conferma che potevo fare bene anche in ambito internazionale”.
Hai vinto tanto, quest’estate ricordiamo il secondo posto dietro a Menegatti – Orsi Toth nella finale Scudetto. La la tua vittoria più bella?
“Quest’ estate abbiamo fatto un bel po’ di tornei World Tour, quello che mi è rimasto più nel cuore è stato a Nantong, un due stelle dove c’erano coppie di livello e siamo arrivate seconde. Lo ricordo come il mio torneo più bello perchè abbiamo vinto finalmente quella tanto ambita medaglia FIVB , ed era un po’ il mio sogno nel cassetto: portarne a casa una, di qualsiasi metallo fosse non aveva importanza”.
Hai girato tanto il mondo, come è vissuto il beach volley?
“I primissimi tornei Under mi hanno subito fatto capire quanto nelle altre nazioni questa disciplina fosse di un altro livello, si vede che il Brasile e l’America sono due potenze indiscusse e sanno capire anche quanto il gioco possa essere diverso, ognuno ha il suo stile e il suo sistema di gioco”.
Atleta, vivi a Bracciano. Qual è la tua giornata tipo?
“Premetto che siamo nella caserma dell’Aereonautica Militare, noi beacher siamo tutte insieme in casa ed ognuna ha la proprio stanza. La giornata inizia con sveglia alle 7, colazione due ore prima dell’allenamento, in genere pesi , pranzo presto perché gli orari della caserma sono un po’ particolari 12-12,30, un paio d’ore dove riposo, leggo o studio, pomeriggio allenamento con palla, merenda post allenamento. Subito c’è la cena dalle 19 alle 20 (con le galline, ride): puntualmente ci troviamo n cucina alle 22 ci guardiamo in faccia e ci diciamo “ e ora che si fa”?!”
Sei settima nel ranking, il tuo obiettivo per questa stagione?
“Continuerò a giocare con Agata Zuccarelli, con la quale ho disputato la scorsa stagione ed i nostri obiettivi riguardano soprattutto il livello internazionale, che è quello che caratterizza la parte più lunga della stagione in quanto il campionato italiano si svolge in estate. Vorremmo salire nel ranking mondiale (da cinquantesime entrare nelle prime trenta), sarebbe bello qualificarci per l’Europeo e per il Mondiale ed arrivare a competere nei vari main draw a 3/4 stelle”.
Come convinceresti e con quali motivazioni, una ragazza a fare beach volley?
“Dico le cose che ho vissuto sulla mia pelle: innanzitutto il fatto di essere in due in campo a giocare ti permette di costruire un rapporto particolare e profondo con il tuo compagno e proprio per questa cosa tutte le emozioni vengono amplificate, vivi tu in primis sia la fatica, la stanchezza, la delusione ma anche le sensazioni positive che sono davvero forti. Poi secondo me è perfetto per un giovane perché è uno sport molto psicologico, fa molto la tecnica e la preparazione”.